Categoria: Mondo

Eurostupidaggini – Vincenzo Sparagna 0

Eurostupidaggini – Vincenzo Sparagna

Tra le infinite stupidaggini che ci vengono rifilate da giornali, TV e – non ultimo – internet, una delle più stupefacenti è quella che vede nell’euro la radice dei nostri...

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Joseph Halevi | Intervista di Eurotruffa

1) Prof. Halevi, in un suo lavoro scritto con Riccardo Bellofiore dal titolo “La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica”, sostenete che, con la grande crisi capitalistica del 2007-2008, siamo dinanzi alla terza crisi della teoria economica. Può spiegarci, brevemente, cosa intendete? Quali sono state, invece, le prime due crisi?

La crisi del 2007 è, ovviamente, anche una crisi di tutti quegli approcci teorici che celebravano l’efficienza dei mercati finanziari come trasmettitori di informazioni affidabili per non dire perfette. Ma questo non sarebbe un granché. La fase apertasi col 2007 mette in crisi anche le visioni secondo cui dal 1980 in poi, cioè con Ronald Reagan e Margaret Thatcher, il sistema economico sarebbe stato gestito da politiche neoliberiste volte a ridurre il ruolo dell Stato a favore del mercato.

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Lettera a Diego Fusaro sul suo incontro a Casapound

E così, Diego, hai scelto di seguire la strada (sbagliata) di Costanzo Preve, tuo maestro; la strada, cioè, del dialogo con organizzazioni e personaggi fascisti o ex fascisti (ex secondo loro). Purtroppo, non è una mossa imprevedibile. L’escalation dei tuoi interventi di questi mesi sull’Europa, le aperte rivendicazione nazionalistiche e la battaglia contro l’antifascismo e l’internazionalismo che stai assurdamente portando avanti (assurdamente per uno che si dichiara allievo indipendente di Marx e non di Mussolini) erano avvisaglie abbastanza chiare. Speravamo di sbagliarci, ma purtroppo non ci sbagliavamo.

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Antiper | Commento a Samir Amin sulla situazione egiziana

Samir Amin è, in genere, un osservatore attento che talvolta viene addirittura presentato come marxista. In un suo recente intervento, successivo alla repressione attuata dall’esercito nei confronti dei Fratelli Mussulmani, si è schierato apertamente con l’esercito con queste argomentazioni:

“Sì, la caduta di Mohamed Morsi e del governo dei Fratelli Musulmani è una grande vittoria per il popolo egiziano. Attesa da tutti gli egiziani. Venticinque milioni di persone hanno firmato una petizione che chiedeva le dimissioni di Morsi, eletto grazie a una frode massiccia, la cui legittimità non è stata riconosciuta dalla magistratura egiziana, ma che era stata imposta dalla decisione Washington. Il gruppo di “osservatori internazionali” non era, infatti, stato in grado di fermare le frodi!Il governo dei Fratelli musulmani ha continuato la stessa politica reazionaria di Mubarak, anche in modo più distruttivo per la maggior parte delle classi popolari. Morsi aveva chiaramente fatto intendere di non avere alcuna intenzione di rispettare le regole della democrazia e aveva mobilitato bande criminali per molestare i movimenti popolari. Sventolando sempre la bandiera di una possibile guerra civile.Morsi ha agito come un dittatore brutale, ponendo in tutte le sfere dello Stato esclusivamente persone appartenenti ai Fratelli Musulmani. La combinazione di una politica economica e sociale disastrosa e di una mancanza delle norme di gestione di uno stato ha portato ad declino un accelerato delle illusioni anteriori di gran parte della società egiziana.I Fratelli Musulmani hanno mostrato il loro vero volto. Tuttavia, le potenze occidentali hanno continuato a sostenere il “Presidente eletto”, dicendo che il regime procedeva verso la democrazia. Probabilmente proprio come la Repubblica Democratica del Qatar!Quello che è successo il 30 giugno era previsto. Grandi dimostrazioni di massa, anche superiori al gennaio 2011, con 16 milioni di persone in piazza, secondo le stime della polizia. Morsi ha risposto facendo sventolare di nuovo le bandiere della “guerra civile”. Ma lui non era in grado di mobilitare più di qualche centinaia di migliaia di sostenitori pagati.Le Potenze occidentali, Israele e i paesi del Golfo odiano la prospettiva di un Egitto indipendente, democratico, socialmente progressista. Manipoleranno i mercenari criminali chiamati jihadisti, istituiti con la complicità e il sostegno in Libia e la provincia egiziana di Sinai. Ma la nazione egiziana e il suo esercito può sconfiggerli”.

Prendiamo spunto dall’intervento di Samir Amin per svolgere alcune sintetiche considerazioni.

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Antiper | Guerra mondiale locale in Siria

 

Nell’anteprima del suo editoriale per il numero di marzo di Limes, Lucio Caracciolo scrive:

«In Siria si combatte la prima guerra mondiale locale. Mondiale perché vi sono coinvolte le massime potenze planetarie e regionali.Anzitutto, i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza. A supportare i ribelli che da due anni cercano di rovesciare il regime di Baššar al-Asad agiscono Francia, Gran Bretagna e, molto più tiepidi, Stati Uniti d’America; sul fronte opposto, la Russia è in prima linea, con la Cina, come d’abitudine, alquanto defilata. Poi, i principali attori regionali: Turchia, Qatar e Arabia Saudita guidano lo schieramento anti-Asad; Iran e affiliati libanesi (Hizbullah) sono impegnati sul terreno a protezione del cliente di Damasco. Mentre Israele prepara contromisure nel caso il conflitto rompesse i modesti argini siriani per incendiare l’intero Levante. Certo, nessuno tra i cinque Grandi e le potenze mediorientali è finora coinvolto direttamente nel conflitto. Ma tutti vi sono a vario titolo invischiati: forze speciali occidentali e soprattutto iraniane; “brigate internazionali” jihadiste e hizbullah; agenti d’influenza e mercenari d’ogni colore; copiose forniture d’armi – specie russe e arabe del Golfo; fiumi di denaro per tenere in piedi i combattenti impegnati su territori in macerie, sull’orlo della fame; soft power ovvero disinformazione, in cui eccellono le solite emittenti panarabe, Aljazeera (Doha) e al-Arabiya (Ryad) su tutte (Lucio Caracciolo, La perla di Lawrence, Limes, 4 marzo 2013).

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Marcello De Cecco e Fabrizio Maronta – Berlino, Roma e i dolori del giovane euro


I guai dell’Eurozona originano da una grave anomalia: l’essere imperniata su un paese esportatore, che drena valuta invece di crearla. Il ritorno della Mitteleuropa. Il bluff delle ‘triple A’. Se la moneta comune salta, un’Italia senza timoniere rischia la deriva (
Limes).


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La zona euro detiene un invidiabile primato storico: è l’unica area monetaria imperniata su un paese creditore, la Germania. Si tratta di una condizione assolutamente anomala: mai, prima d’ora, si era data una moneta a circolazione plurinazionale costruita attorno a un paese strutturalmente esportatore, perché la funzione del fulcro di un sistema monetario è creare liquidità, non drenarla. Tale funzione viene normalmente assolta mediante il commercio: importando beni e servizi altrui e stampando moneta per pagare le importazioni, il paese economicamente egemone alimenta la massa monetaria della sua zona d’influenza, fornendo così il carburante degli scambi e degli investimenti. Ciò presuppone, però, un deficit commerciale quasi permanente e una certa tolleranza, da parte del paese in questione, per l’inflazione e le oscillazioni del tasso di cambio.

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Antiper | Quando la Tecnica batte l’Uomo

Ed è allora proprio questa Tecnica, questo modo di funzionare della società capitalistica, questo modo di produrre e riprodurre la vita stessa che, favorendo la redistribuzione di ricchezza dal lavoro verso il capitale, ci offre la chiave di comprensione del presente. Perché una cosa, almeno, non si può negare: non è cieca, la Tecnica

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Antiper | 2060

Nel novembre scorso, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE – o OECD in inglese -) ha pubblicato una previsione di lungo termine [1] su quello che ritiene sarà l’andamento della distribuzione della ricchezza prodotta a livello globale da qui al 2060.

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Antiper | Segni dei tempi

Segno dei tempi che ricorrono, l’Iran è di nuovo nel mirino. E con l’Iran è nel mirino la Siria, che ne costituisce il principale alleato nella regione e che è oggi scossa da una guerra civile fomentata ad arte dagli “amici della democrazia” che siedono a Washington, a Parigi, a Londra, ad Ankara. Ancora una volta la banda di predoni imperialisti capitanata dagli USA (e nel caso specifico coadiuvata dalla Turchia) si presenta a portare un po’ di democrazia “made in USA”. E quando questi banditi internazionali portano la loro democrazia son bombe che fischiano.

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Antiper | Siria, un altro tassello del mosaico

Per sviluppare una riflessione sulla situazione siriana è necessario collocarla all’interno del tentativo di ristrutturazione dell’egemonia nord-americana ed europea in atto da anni in Medio Oriente. Dobbiamo legare il particolare contesto siriano con il più generale quadro internazionale che si caratterizza, da un lato, per le cosiddette “rivolte arabe” e per i loro discutibili esiti attuali [1] e, dall’altro, per la crisi economica di lunga durata del modo di produzione capitalistico, vera forza motrice di questi avvenimenti.

Antiper – Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale 0

Antiper – Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale

Download Antiper, Commento a Le radici economiche delle sollevazioni in Africa SettentrionalePDFMOBI

Download Francesco Macheda – Roberto Nadalini, Le radici economiche delle sollevazioni in Africa Settentrionale, 2011, PDF

Questo lavoro di Francesco Macheda e Roberto Nadalini è utile non solo perché è ricco di dati e correlato da un’ampia bibliografia, ma anche per l’approccio metodologico che possiamo considerare di impronta materialistica; gli autori, infatti, provano a collocare le rivolte in Nord Africa [2] dentro un quadro di lungo periodo che inizia negli anni ’70; ironizzano sul ruolo della “chiamata via Internet” e considerano limitata la lettura delle rivolte come di semplici esplosioni anti-despota (Ben Alì, Mubarak). Secondo gli autori le rivolte vanno invece inserite in un ragionamento più complessivo ed articolato che richiama anche gli effetti della crisi alimentare che ha investito il Nord Africa, le sue cause strutturali e il ruolo svolto dai paesi imperialisti in quel contesto.

Antiper | Elezioni egiziane. Un passo nella costruzione di una nuova leadership regionale? 0

Antiper | Elezioni egiziane. Un passo nella costruzione di una nuova leadership regionale?


L’esito delle elezioni egiziane e la vittoria del candidato dei Fratelli Mussulmani (Mursi) contro Shafiq (l’ultimo Primo Ministro dell’era Mubarak), così come la vittoria elettorale della Fratellanza Mussulmana in Tunisia (e se vogliamo, anche il sempre maggiore protagonismo nelle recenti elezioni libiche e nella ribellione in Siria), prefigurano l’emergere di una nuova leadership politica regionale, religiosa ma non ostile agli USA; un “islam politico” ben diverso da quello contro cui l’”Amerika” aveva lanciato i suoi strali (lo “scontro di civiltà” di Huntington) e le sue bombe (la “guerra al terrorismo” di Bush). 

Un “islam politico” che non brucia le bandiere del “Satana yankee” e che vede gli Stati Uniti come alleato nel ridisegnare lo scenario del Grande Medio Oriente. D’altronde, lo stesso Obama, già nel 2009, nel suo discorso all’Università del Cairo rivendicava “Un nuovo inizio fra mussulmani ed USA che non devono essere in competizione” e auspicava“l’inaugurazione di una nuova era. Islam e USA hanno interessi comuni che possiamo realizzare solo insieme” [1]. Se questa nuova era è iniziata, le rivolte del 2011 ne sono state la levatrice.

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Bahar Kimyongür | Il terrorismo anti-siriano e i suoi collegamenti internazionali

Fin dall’inizio della “primavera” siriana, il governo di Damasco ha affermato di combattere bande di terroristi. La maggior parte dei media occidentali denunciano questa tesi come propaganda di Stato, che serve per giustificare la repressione contro i movimenti di contestazione. Mentre è evidente che questa tesi è sacrosanta per lo Stato baathista, di reputazione poco accogliente verso i movimenti di opposizione che sfuggono al suo controllo, questa supposizione non è nemmeno sbagliata. Effettivamente, molteplici elementi senza ombra di dubbio accreditano la tesi del governo siriano.

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Antiper | Eccesso di capitale e finanziarizzazione

A questo punto, la de-regolamentazione – che viene considerata la causa dell’ipertrofia dei mercati finanziari – diventa, più che una scelta ideologica (come tendono a pensare gli “anti-neo-liberisti”), una scelta obbligata, attraverso la quale tentare di 1) evitare che mercati finanziari troppo regolamentati offrano tassi di profitto troppo bassi e 2) attendere che un rilancio su vasta scala dell’economia produttiva venga a sostituire le precarie toppe apposte dalla finanziarizzazione al ciclo di valorizzazione del capitale.

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Antiper | Lavoratori al mercato

Dal momento che il costo della forza-lavoro (il salario, in senso generale) incide sul prezzo di vendita delle merci, poter usufruire di forza-lavoro a costi inferiori consente di poter abbassare i costi di produzione. Consente, dunque: 1) di poter abbassare i prezzi per aumentare le vendite (cioè la massa di plusvalore entrante) oppure 2) di poter avere un maggiore saggio di profitto (praticando prezzi di vendita invariati e dunque rimanendo invariata la massa di merci vendute).

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Antiper | Rivolte e rivoluzioni

Stupisce constatare che sugli eventi che scuotono Nord Africa e Medio Oriente dall’inizio dell’anno pochi abbiano voluto approfondire l’analisi e molti si siano affrettati a elargire generosamente patenti rivoluzionarie a destra e a manca

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Antiper | Nuove linee rette e inutili idioti

Se si osserva la carta geo-politica dell’Africa e del Medio Oriente una cosa salta all’occhio: molto spesso, i confini sembrano tracciati con la riga; linee rette separano un paese dall’altro, spesso in modo del tutto arbitrario e apparentemente ingiustificato. È l’eredità del periodo coloniale, il risultato di successive spartizioni.

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Antiper | Digital divide

Da alcuni anni, il termine “digital divide” viene usato per indicare il crescente divario a livello tecnologico-digitale tra le varie aree del pianeta. L’analisi del digital divide misura il distacco tra paesi ad alto tasso e paesi a basso tasso di sviluppo tecnologico.

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Antiper | Non è indifferente da che parte cade un muro

L’assetto politico che dominava in Italia nel 1922 – anno della “marcia su Roma” – era stato oggetto per oltre due anni di una dura offensiva politica da parte di una serie di movimenti di lotta (riassunti sotto la denominazione storica di “Biennio rosso”). In questi 2 anni, mobilitazioni per il pane, occupazioni delle fabbriche e delle terre, formazione di Consigli di Fabbrica “politici”, ammutinamenti di guarnigioni militari… avevano mostrato la chiara volontà di quella profonda trasformazione che allora si riassumeva nello slogan “facciamo come in Russia”.