Antiper | Il “doppio movimento” e la costruzione statale del libero mercato in Karl Polanyi
Fin dalle origini il capitalismo ha posto, l’uno di fronte all’altra, “mercato” e “società”. Questa contraddizione ha generato, secondo Karl Polanyi, un “doppio movimento”: da un lato la tendenza del capitalismo a sottomettere alla propria logica riproduttiva ogni ambito della vita; dall’altro, l’insorgere di resistenze che si oppongono a questa sottomissione e cercano di ostacolarla, in una sorta di “autodifesa della società”. Sebbene si senta spesso ripetere che il “libero mercato” sarebbe un mercato liberato dal soffocante controllo dello Stato in realtà il mercato “autoregolato” (come lo chiama Polanyi) non è affatto un prodotto spontaneo della storia, ma il risultato di una ben precisa azione dello Stato stesso che ha avuto un ruolo decisivo non solo nella sua creazione – e nella creazione della “società di mercato” ad esso associata -, ma anche nel suo controllo, non esistando a distruggere qualsiasi parvenza “democratica”, attraverso i fascismi del ‘900, per difendere la società del capitale (e del resto Polanyi ebbe a dire che “per comprendere il fascismo tedesco, bisogna rivolgersi all’Inghilterra ricardiana” intendendo evidenziare una certa linea di continuità tra l’idea mercatista dell’800 e alcuni esiti politici secolo successivo).