Categoria: Pensieri

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Carlo Formenti | La riscossa dei tecnoentusiasti del Web. Alcune riflessioni critiche

Nel 2011 pubblicai un saggio [1] nel quale sostenevo la tesi secondo cui la Nuova Economia si fonda sullo sfruttamento del lavoro gratuito di miliardi di utenti della Rete. Un lavoro che innescò meno polemiche di quanto mi aspettassi, perché, evidentemente, avevo sfondato una porta aperta. Infatti oggi quella tesi è ampiamente condivisa, benché se ne traggano conseguenze divergenti sul piano economico, politico e ideologico. Uno dei paragrafi del terzo capitolo si intitolava I guru pentiti rileggono McLuhan e analizzava, fra gli altri, il pensiero di Nicholas Carr, Jaron Lanier e Sherry Turkle, tre autori che, già ardenti fautori della rivoluzione digitale, avevano successivamente maturato una visione più critica degli effetti di Internet su economia, società e cultura.

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Federico Sbandi | L’esperimento di Facebook: emozioni contagiose e utenti ingenui

Nella settimana tra l’11 e il 18 gennaio 2012 Facebook compie un esperimento sociale utilizzando come campione di riferimento 689.003 dei suoi utenti. Per il tempo dell’esperimento modifica l’EdgeRank, ovvero l’algoritmo che regola le sorti dei contenuti che compaiono sulla Home degli iscritti alla piattaforma di social networking. Attraverso un sistema di analisi computerizzata dei testi, sfruttando il software Linguistic inquiry and word count, riesce a determinare il sentiment dei contenuti pubblicati dagli amici del campione di riferimento: 4 milioni di parole positive e 1,8 milioni di parole negative su un totale di 3 milioni di post analizzati.

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AA.VV. | Experimental evidence of massive-scale emotional contagion through social networks

Federico Sbandi – L’esperimento di Facebook: emozioni contagiose e utenti ingenui (dailystorm.it)

Emotional states can be transferred to others via emotional contagion, leading them to experience the same emotions as those around them. Emotional contagion is well established in laboratory experiments (1), in which people transfer positive and negative moods and emotions to others. Similarly, data from a large, real-world social network collected over a 20-y period suggests that longer-lasting moods (e.g., depression, happiness) can be transferred through networks as well (2, 3).

 
The interpretation of this network effect as contagion of mood has come under scrutiny due to the study’s correlational nature, including concerns over misspecification of contextual variables or failure to account for shared experiences (4, 5), raising important questions regarding contagion processes in networks. An experimental approach can address this scrutiny directly; however, methods used in controlled experiments have been criticized for examining emotions after social interactions. Interacting with a happy person is pleasant (and an unhappy person, unpleasant). As such, contagion may result from experiencing an interaction rather than exposure to a partner’s emotion. Prior studies have also failed to address whether nonverbal cues are necessary for contagion to occur, or if verbal cues alone suffice. Evidence that positive and negative moods are correlated in networks (2, 3) suggests that this is possible, but the causal question of whether contagion processes occur for emotions in massive social networks remains elusive in the absence of experimental evidence. Further, others have suggested that in online social networks, exposure to the happiness of others may actually be depressing to us, producing an “alone together” social comparison effect (6).
 
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Antiper | La bella mente e la gelida manina. Strategie competitive e strategie cooperative. Capitalismo vs comunismo

John Nash è divenuto noto al grande pubblico per essere stato impersonato da Russell Crowe nel film A beautiful mind che racconta la sua vita e la sua sofferenza psichica; Nash, afflitto per molti anni da schizofrenia paranoide, internato, sottoposto ad elettroshock, è stato a lungo convinto di lavorare per la CIA alla decifrazione di messaggi in codice dei sovietici. Un particolare significativo, questo, che parla di un uomo che pensava di aiutare il proprio paese a combattere i comunisti. Eppure, proprio le sue intuizioni a proposito della Teoria dei giochi (che gli sono valse il Premio Nobel per l’Economia nel 1994) possono essere considerate, da un certo punto di vista, un formidabile argomento a favore del comunismo.

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Antiper | Essere antifascisti. Riflessioni su fascismo e democrazia

In Italia il fascismo, come particolare formazione economico-sociale di tipo capitalistico, è esistito per circa un ventennio, dall’inizio degli anni ’20 all’inizio degli anni ’40 del ‘900. I fascisti, invece, sono esistiti ben oltre la fine del fascismo storico e tuttora esistono e da qualche anno si fa un gran parlare del loro ritorno al centro della scena politica e di una sorta di “fascistizzazione” in atto.
C’è chi afferma che il pericolo viene soprattutto dal neo-fascismo di gruppi come Forza Nuova, Fiamma Tricolore, Casa Pound, La Destra…; c’è chi sostiene, invece, che il pericolo viene dal camaleontismo “post-fascista” e in “doppio petto” di Gianfranco Fini; c’è chi vede nella Lega Nord la “vera nuova destra” e chi afferma che Silvio Berlusconi è il “nuovo duce”. È evidente (anche senza scomodare ulteriori definizioni come quella di social-fascismo) che ci sono in circolazione un po’ troppi “pericoli principali” e che gli “antifascisti” stentano a cogliere la dialettica tra le varie componenti che formano ciò che una volta si sarebbe chiamato “blocco reazionario” (Dall’Introduzione).

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Alfonso Maurizio Iacono | La naturalizzazione

Alfonso Maurizio Iacono, La naturalizzazione, VI Capitolo del libro Autonomia, potere, minorità, Feltrinelli, 2000, pag. 175, EBOOK, COPERTINA, 12 pag., A5, Prima edizione Autoproduzioni: settembre 2014 La naturalizzazione è quel...

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Vittorio Bilò | Adam Smith, John Nash, il prezzo dell’anarchia e la decadenza della società moderna

E’ idea diffusa tra numerosi studiosi di antropologia che la civiltà occidentale abbia oramai imboccato la strada senza ritorno del declino. Tra le varie cause individuate, spiccano l’eccessivo individualismo, l’indebolimento della fibra morale, la spettacolarizzazione dell’apparenza e dell’immagine a scapito dell’intelletto e della cultura. In questo articolo, proponiamo un’interpretazione socio-economica di questo fenomeno attraverso l’analisi di alcuni risultati teorici recentemente dimostrati nell’ambito della Teoria dei Giochi Algoritmica: una disciplina scientifica che si colloca all’intersezione tra la Teoria dei Giochi e l’Informatica Teorica.

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Carlos Nelson Coutinho | Lukács e Gramsci: un’analisi comparativa

Da «Critica marxista», n.1, 2012
 
Convergenze e differenze tra i due grandi marxisti del Novecento. Il giovanile idealismo e la critica al determinismo marxista e a Bucharin. La divergenza sul terreno della teoria della conoscenza. Ideologia come conoscenza cha ha luogo nella prassi interattiva. Non si tratta di scegliere tra Gramsci e Lukács, ma di integrarli dialetticamente per superare i limiti di entrambi
 
Mi sembra indiscutibile che György Lukács e Antonio Gramsci siano, per lo meno dalla morte di Lenin, i due maggiori pensatori marxisti del XX secolo. Seppure la bibliografia sui due sia immensa (in particolare quella su Gramsci, che ha resistito meglio di Lukács all’onda antimarxista che ha accompagnato l’egemonia del neoliberalismo e del cosiddetto pensiero postmoderno), sono pochissimi i saggi dedicati esclusivamente a una comparazione tra i due autori, nella quale si discuta dei loro possibili punti di convergenza e di divergenza [1].
 
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Paolo Giussani | Qualcosa sul credito, le banche e la crisi

È classico della psicologia da piccolo-borghesi dare la colpa a qualcuno o a qualcosa quando i processi vanno nella direzione ritenuta sbagliata o qualche fenomeno minaccioso occupa l’orizzonte. Nel caso...

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Luca Mori | Trasimaco e il sospetto sul potere e sulla giustizia

Tra le interpretazioni citate nel corso della bibliografia ragionata nelle sezioni precedenti, ce ne sono alcune che alludono al carattere disvelante e demistificatore della tesi di Trasimaco, senza però argomentare a fondo la portata filosofica di simile intuizione, in quanto spesso gli stessi studiosi che vi alludono non riconoscono uno spessore teoretico significativo alla posizione del sofista di Calcedonia

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Pietro Piro | Il filosofo armato. Ludovico Geymonat e l’analisi delle sconfitte della Resistenza

È un uomo chi, a un certo punto della propria vita, sa dire di no, e tale no è irremovibile. 
Piero Martinetti 
 
Correndo il rischio di scandalizzare bisogna dire così: la gioventù è impazzita nella violenza perché non ne poteva più della sua pace; perché la pace in cui viveva era chiaramente una pace marcia. C’è infatti pace e pace, come c’è violenza e violenza. Ci sono paci morte e paci vive, ci sono violenze stupide e ripugnanti e ci sono violenze meravigliose e creatrici. L’uomo non può vivere senza violenza e così pure la pace delle società. L’importante è scegliere bene l’oggetto per cui si entra in uno stato di collera. Quando l’uomo si sente vivo e non viene invitato ad abbandonarsi a violenze creatrici, ma solo a «stare calmo» e ad «esseresaggio, è la vita stessa a fargli perdere la testa. 
Abbé Pierre, Lettere all’Umanità. Maggio 

1. Un filosofo in armi: Ludovico Geymonat 
 
Si fa molta fatica a immaginare il filosofo della scienza Ludovico Geymonat, appostato dietro un sasso di montagna, con un fucile in mano, mentre cerca di far rallentare una colonna di soldati tedeschi a caccia di partigiani. 
Eppure, il filosofo, matematico ed epistemologo italiano, i cui sette volumi della monumentale Storia del pensiero filosofico e scientifico non possono mancare nella biblioteca di ogni uomo di cultura, non solo è stato un partigiano ma è stato anche – a nostro avviso – uno dei più lucidi interpreti del fenomeno della Resistenza e delle cause della sua sconfitta. 
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Antiper | Il consenso del “senso comune” o del mettersi al servizio del padrone

“Socrate, seguito dal recalcitrante Callicle, affronta un problema tecnico-politico: per evitare di subire ingiustizia occorre o conquistare il potere, o parteggiare per il governo in carica. Ma per essere amici di chi è al potere, occorre essergli il più possibile simile: un tiranno, ad esempio, disprezzerà chi è peggiore di lui e avrà paura di chi è migliore di lui. Sarà amico solo di chi ha la sua stessa mentalità ed è disposto a rimanergli soggetto. Se l’arte della politica si riduce a una pratica di sopravvivenza, essa consisterà semplicemente nell’ingraziarsi il padrone…”

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Alfonso Maurizio Iacono | La giustizia di Trasimaco

Alfonso Maurizio Iacono, La giustizia di Trasimaco, V Capitolo del libro Autonomia, potere, minorità, Feltrinelli, 2000, pag. 175, eBook, 44 pag., A5, COPERTINA. Il primo Libro della Repubblica di Platone...

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Maria Chiara Pievatolo | Il mito di Protagora

C’era una volta – favoleggia Protagora – un’epoca in cui esistevano gli dei, ma non le specie mortali (320c) [1]. Quando giunse il tempo stabilito dal destino per la loro nascita, gli dei le modellarono in seno alla terra [2], usando la terra stessa, il fuoco e i loro composti [3]. Prima di farle uscire alla luce, incaricarono i due fratelli titani Prometeo ed Epimeteo – i cui nomi contengono rispettivamente il pensiero previdente e il senno del poi – di distribuire in modo appropriato le varie facoltà

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Roberto Sidoli, Daniele Burgio, Lorenzo Leoni | “Pitagora, Marx e i filosofi rossi. L’effetto di sdoppiamento nella filosofia occidentale”. La Prefazione 1/3

Dedicato al comunista Pitagora, uno dei geni (in campo matematico, filosofico, politico-sociale, organizzativo) più grande di tutti i tempi.

“La vita comune, fratelli, è necessaria per tutti, e soprattutto per coloro che desiderano militare irreprensibilmente per Dio e vogliono imitare la vita degli apostoli e dei loro discepoli. Infatti, l’uso di tutte le cose che sono di questo mondo dovette essere comune per tutti gli uomini. Ma per l’iniquità l’uno disse che questo era suo, l’altro che era suo quello, e così nacque la divisione tra i mortali. Finalmente il più sapiente dei greci” (il riferimento è a Pitagora), “sapendo che queste cose stavano così, affermò che tutte le cose degli amici dovessero essere comuni”. [1]
Libro secondo, cap. dodici, q.1, c.2 dei Decretum del monaco e giurista medioevale Graziano, 1140 circa.

Prefazione
Marx, Blade Runner e la filosofia

Pitagora, il geniale filosofo e matematico, un protocomunista?
Aristotele, un sostenitore accanito della schiavitù e della proprietà privata dei mezzi di produzione?
Locke e Voltaire, due filosofi illuministi, allo stesso tempo sostenitori della legittimità della schiavitù e del traffico di schiavi africani verso le colonie europee in America?
Il sofisticato filosofo Martin Heidegger, un pensatore antisemita e anticomunista, capace a volte di scavalcare “a destra” lo stesso nazismo genocida?

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Felice Cimatti | L’individuo è l’essere sociale. Marx e Vygotskij

 
1. «La coscienza è un rapporto sociale»
 
L’animale non umano, per Marx,

«è immediatamente una cosa sola con la sua attività vitale. Non si distingue da essa. È quella stessa [attività vitale]»  Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844.

Prendiamo un esempio determinato, un castoro. Per esplicare la sua ‘attività vitale’, ad esempio il costruire dighe sul corso dei fiumi, un castoro si basa essenzialmente su abilità innate, abilità appunto che non deve imparare, che non sono fuori di lui. Essere un castoro significa appunto nascere con un insieme di aspettative e abilità innate. In questo senso se il costruire dighe è una attività che distingue il castoro dalle altre specie animali, se questa è la sua essenza animale, allora questa stessa essenza è presente in modo implicito dentro di lui già alla nascita: l’essenza del castoro è dentro il castoro, come un chilo di rigatoni sta dentro la scatola di cartone che lo contiene. Questo non significa che non sia importante anche l’esperienza né che tutto il comportamento animale sia innato; il punto è che ciò che l’animale può imparare è vincolato in modo più o meno rigido dalla sua costituzione biologica innata. Per l’animale non umano, allora, non vale la frase di Marx dei Manoscritti economico filosofici del 1844 che abbiamo scelto come titolo, al contrario, qui l’individuo coincide con l’essere individuale, cioè l’essenza è dentro ogni singolo animale non umano. Espresso in altro modo, ogni castoro è ogni altro castoro, nel senso che dovunque ci sia un castoro troveremo più o meno le stesse attività, la stessa forma di vita, le stesse esperienze.
 

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RK | Tutti per la crescita, intanto negli States…

La vulgata neokeynesiana pro “crescita” ha su questa sponda dell’Atlantico il suo dogma incrollabile: gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi grazie alla politica economica e monetaria espansiva dell’amministrazione Obama. Il suo profeta Paul Krugman, è vero, proclama in patria che la liquidità immessa non è ancora sufficiente per risollevare la middle class (anzi, ultimamente ha avanzato dubbi più “strutturali” ma i suoi adepti europei non sembrano aver preso nota). Nessuno comunque mette in dubbio che la strada giusta è quella.

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Viktor Shapinov | Un’analisi di classe della crisi ucraina

 
Le origini sociali e di classe della crisi ucraina non sono state indagate a fondo. L’attenzione si è concentrata principalmente sull’aspetto politico degli eventi e si è permesso che la loro base socioeconomica passasse in secondo piano. Quali sono state le forze di classe dietro il rovesciamento del regime di Yanukovich, l’insediamento di un nuovo regime a Kiev e l’ascesa degli anti-Maidan e del movimento nel sud-est?
 
La crisi del capitalismo ucraino 
 
La crisi ucraina non è un fenomeno nazionale isolato. Per una serie di motivi, l’Ucraina è stata “l’anello debole” ed è diventata la prima vittima del crollo del modello economico basato sulla regola del dollaro come valuta di riserva mondiale e sull’uso della domanda di credito al consumo come meccanismo di crescita economica [1]. L’economia ucraina è stata tra le più vulnerabili nel contesto della crisi globale, questo ha portato a una frattura nella classe dominante ed a un’aspra lotta che è visibile da diversi mesi . L’economia del capitalismo ucraino ha preso forma dal collasso del complesso economico dell’Unione Sovietica, dalla privatizzazione della proprietà collettiva e dall’integrazione nel mercato globale. Questi processi hanno portato al degrado della struttura economica della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che era al decimo posto nella classifica mondiale dello sviluppo economico. L’Ucraina in epoca sovietica aveva un’economia complessa e sviluppata in cui avevano un ruolo di primo piano l’industria metalmeccanica e la produzione di beni ad alto valore aggiunto.
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Joseph Halevi | Reddito di cittadinanza? Forget it!

Di fatto redditi di cittadinanza esistono in molti paesi, anche in Australia. Sono tutti stati concepiti come ammortizzatori in un contesto di piena occupazione. Quando questa è saltata il reddito di cittadinanza è stato messo sotto pressione. E’ ovvio. Durante le fasi di piena occupazione il gettito fiscale è alto e la graduazione delle tasse era molto progressiva. Con la disoccupazione il gettito fiscale si abbassa notevolmente anche perchè con la scusa di stimolare gli investimenti viene detassato il capitale. L’insieme delle finanze pubbliche viene messo sotto pressione.

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Giulio Palermo | Cenni di storia del pensiero economico (da Dispense di Economia Politica)

da Dispense di Economia Politica 1. Cenni di storia del pensiero economico [Bibliografia di riferimento: Roncaglia, paragrafi 1-7] LA NASCITA DELL’ECONOMIA POLITICA CLASSICA Il termine “economia politica” viene dal greco:...