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Antiper | Neo-liberismo e anti-neo-liberismo tra Stato e mercato

Indice: Il crack finanziario del 2007 e la “sconfitta” del neoliberismo (10 luglio 2012), Un particolare tipo di regolazione: la de-regolazione (29 luglio 2012), La guerra come intervento dello Stato in economia. Una nota (9 ottobre 2012).  

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Antiper | La grossa crisi

Antiper, La grossa crisi, Raccolta di interventi sulla crisi economica, politica e sociale del capitalismo pubblicati tra dicembre 2011 e aprile 2012, EBOOK, 52 pag., COPERTINA.

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Antiper | Dialogo sugli spaghetti allo scoglio e sugli uomini

Antiper, Dialogo sugli spaghetti allo scoglio e sugli uomini, Contributo in forma di dialogo, EBOOK, 12 pag., Autoproduzioni, Aprile 2013 Che senso ha oggi dirsi comunisti? Esiste una domanda di comunismo? Una proposta comunista non rischia di...

Anwar Shaikh 0

Anwar Shaikh | Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi

Anwar Shaikh, Introduzione alla storia delle teorie sulla crisi, (U.S. Capitalism in crisis, U.R.P.E New York, 1978), EBOOK, 43 pag., PDF, MOBI, Autoproduzioni, 2012, Traduzione Antiper, 2012 Introduzione Questo articolo tratta della storia delle teorie sulla crisi....

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Alain Badiou | Il “mito della caverna” (tratto da ‘La Repubblica di Platone’)

– Perché no? Immaginate un’enorme sala cinematografica.
Davanti, lo schermo, che arriva fino al soffitto, ma è talmente alto da perdersi nell’oscurità, blocca la visuale di qualunque altra cosa che non sia questo. La sala è piena. Gli spettatori sono, da quando esistono, imprigionati sulla loro poltroncina, con gli occhi fissi sullo schermo e la testa stretta dentro cuffie rigide che coprono le orecchie. Dietro a queste decine di migliaia di persone inchiodate alla poltrona, c’è ad altezza d’uomo, una grande passerella di legno, parallela allo schermo in tutta la sua lunghezza. Ancora dietro, enormi proiettori inondano lo schermo di una luce bianca quasi insopportabile.

Antiper | I video dell’incontro con Diego Fusaro a Pietrasanta 0

Antiper | I video dell’incontro con Diego Fusaro a Pietrasanta

Sabato 28 settembre 2013 – ore 14.30
@ Croce Verde, Pietrasanta

Pensare il non ancora esistente nell’epoca del capitalismo assoluto
Incontro con il filosofo Diego Fusaro

 

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Antiper | Commento a Samir Amin sulla situazione egiziana

Samir Amin è, in genere, un osservatore attento che talvolta viene addirittura presentato come marxista. In un suo recente intervento, successivo alla repressione attuata dall’esercito nei confronti dei Fratelli Mussulmani, si è schierato apertamente con l’esercito con queste argomentazioni:

“Sì, la caduta di Mohamed Morsi e del governo dei Fratelli Musulmani è una grande vittoria per il popolo egiziano. Attesa da tutti gli egiziani. Venticinque milioni di persone hanno firmato una petizione che chiedeva le dimissioni di Morsi, eletto grazie a una frode massiccia, la cui legittimità non è stata riconosciuta dalla magistratura egiziana, ma che era stata imposta dalla decisione Washington. Il gruppo di “osservatori internazionali” non era, infatti, stato in grado di fermare le frodi!Il governo dei Fratelli musulmani ha continuato la stessa politica reazionaria di Mubarak, anche in modo più distruttivo per la maggior parte delle classi popolari. Morsi aveva chiaramente fatto intendere di non avere alcuna intenzione di rispettare le regole della democrazia e aveva mobilitato bande criminali per molestare i movimenti popolari. Sventolando sempre la bandiera di una possibile guerra civile.Morsi ha agito come un dittatore brutale, ponendo in tutte le sfere dello Stato esclusivamente persone appartenenti ai Fratelli Musulmani. La combinazione di una politica economica e sociale disastrosa e di una mancanza delle norme di gestione di uno stato ha portato ad declino un accelerato delle illusioni anteriori di gran parte della società egiziana.I Fratelli Musulmani hanno mostrato il loro vero volto. Tuttavia, le potenze occidentali hanno continuato a sostenere il “Presidente eletto”, dicendo che il regime procedeva verso la democrazia. Probabilmente proprio come la Repubblica Democratica del Qatar!Quello che è successo il 30 giugno era previsto. Grandi dimostrazioni di massa, anche superiori al gennaio 2011, con 16 milioni di persone in piazza, secondo le stime della polizia. Morsi ha risposto facendo sventolare di nuovo le bandiere della “guerra civile”. Ma lui non era in grado di mobilitare più di qualche centinaia di migliaia di sostenitori pagati.Le Potenze occidentali, Israele e i paesi del Golfo odiano la prospettiva di un Egitto indipendente, democratico, socialmente progressista. Manipoleranno i mercenari criminali chiamati jihadisti, istituiti con la complicità e il sostegno in Libia e la provincia egiziana di Sinai. Ma la nazione egiziana e il suo esercito può sconfiggerli”.

Prendiamo spunto dall’intervento di Samir Amin per svolgere alcune sintetiche considerazioni.

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Antiper | Guerra mondiale locale in Siria

 

Nell’anteprima del suo editoriale per il numero di marzo di Limes, Lucio Caracciolo scrive:

«In Siria si combatte la prima guerra mondiale locale. Mondiale perché vi sono coinvolte le massime potenze planetarie e regionali.Anzitutto, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza. A supportare i ribelli che da due anni cercano di rovesciare il regime di Baššar al-Asad agiscono Francia, Gran Bretagna e, molto più tiepidi, Stati Uniti d’America; sul fronte opposto, la Russia è in prima linea, con la Cina, come d’abitudine, alquanto defilata. Poi, i principali attori regionali: Turchia, Qatar e Arabia Saudita guidano lo schieramento anti-Asad; Iran e affiliati libanesi (Hizbullah) sono impegnati sul terreno a protezione del cliente di Damasco. Mentre Israele prepara contromisure nel caso il conflitto rompesse i modesti argini siriani per incendiare l’intero Levante. Certo, nessuno tra i cinque Grandi e le potenze mediorientali è finora coinvolto direttamente nel conflitto. Ma tutti vi sono a vario titolo invischiati: forze speciali occidentali e soprattutto iraniane; “brigate internazionali” jihadiste e hizbullah; agenti d’influenza e mercenari d’ogni colore; copiose forniture d’armi – specie russe e arabe del Golfo; fiumi di denaro per tenere in piedi i combattenti impegnati su territori in macerie, sull’orlo della fame; soft power ovvero disinformazione, in cui eccellono le solite emittenti panarabe, Aljazeera (Doha) e al-Arabiya (Ryad) su tutte (Lucio Caracciolo, La perla di Lawrence, Limes, 4 marzo 2013).

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Marcello De Cecco e Fabrizio Maronta – Berlino, Roma e i dolori del giovane euro


I guai dell’Eurozona originano da una grave anomalia: l’essere imperniata su un paese esportatore, che drena valuta invece di crearla. Il ritorno della Mitteleuropa. Il bluff delle ‘triple A’. Se la moneta comune salta, un’Italia senza timoniere rischia la deriva (
Limes).


1.
La zona euro detiene un invidiabile primato storico: è l’unica area monetaria imperniata su un paese creditore, la Germania. Si tratta di una condizione assolutamente anomala: mai, prima d’ora, si era data una moneta a circolazione plurinazionale costruita attorno a un paese strutturalmente esportatore, perché la funzione del fulcro di un sistema monetario è creare liquidità, non drenarla. Tale funzione viene normalmente assolta mediante il commercio: importando beni e servizi altrui e stampando moneta per pagare le importazioni, il paese economicamente egemone alimenta la massa monetaria della sua zona d’influenza, fornendo così il carburante degli scambi e degli investimenti. Ciò presuppone, però, un deficit commerciale quasi permanente e una certa tolleranza, da parte del paese in questione, per l’inflazione e le oscillazioni del tasso di cambio.

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Antiper | Quando la Tecnica batte l’Uomo

Ed è allora proprio questa Tecnica, questo modo di funzionare della società capitalistica, questo modo di produrre e riprodurre la vita stessa che, favorendo la redistribuzione di ricchezza dal lavoro verso il capitale, ci offre la chiave di comprensione del presente. Perché una cosa, almeno, non si può negare: non è cieca, la Tecnica

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Antiper | 2060

Nel novembre scorso, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE – o OECD in inglese -) ha pubblicato una previsione di lungo termine [1] su quello che ritiene sarà l’andamento della distribuzione della ricchezza prodotta a livello globale da qui al 2060.

Antiper – Una nota sulla pubblicazione di “La crisi. Raccolta di saggi di Anwar Shaikh” 0

Antiper – Una nota sulla pubblicazione di “La crisi. Raccolta di saggi di Anwar Shaikh”

E’ uscita da alcuni giorni la raccolta di testi La crisi. Raccolta di saggi di Anwar Shaikh pubblicata on line daConnessioni Edizioni. All’interno del libro è presente un testo di Anwar Shaikh (Introduzione alla storia delle teorie delle crisi)...

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Antiper | Una nota sulla pubblicazione di “La crisi. Raccolta di saggi di Anwar Shaikh”

E’ uscita da alcuni giorni la raccolta di testi La crisi. Raccolta di saggi di Anwar Shaikh pubblicata on line daConnessioni Edizioni. All’interno del libro è presente un testo di Anwar Shaikh (Introduzione alla storia delle teorie delle crisi)...

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Antiper | Segni dei tempi

Segno dei tempi che ricorrono, l’Iran è di nuovo nel mirino. E con l’Iran è nel mirino la Siria, che ne costituisce il principale alleato nella regione e che è oggi scossa da una guerra civile fomentata ad arte dagli “amici della democrazia” che siedono a Washington, a Parigi, a Londra, ad Ankara. Ancora una volta la banda di predoni imperialisti capitanata dagli USA (e nel caso specifico coadiuvata dalla Turchia) si presenta a portare un po’ di democrazia “made in USA”. E quando questi banditi internazionali portano la loro democrazia son bombe che fischiano.

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Antiper | La guerra come intervento dello Stato in economia. Una nota

Com’è noto anche i sostenitori del cosiddetto neo-liberismo ritengono che debba essere lo Stato ad occuparsi delle questioni che riguardano la “difesa” [2] o – per meglio dire – la guerra. E da un pezzo, a dire il vero, non si parla più granché di guerra; si parla piuttosto di “interventi umanitari”, di “polizia internazionale”, di “lotta al terrorismo”, di “sicurezza”… Le “dichiarazioni di guerra” non si fanno più e “viene naturale” pensare (ovvero, ci hanno abituato a pensare) che la guerra non abbia a che fare con l’economia, ma con la Democrazia, i Diritti Umani, la Libertà… E’ normale, dunque, che la guerra non venga percepita per quello che è ovvero per un tipico esempio di intervento statale in economia.

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Antiper | Siria, un altro tassello del mosaico

Per sviluppare una riflessione sulla situazione siriana è necessario collocarla all’interno del tentativo di ristrutturazione dell’egemonia nord-americana ed europea in atto da anni in Medio Oriente. Dobbiamo legare il particolare contesto siriano con il più generale quadro internazionale che si caratterizza, da un lato, per le cosiddette “rivolte arabe” e per i loro discutibili esiti attuali [1] e, dall’altro, per la crisi economica di lunga durata del modo di produzione capitalistico, vera forza motrice di questi avvenimenti.

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Laboratorio Marxista | Bello e possibile

Il comunismo è davvero – come sostengono spesso i suoi critici – una “utopia” strutturalmente incompatibile con la “vera natura umana” ? E a proposito: esiste una “vera natura umana” e da cosa essa è – eventualmente – caratterizzata ? Per rispondere a queste domande probabilmente non basterebbero migliaia di pagine; tuttavia, qualche piccolo elemento di riflessione è possibile introdurlo anche in poche righe.

Antiper – Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale 0

Antiper – Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale

Download Antiper, Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa SettentrionalePDFMOBI

Download Francesco Macheda – Roberto Nadalini, Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale, 2011, PDF

Questo lavoro di Francesco Macheda e Roberto Nadalini è utile non solo perché è ricco di dati e correlato da un’ampia bibliografia, ma anche per l’approccio metodologico che possiamo considerare di impronta materialistica; gli autori, infatti, provano a collocare le rivolte in Nord Africa [2] dentro un quadro di lungo periodo che inizia negli anni ’70; ironizzano sul ruolo della “chiamata via Internet” e considerano limitata la lettura delle rivolte come di semplici esplosioni anti-despota (Ben Alì, Mubarak). Secondo gli autori le rivolte vanno invece inserite in un ragionamento più complessivo ed articolato che richiama anche gli effetti della crisi alimentare che ha investito il Nord Africa, le sue cause strutturali e il ruolo svolto dai paesi imperialisti in quel contesto.