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Rileggere il Capitale. Ciclo di incontri sul primo libro del Capitale di Karl Marx
Critica marxista dell'economia politica / Dialettica / Dibattito / Rileggere il Capitale / Studi sul Capitale
Rileggere il Capitale. Ciclo di incontri sul primo libro del Capitale di Karl Marx
Lenin e la filosofia politica di Stato e rivoluzione / Lenin, uomo del futuro / Marxismo e comunismo / Pluslavoro e capitale
Marx ed Engels attribuiscono grande rilevanza allo sviluppo della divisione del lavoro nella nascita delle società classiste; di conseguenza, il superamento della divisione del lavoro viene considerato un punto cardine della teoria marxista.
Dopo la reazione zarista alla rivoluzione del 1905 e soprattutto dopo il colpo di stato del 1907 all’interno della socialdemocrazia russa si sviluppano 2 opposte tendenze: la prima – il liquidatorismo – si manifesta nel campo menscevico e propone di liquidare l’apparato illegale del partito e di circoscrivere l’azione politica al solo terreno della propaganda e dell’iniziativa legale-parlamentare; la seconda tendenza – l’otzovismo – si diffonde invece nella frazione bolscevica e propone l’abbandono di ogni attività parlamentare e il passaggio integrale alla lotta armata.
Questa che segue è la Premessa ad un testo – Oltre la gabbia d’acciaio. Saggio su capitalismo e filosofia – che Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa scrivono nel 1994, in un quadro d’epoca dominato dal crollo dell’URSS e dei sistemi del socialismo reale europeo. In questo testo i due autori sviluppano una critica ad alcuni assunti che ritengono possano essere rilevati nel pensiero di Marx e soprattutto nel discorso del marxismo politico dopo Marx: il primo assunto è costituito dall’idea che il proletariato possegga “capacità inter-modale” ovvero la capacità di prefigurare un nuovo modo di produzione socialista a partire dalla critica del modo di produzione capitalista; il secondo assunto è quello che la progressiva socializzazione della produzione che il capitale è portato a sviluppare costantemente per incrementare il plusvalore relativo costituirebbe la premessa oggettiva della possibilità storica del socialismo
In questo inizio del XXI secolo, via via che è apparsa una serie di scritti di Heidegger che confermano la radicalità del suo nazionalsocialismo e del suo antisemitismo – dai suoi seminari ai Quaderni Neri –, i difensori dell’autore della Professione di fede dei professori tedeschi in Adolf Hitler [1] si sono aggrappati alla vastità della sua ricezione nel tentativo di salvare il suo status di grande pensatore. Alcuni sono arrivati ad affermare che tutti i filosofi francesi del XX secolo avrebbero intrattenuto un rapporto essenziale con Heidegger, dimenticando Bergson, Cavaillès, Jankélévitch e molti altri [2].
L’isteria di massa, la credulità inaudita e la propensione verso le superstizioni più selvagge, anche nei cosiddetti istruiti, il bisogno ardente di fede, di religione, i cui oggetti di fede vengono gettati via con la stessa rapidità con cui sono stati accettati fanaticamente, l’influenza di massa ottenuta con la ciarlataneria più goffa: queste e molte altre sono le caratteristiche principali che emergono dalla condizione sempre più priva di prospettive della piccola borghesia in crisi.
“Questa pandemia si sarebbe potuta facilmente arginare, se avessimo approfondito la conoscenza scientifica dei virus della linea Sars, e preparato il vaccino adeguato: tra il 2002 e il 2004 si è verificata un’epidemia il cui responsabile virale era Sars-1. Ma siccome questa si limitò a poche regioni asiatiche e uccise solo tra le 700 e le 800 persone, nessuno si preoccupò del futuro di questo ceppo virale”
Questo scritto* ci conduce a un periodo che, cronologicamente, è lontano da noi una buona generazione, ma è diventato così estraneo alla generazione attuale in Germania come se fosse già vecchio di un secolo intero. Eppure fu il periodo della preparazione della Germania alla rivoluzione del 1848, e tutto ciò che è accaduto tra di noi dopo di allora è soltanto una continuazione del 1848, è soltanto l’esecuzione testamentaria della rivoluzione.
“Nella prefazione al suo scritto, Per la critica dell’economia politica, Berlino 1859, Karl Marx racconta come egli ed io a Bruxelles, nel 1845, ci eravamo assunti il compito di
«mettere in chiaro con un lavoro comune il contrasto tra il nostro modo di vedere» – cioè tra la concezione materialistica della storia elaborata da Marx – «e la concezione ideologica della filosofia tedesca, di fare i conti, in realtà, con la nostra anteriore coscienza filosofica. Il disegno venne realizzato nella forma di una critica della filosofia posteriore a Hegel. Il manoscritto, due grossi fascicoli in ottavo, era da tempo arrivato nel luogo dove doveva pubblicarsi, in Vestfalia, quando ricevemmo la notizia che un mutamento di circostanze non ne permetteva la stampa. Abbandonammo tanto più volentieri il manoscritto alla rodente critica dei topi, in quanto avevamo già raggiunto il nostro scopo principale, che era di veder chiaro in noi stessi»”
Nel parlare di marxismo e filosofia si va da chi afferma che il vero problema del marxismo è l’assenza di uno spazio filosofico specifico a chi afferma che un po’ di buona filosofia c’è, ma bisogna disseppellirla da sotto una montagna di deformazioni economicistiche, storicistiche, umanistiche, a chi sostiene che in Marx è posto in modo esauriente il problema filosofico fondamentale. E così via.
Ho scelto di parlare del tema dell’utopia in quanto, a mio parere, le vicende di questo concetto consentono sia di inquadrare il grande tema dell’alternativa (a partire da Marx ed Engels, lungo la storia del marxismo e in relazione alle possibilità dell’oggi); sia di tenere insieme quella dimensione interrelata di passato, presente e futuro tanto problematica quanto fondamentale nell’attuale condizione di imperante presentismo in cui il tempo del neoliberalismo ci continua a schiacciare. La questione dell’utopia ha inoltre un interesse storico sia per come interpretata da Marx ed Engels, sia per come si è sviluppata nelle diverse congiunture storiche del Novecento e degli inizi del nuovo secolo, allorquando essa è tornata a campeggiare quale sinonimo di un altro mondo possibile e reale.
Da quando si è diffusa nella rivolta di Minneapolis la pratica della distruzione di statue (specialmente quella di Cristoforo Colombo) in larga parte dell’asin/istra social italiana è scattato il classico riflesso condizionato (di cui è espressione esemplare la parola d’ordine “imbrattiamo la statua di Montanelli!”); non potendo emulare le cose più interessanti della rivolta americana (ovvero una mobilitazione radicale contro il razzismo e l’ingiustizia sociale che coinvolge milioni di persone, soprattutto giovani, trasversalmente alle comunità), l’asin/istra ha deciso che poteva comunque emulare (a chiacchiere) quelle meno interessanti
Tanya Piagentini | La religione è ancora “oppio dei popoli”?, Università degli Studi di Pisa, Dipartimento Civiltà e forme del sapere, Corso di laurea (triennale) in Filosofia, Tesi di laurea, a.a. 2018-2019
Processo con soggetto. Il marxismo di Alain Badiou | Intervento di Pierpaolo Cesaroni al Seminario “Karl Marx: soggettività e trasformazione” Padova, 30 maggio 2016
Alain Badiou, A proposito del divenire contemporaneo delle ragazze, tratto da La vera vita. Appello alla corruzione dei giovani, Ponte alle grazie, 2016, PDF, A4, 14 pag.
One of the most devious traps which lurk for Marxist theorists is the search for the moment of the Fall, when things took the wrong turn in the history of Marxism: was it already the late Engels with his more positivist-evolutionary understanding of historical materialism? Was it the revisionism AND the orthodoxy of the Second International? Was it Lenin? Or was it Marx himself in his late work, after he abandoned his youthful humanism (as some “humanist Marxists” claimed decades ago)?
“La legge della contraddizione inerente alle cose, ossia la legge dell’unità degli opposti, è la legge fondamentale della dialettica materialista. Lenin ha detto: “La dialettica, in senso stretto, è lo studio delle contraddizioni nell’essenza stessa degli oggetti. […]”. Lenin ha affermato più volte che questa legge è l’essenza della dialettica; ha anche detto che essa costituisce il nocciolo della dialettica. Perciò, studiando questa legge, non possiamo non toccare una vasta cerchia di temi, un vasto numero di questioni filosofiche. Se riusciremo a chiarirli tutti, arriveremo a comprendere la sostanza della dialettica materialista”.
Alain Badiou, La vera vita. Appello alla corruzione dei giovani, Ponte alle grazie, Firenze, 2016, EBOOK
Da Marco Riformetti, Lenin e la filosofia politica di Stato e rivoluzione, Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2017 Stato e rivoluzione esordisce subito con l’esposizione del problema: ristabilire la dottrina...
Giulia Iacometti | Introduzione a Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine. Da anni un...
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