Categoria: Distruzione della ragione

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Nanni Balestrini | Invisibili

La testa non entrava non riusciva a passare da quel buco a uscire fuori da un’altra parte a vedere fuori a vedere dove sono dove siete quando eravamo mille diecimila centomila non è possibile che fuori non c’è più nessuno

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Piergiorgio Odifreddi | Armamenti atomici. Oppenheimer e Rotblatt

Il 6 e il 9 agosto del 1945 gli americani sganciarono due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki in quello che fu forse il più efferato atto terroristico nella storia dell’umanità che provocò centinaia di migliaia di morti su un obiettivo, anzi su due obiettivi civili. Naturalmente gli scienziati erano divisi nei loro sentimenti a proposito della bomba atomica; in particolare Robert Oppenheimer, che fu il direttore del progetto di Los Alamos per la costruzione della bomba atomica, il 17 marzo del 1946 parlò con il presidente Truman che aveva dato l’ordine di sganciare i due ordigni. Oppenheimer disse “abbiamo le mani macchiate di sangue”

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Bertell Ollman | Lettera di dimissioni dal popolo ebraico

Vi siete mai chiesti quale potrebbe essere il vostro ultimo pensiero prima di morire? Io sì, e ne ho avuto la risposta. È successo qualche anno fa, nella nebbia degli ultimi attimi prima di abbandonarmi al bisturi per un’operazione da cui non sapevo se mi sarei risvegliato. Mentre il personale mi conduceva verso la sala operatoria, quello che prese forma nella mia coscienza non fu, come ci si potrebbe aspettare, il timore della morte, ma una terribile angoscia di fronte all’idea di morire ebreo

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Antiper | Sionisti, colonialisti e nazisti all’origine dell’occupazione della Palestina

Nel suo libro La banalità del male Hannah Arendt descrive un fenomeno abbastanza sconosciuto al grande pubblico; si tratta della collaborazione tra l’Agenzia ebraica per la Palestina (ovvero l’agenzia sionista in Germania) con le autorità naziste per favorire l’esodo ebraico dalla Germania e l’immigrazione illegale nella Palestina che in quel momento si trovava sotto il controllo degli inglesi.

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Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina | Manifesto per la Giornata Internazionale della donna

Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Un manifesto per la Giornata Internazionale della donna

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Renzo Del Carria | Il delitto Matteotti

Il 21 maggio si apre la Camera eletta con le elezioni-truffa e, come di consuetudine, la seduta si inizia con la convalida degli eletti. Questa convalida, che normalmente aveva un carattere di ordinaria amministrazione, è presa dall’opposizione come occasione per denunciare le violenze fasciste ed invalidare le elezioni.

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Primo Levi | Se questo è un uomo

Dedicata al popolo della Palestina. Israele e tutti gli ebrei che appoggiano questo stato fascista non hanno più diritto a queste parole e a questa memoria

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Miguel Bonasso | Operazione Messico

Il capitolo del libro di Miguel Bonasso, Ricordo della morte, dedicato alla fuga di Tulio “Tucho” Valenzuela, un uomo che ha combattuto fino alla morte contro la dittatura argentina; una dittatura che non è mai finita.

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Marco Riformetti | Umberto Massola e gli scioperi del marzo-aprile 1943. Lo sciopero comincia (intorno) alle 10

Esaminare nel dettaglio tutti i passaggi attraverso i quali – tra il 1941 e il 1943 – si ricostituisce la rete antifascista a Milano e Torino amplierebbe troppo i limiti di questa ricerca. È tuttavia un fatto che questa ricostruzione avviene e che il partito comunista, nonostante adotti criteri organizzativi molto selettivi, alla vigilia degli scioperi di marzo può contare su una rete di centinaia di attivisti distribuiti in tutto il tessuto industriale e urbano.

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Vitaliano Ravagli, Wu Ming | Avanti, Dio boia (da Asce di guerra)

A volte, nelle serate terse, guardo verso sud, la linea blu degli Appennini che degrada sull’orizzonte. Penso alle battaglie della Trentaseiesima. Penso ai cinque continenti, sterminate distese di terra, moltitudini di uomini e donne in marcia.

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Giambattista Lazagna | Introduzione a Ponte rotto

Ristampare “Ponte rotto” oggi, anche se è cosa modesta, può significare, certo, un richiamo ai temi della lotta contro il fascismo, non per riproporre un tipo di lotta attuato in un contesto storico-politico completamente diverso e quindi irriproducibile, ma per risvegliare la fiducia dei comunisti, dei rivoluzionari, nelle immense capacità combattive della classe operaia, dei contadini, del proletariato ed anche del sottoproletariato urbano, quando siano guidati da una avanguardia rivoluzionaria ideologicamente unita e agguerrita, capace di una analisi leninista della situazione politica, capace di battere da un lato l’opportunismo ed il riformismo e dall’altro il settarismo ed il dogmatismo.

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Antiper | Sulla fascistizzazione dello Stato (1)

Spesso, per descrivere una riduzione degli spazi di agibilità democratica può essere fuorviante ricorrere troppo sbrigativamente allo schema della “fascistizzazione dello Stato”, della “deriva autoritaria” delle istituzioni. Ora, è evidente che possono darsi Stati più o meno autoritari e fasi in cui uno Stato è più o meno autoritario. Ma livello di “democraticità” e livello di autoritarismo dipendono dal particolare [1] equilibrio sociale che regola i rapporti tra le varie classi della società

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Antiper | Tornate (?) nelle fogne

Può non sembrare, ma uno slogan del tipo “Fascisti carogne, tornate nelle fogne” costituisce l’espressione (oltre che, molto spesso, di impotenza nascosta sotto parole truci) di una incomprensione storica su cui vale la pena di dire qualcosa.

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Antiper | Generali e presidenti. Gli USA sempre pronti alla guerra, anche atomica

Comandante generale delle truppe alleate in Europa durante la Seconda guerra mondiale e presidente degli Stati Uniti dal 1953 al 1961, Dwight Eisenhower è passato alla storia per il suo discorso di fine mandato in cui mise in guardia il popolo americano dall’influenza di quello che egli definì, con una locuzione che sarebbe divenuta molto famosa, il “complesso militare-industriale”

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Marco Riformetti | Un decennio di minacce

La crescita del movimento operaio nei primi anni ‘60 e soprattutto nell’“autunno caldo”, l’esplosione del movimento studentesco nel Sessantotto, la crescita elettorale del PCI e l’instabilità crescente del sistema politico, la Guerra Fredda… sono tutti elementi che definiscono un quadro politico e sociale problematico che allarma le classi dirigenti atlantiche e italiche

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György Lukács | Sulla responsabilità degli intellettuali

Durante la seconda guerra mondiale molti hanno sperato che distruggendo il regime hitleriano si sarebbe anche sradicata l’ideologia fascista. Ma quanto si è visto dalla fine della guerra in poi nella Germania occidentale indica che la reazione anglosassone ha addirittura salvato e favorito le basi economiche e politiche di una rinascita del fascismo hitleriano.

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Primo Levi | Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo

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Antiper | La Shoa tra ragione strumentale e ideologia

“Secondo autori come Zygmunt Bauman la Shoa è stata un prodotto della modernità, una sorta di semplice realizzazione della possibilità tecnica dello sterminio: “[la] tendenza a subordinare pensiero e azione alla pragmatica economica ed efficientista””

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Emmanuel Faye | Introduzione a Arendt et Heidegger. Extermination nazie et destruction de la pensée

In questo inizio del XXI secolo, via via che è apparsa una serie di scritti di Heidegger che confermano la radicalità del suo nazionalsocialismo e del suo antisemitismo – dai suoi seminari ai Quaderni Neri –, i difensori dell’autore della Professione di fede dei professori tedeschi in Adolf Hitler [1] si sono aggrappati alla vastità della sua ricezione nel tentativo di salvare il suo status di grande pensatore. Alcuni sono arrivati ad affermare che tutti i filosofi francesi del XX secolo avrebbero intrattenuto un rapporto essenziale con Heidegger, dimenticando Bergson, Cavaillès, Jankélévitch e molti altri [2].

Primo Levi | Hurbinek

Nel corso di quei pochi giorni, intorno a me si era verificato un mutamento vistoso. Era stato l’ultimo grande colpo di falce, la chiusura dei conti: i moribondi erano morti, in tutti gli altri la vita ricominciava a scorrere tumultuosamente. Fuori dai vetri, benché nevicasse fitto, le funeste strade del campo non erano piú deserte, anzi brulicavano di un viavai alacre, confuso e rumoroso, che sembrava fine a se stesso