Taggato: capitalismo

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Mike Davis | Il Covid19 si ferma con la solidarietà internazionale

Il Coronavirus è un vecchio film che stiamo guardando in loop da quando, nel 1994, con il suo libro The Hot Zone Richard Preston ci ha presentati a un demone sterminatore, nato in una misteriosa caverna di pipistrelli dell’Africa centrale, e conosciuto col nome di Ebola. È stata solo la prima di una serie di nuove malattie sorte nel «terreno vergine» (è questo il termine tecnico) del sistema immunitario inesperto dell’umanità. L’Ebola è stata rapidamente seguita dall’influenza aviaria, passata agli umani nel 1997, e dalla Sars, comparsa alla fine del 2002: entrambe si sono manifestate per la prima volta a Guangdong, il centro nevralgico dell’industria mondiale.

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Antiper | Lenin, uomo del futuro (piano di pubblicazione)

La situazione sociale e politica della Russia dopo l’abolizione della servitù della gleba. Il populismo russo dagli “anni ’60” alla Narodnaja Volja…

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marx21.de | Da dove è arrivato il Coronavirus e dove ci porterà? Intervista a Robert Wallace

Quella che segue è la traduzione curata da Infoaut di un’intervista realizzata da marx21.de a Robert Wallace, biologo, autore del volume Big Farms make Big Flu, pubblicato nel 2016 dalla Monthly Review Press

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Lenin | Il capitalismo e l’immigrazione operaia

Il capitalismo ha creato un tipo particolare di migrazione di popoli. I paesi che si sviluppano industrialmente in fretta, introducendo più macchine e soppiantando i paesi arretrati nel mercato mondiale, elevano il salario al di sopra della media e attirano gli operai salariati di quei Paesi.

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Antiper | Il Capitale dei lavoratori. Note anti-marxologiche

Antiper, Il Capitale dei lavoratori. Note anti-marxologiche, Luglio 2019 | PDF Il noto studioso marxista di origine britannica David Harvey ha tenuto nell’inverno del 2019 una nuova serie delle sue...

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Gigi Roggero | Due brani su Lenin, sviluppo del capitalismo e migrazioni (da “La misteriosa curva della retta di Lenin”)

Lo sviluppo del capitalismo non è perciò mai trattato da Lenin come una linea storica oggettivamente predeterminata; soprattutto, dal momento che il capitale è un rapporto sociale, esso è sempre...

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Giulia Iacometti | Crisi transitoria o crisi sistemica?

Giulia Iacometti | Tratto da Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine. Jason Moore ribadisce in...

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Giulia Iacometti | Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore). Introduzione

Giulia Iacometti | Introduzione a Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine. Da anni un...

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Emiliano Brancaccio | Classe (lotta di)

Sinteticamente ineccepibile. Da aggiungere, forse, che alla “cosiddetta sinistra” (liberale) a cui si riferisce Brancaccio si deve aggiungere anche l’asin/istra (n)eurofobica che si è collocata nella scia dei populisti nazionalisti...

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Intervista ad Alain Badiou | Uscire dalla crisi? L’unica strada è la rivoluzione

…cosa resta del marxismo? È ancora uno strumento utile per criticare e analizzare la situazione socio-economica in cui ci troviamo?

Il marxismo non è solo “utile”, è il solo pensiero generale che possa illuminare il mondo contemporaneo ed essere alla base di una nuova politica. Tutti i concetti importanti di Marx sono molto più veri oggi che ai suoi tempi. Il mercato mondiale, per esempio, è molto più reale oggi che nel 1850. Per non parlare della creazione di una disoccupazione di massa: ci sono, nel mondo d’oggi, circa due miliardi di esseri umani che costituiscono ciò che si definisce il “surplus”. Persone che non sono né dei salariati, né dei proprietari, né dei consumatori. Insomma, non sono niente. Dall’altro lato, c’è la concentrazione del capitale: ad oggi, 264 persone possiedono l’eqiuivalente di quello che possiedono gli altri tre miliardi. Il mondo intero è sotto la legge, prevista da Marx, di un’oligarchia finanziaria estremamente meschina. Marx diceva anche che i governi erano «le fondamenta del potere del Capitale» e oggi tutti possono rendersi conto più facilmente che non 150 anni fa. E poi, chi crede ancora che un voto possa cambiare le cose? Insomma, è dalla visione marxista che bisogna partire, applicando al nostro mondo ciò che Marx aveva anticipato – e che dimostra il suo genio.

Saggio di profitto 0

Vladimiro Giacché | Leggere la crisi: stagnazione secolare o caduta tendenziale del saggio di profitto?

Vladimiro Giacché | Leggere la crisi: stagnazione secolare o caduta tendenziale del saggio di profitto?, in Società natura storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, a cura di Andrea Civello,...

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Raniero Panzieri | Sull’uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo

“Com’è noto, la cooperazione semplice si presenta, secondo Marx, storicamente all’inizio del processo di sviluppo del modo di produzione capitalistico. Ma questa figura semplice della cooperazione è soltanto una forma particolare della cooperazione in quanto forma fondamentale della produzione capitalistica.

 

‘La forma capitalistica presuppone fin da principio l’operaio salariato libero, il quale vende al capitale la sua forza-Iavoro)’ (Karl Marx, Il Capitale).

Ma l’operaio, in quanto proprietario e venditore della sua forza-lavoro, entra in rapporto con il capitale soltanto come singolo. La cooperazione, il rapporto reciproco degli operai

 

‘comincia soltanto nel processo lavorativo, ma nel processo lavorativo hanno già cessato d’appartenere a se stessi. Entrandovi, sono incorporati nel capitale. Come cooperanti, come membri di un organismo operante, sono essi stessi soltanto un modo particolare di esistenza del capitale. Dunque, la forza produttiva sviluppata dall’operaio come operaio sociale è forza produttiva del capitale. La forza produttiva sociale del lavoro si sviluppa gratuitamente appena gli operai vengono posti in certe condizioni; e il capitale li pone in quelle condizioni. Siccome la forza produttiva sociale del lavoro non costa nulla al capitale, perchè d’altra parte non viene sviluppata dall’operaio prima che il suo stesso lavoro appartenga al capitale, essa si presenta come forza produttiva posseduta dal capitale per natura, come una forza produttiva immanente’ (Karl Marx, Il Capitale)”.

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Antiper | Gunther Anders alla manifestazione del primo maggio contro Expo

Gunther Anders è stato un filosofo dalle posizioni decisamente radicali. Le sue idee sulle forme di lotta necessarie per impedire la corsa dell’uomo verso l’auto-distruzione nucleare erano molto precise: se si vuole fermare la rovina non sono le cose che devono essere colpite, ma le persone che di questa rovina sono responsabili. In un suo breve scritto ebbe a dire:

 

“4. Non vale la pena di minacciare i prodotti, giacché in essi è comunque già innata la “pulsione di morte”. Fino ad ora non ho assolutamente preso in considerazione il fatto che la distruzione dei prodotti (non solo quelli del nemico, ma anche i propri) rientra negli interessi del capitalismo, dato che tale distruzione è la condizione per la continuazione della produzione (la quale a sua volta richiede di essere prodotta). In breve, non ho considerato il fatto che tutti i prodotti (ammesso che con uno scherzo filosofico ci sia consentito attribuire loro una vita psichica) “desiderano” avere una vita tanto breve, quanto quella dei beni di consumo, e cioè di non esistere affatto; e dunque che la loro “pulsione di morte”, la loro speranza di sparire rapidamente, i loro impulsi tendenti verso quel fine rappresentano l’”inclinazione fondamentale” che agisce all’interno del sistema capitalistico.
Se si riflette su questo, allora si esita a credere alla paura e all’indignazione dei signori dell’industria di fronte al sabotaggio. Al contrario, essi sperano nel sabotaggio, poiché questo in verità non è che una variante della loro planned obsolence (obsolescenza pianificata) una variante in cui la distruzione, che solitamente essi stessi preparano (appunto attraverso la premeditata fabbricazione della scarsa resistenza di questi prodotti), viene affidata ad altre persone: ossia a quelli che loro stessi assumono con l’etichetta di “facinorosi”” [1].

 

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Vittorio Bilò | Adam Smith, John Nash, il prezzo dell’anarchia e la decadenza della società moderna

E’ idea diffusa tra numerosi studiosi di antropologia che la civiltà occidentale abbia oramai imboccato la strada senza ritorno del declino. Tra le varie cause individuate, spiccano l’eccessivo individualismo, l’indebolimento della fibra morale, la spettacolarizzazione dell’apparenza e dell’immagine a scapito dell’intelletto e della cultura. In questo articolo, proponiamo un’interpretazione socio-economica di questo fenomeno attraverso l’analisi di alcuni risultati teorici recentemente dimostrati nell’ambito della Teoria dei Giochi Algoritmica: una disciplina scientifica che si colloca all’intersezione tra la Teoria dei Giochi e l’Informatica Teorica.

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Laboratorio Marxista | Seminare per raccogliere. Contributo al dibattito per la ricostruzione del partito comunista

Ogni analisi storico-politica deve porre al suo centro gli uomini concreti, con le loro contraddizioni, necessità e bisogni perché tali contraddizioni, necessità e bisogni costituiscono la base materiale su cui – sola – può poggiare la comprensione dell’evoluzione sociale. L’uomo astratto privato delle proprie contraddizioni, l’Uomo con la “U” maiuscola, non può essere oggetto di indagine materialistica. E quale più profonda “contraddizione” gli uomini hanno sperimentato nel corso della loro storia se non la contraddizione antagonista tra oppressi e oppressori, tra sfruttati e sfruttatori? Non può darsi comprensione – né, dunque, previsione – dell’evoluzione storica se si prescinde dalla centralità di questa contraddizione fondamentale ed anzi se non si parte proprio da tale contraddizione. Questo è uno degli elementi che fondano lo “statuto epistemologico” della concezione materialistica della storia, cioè di uno dei più formidabili contributi che Marx ed Engels hanno offerto alla conoscenza umana.

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Antiper | Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi – 2 (IAT)

Nella storia del pensiero economico possiamo distinguere tre correnti di pensiero sulla questione della riproduzione capitalistica. La prima, e la più conosciuta, è la nozione secondo cui il capitalismo è in grado di auto-riprodursi in modo automatico. [La riproduzione capitalistica] può essere regolare ed efficiente (teoria neo-classica) oppure imprevedibile e inefficiente (Keynes), ma [il sistema] comunque si auto equilibra.
Soprattutto, non ci sono limiti necessari all’esistenza storica del sistema capitalistico: che sia lasciato sé stesso (teoria neo-classica) o che sia opportunamente gestito (Keynes), esso può durare per sempre. Naturalmente, questa è sempre stata la concezione dominante nelle teorie borghesi. […] In ciò che segue discuteremo, in sezioni separate, la tradizione del “laissez faire” della teoria ortodossa e quella keynesiana (dall’Introduzione)

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Francesca Sironi | Noi, i nuovi proletari digitali. Ecco chi sono i gli operai 2.0

Click click. Digita, schiaccia, salva, invia. Click click. Guarda, sposta, cambia esporta. Occhi aperti davanti al monitor, mano sul mouse, comandi da eseguire su un software: se oggi chiedessero a Charlie Chaplin di raccontare il proletario contemporaneo, i suoi Tempi Moderni forse li illustrerebbe così, con uno schiavo del click click. Al computer, più che tra gli ingranaggi di una catena di montaggio.

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Antiper | Con le budella dei meno peggio bisognerebbe impiccarci i peggio

I commenti ai risultati delle recenti elezioni europee sono pieni di frasi del tipo “Renzi ha avuto una grande affermazione” oppure “Grillo non ha vinto” oppure “c’è stata un’alta astensione” oppure “gli euro-scettici sono in crescita” e così via. Tutte frasi che, a seconda di chi le usa e di come vengono usate, possono servire ad argomentare una tesi oppure il suo contrario.

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Antiper | Slides per lo IAT “Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi”

Le slides sono basate sul documento di Anwar Shaikh (“Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi”), salvo alcune considerazioni degli autori o citazioni evidenziate con un colore più chiaro. OSS: Le slides non coprono la parte che riguarda la Legge della caduta tendenziale del saggio di profitto di Marx.

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Antiper | Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi – 1 (IAT)

Nella storia del pensiero economico possiamo distinguere tre correnti di pensiero sulla questione della riproduzione capitalistica. La prima, e la più conosciuta, è la nozione secondo cui il capitalismo è in grado di auto-riprodursi in modo automatico. [La riproduzione capitalistica] può essere regolare ed efficiente (teoria neo-classica) oppure imprevedibile e inefficiente (Keynes), ma [il sistema] comunque si auto equilibra.
Soprattutto, non ci sono limiti necessari all’esistenza storica del sistema capitalistico: che sia lasciato sé stesso (teoria neo-classica) o che sia opportunamente gestito (Keynes), esso può durare per sempre. Naturalmente, questa è sempre stata la concezione dominante nelle teorie borghesi. […] In ciò che segue discuteremo, in sezioni separate, la tradizione del “laissez faire” della teoria ortodossa e quella keynesiana (dall’Introduzione)