Taggato: delocalizzazioni
Quello della forza-lavoro è un vero e proprio mercato ovvero un luogo su cui avviene uno scambio di merci. Su questo mercato operano dei venditori – i lavoratori – e dei compratori – che vengono erroneamente chiamati nel gergo giornalistico e sindacale “datori di lavoro” (e che una volta venivano chiamati “padroni” mutuando il linguaggio dell’epoca schiavistica e servile, ed al quale possiamo qui preferire il termine “capitalista”). Diciamo che è errato chiamare i capitalisti “datori di lavoro” perché quello che essi danno non è lavoro (semmai il frutto del lavoro è quello che prendono), ma capitale che usano per comprare l’unica merce di cui dispongono i lavoratori ovvero la disponibilità a lavorare.
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Antiper, Il Sudafrica e la fine di un apartheid, PDF, 4 pag., 2012 Nei giorni scorsi ci è capitato di leggere un articolo [1] di Maurizio Matteuzzi dedicato alla recente...
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Dal momento che il costo della forza-lavoro (il salario, in senso generale) incide sul prezzo di vendita delle merci, poter usufruire di forza-lavoro a costi inferiori consente di poter abbassare i costi di produzione. Consente, dunque: 1) di poter abbassare i prezzi per aumentare le vendite (cioè la massa di plusvalore entrante) oppure 2) di poter avere un maggiore saggio di profitto (praticando prezzi di vendita invariati e dunque rimanendo invariata la massa di merci vendute).
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