Autore: Antiper

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Marco Riformetti | I “fatti di Aigues-Mortes” tra nazionalismo e socialismo

Il presente contributo prende spunto da un’opera che lo studioso Enzo Barnabà ha dedicato ai cosiddetti “fatti di Aigues-Mortes” del 1893 (Barnaba [1994], Barnaba [2009]) che consistettero nel linciaggio di una decina di operai italiani emigrati in Francia. Si tratta di fatti abbastanza noti che al tempo ebbero vasta eco (almeno in Italia) ed il cui studio è certamente utile anche per sviluppare una riflessione sull’attualità e sulle conseguenze del nazionalismo

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György Lukács | Movimenti di massa antiscientifici del dopoguerra

L’isteria di massa, la credulità inaudita e la propensione verso le superstizioni più selvagge, anche nei cosiddetti istruiti, il bisogno ardente di fede, di religione, i cui oggetti di fede vengono gettati via con la stessa rapidità con cui sono stati accettati fanaticamente, l’influenza di massa ottenuta con la ciarlataneria più goffa: queste e molte altre sono le caratteristiche principali che emergono dalla condizione sempre più priva di prospettive della piccola borghesia in crisi.

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Comitato nazionale “chiarezza sui vaccini” | Marxismo e metodo scientifico: lotta ideologica e politica nella nuova fase pandemica

Un anno e mezzo di pandemia ha messo a nudo la crisi del sistema capitalistico.
L’evidente fallimento delle misure di contenimento – sempre parziali e tardive – attuate dai paesi capitalistici europei, nordamericani ed in generale dalla stragrande maggioranza dei paesi OCSE che seguono le dottrine neoliberiste e le crescenti conseguenze della tattica delle mezze misure prolungate sulle attività economico-sociali maggiormente colpite, hanno provocato disastrosi effetti in termini di salute pubblica, in un clima altalenante di sfiducia ed incertezza.

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Antiper | Critica dell’Appello dei docenti contro il Green Pass

L’appello esordisce con un’affermazione interessante: se il Green Pass esiste è perché il decisore politico non ha voluto assumersi una “piena” “responsabilità”. Ma una “piena” “responsabilità” di cosa? Evidentemente, la “piena” “responsabilità” di introdurre l’obbligo vaccinale. Il Governo ha dunque usato il Green Pass come escamotage per spingere alla vaccinazione gli indecisi. Vero. Ma a questo punto bisogna domandarsi perché il decisore non si è assunto le proprie responsabilità e la risposta è semplice: perché questo avrebbe compromesso la tenuta della maggioranza che appoggia il Governo. Ergo, il Governo non ha assunto una giusta [1] misura – l’obbligo vaccinale – per non scontentare partiti che sono pieni di elettori “no vax” i quali non vogliono farsi vaccinare ed avrebbero fatto le barricate contro l’obbligo (alimentando a dismisura il consenso dell’opposizione post-fascista della Meloni e per questa ragione il certificato verde è appoggiato anche da PD e M5S).
Ne deduciamo due cose: 1) se il Green Pass esiste è per colpa dei “no vax” e dei partiti e movimenti che li rappresentano – dentro e fuori il Governo (i no vax di sinistra, che pure esistono, sono sostanzialmente irrilevanti) – e 2) il Governo ha sottomesso a valutazioni di interesse politico e di potere scelte che avrebbero dovuto essere governate solo da criteri di carattere scientifico e di tutela della salute pubblica.

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Roberto Finelli e Tania Toffanin | Sul privilegio (Note critiche su Agamben-Cacciari)

Abbiamo inteso di scrivere qualche riflessione insieme su quanto Giorgio Agamben e Massimo Cacciari hanno pubblicato il 26 luglio 2021 sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (A proposito del decreto sul “green pass”), perché ci sembra utile fare un poco di chiarezza sullo spirito del tempo, sul Zeitgeist, di cui i due autori citati ci appaiono essere solo l’epifenomeno più vistoso e accreditato.

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Intervista ad Alain Badiou

“Questa pandemia si sarebbe potuta facilmente arginare, se avessimo approfondito la conoscenza scientifica dei virus della linea Sars, e preparato il vaccino adeguato: tra il 2002 e il 2004 si è verificata un’epidemia il cui responsabile virale era Sars-1. Ma siccome questa si limitò a poche regioni asiatiche e uccise solo tra le 700 e le 800 persone, nessuno si preoccupò del futuro di questo ceppo virale”

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Albert-László Barabási | Viruses and Fads

When in 1997 we saw the first decline of AIDS deaths in the United States, we thought that the worst was over. We were wrong. Currently, every day 15,000 people are infected worldwide. The majority of them will die of the disease within a decade. If you are a fifteen-year-old in Botswana today, your risk of contracting and dying of AIDS during your lifetime is almost 90 percent

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Marco Riformetti | Democrazia borghese e democrazia socialista. Sulla dittatura del proletariato

Nessun potere dominante ricorre mai inutilmente all’uso della violenza. Sebbene la violenza sia sempre la risorsa di “ultima istanza”, ricorrervi frequentemente è una testimonianza di debolezza. Lo Stato cerca sempre di ricorrere piuttosto ad altre forme di potere, più intangibili, ma sempre comunque molto efficaci; si pensi al concetto di “violenza simbolica” in Bourdieu o a quello di “ideologia” in Althusser. E si pensi soprattutto al concetto gramsciano di “egemonia” per il quale il dominio non è mai pura forza, ma insieme di forza ed egemonia politica e culturale; in un passaggio importante dei Quaderni Gramsci definisce Lenin “il più grande teorico moderno della filosofia della praxis” e gli riconosce il merito fondamentale di aver riscoperto l’importanza della battaglia culturale, della “battaglia delle idee”, come antidoto all’economicismo

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Antiper | DAD o non DAD? Questo (non) è il problema

Con l’esplosione della pandemia anche il mondo della scuola ha dovuto attrezzarsi e parte delle lezioni in presenza sono state sostituite con lezioni a distanza; questo ha fatto nascere uno scontro senza esclusione di colpi tra i sostenitori (della necessità) della didattica adistanza (DAD) – prudentemente rinominata nella seconda fase didattica digitale integrata (DDI) – e i suoi avversari (tra le cui fila troviamo il variegato mondo dei libertari-negazionisti, ma anche una certa parte della sinistra “radicale” che ha, ormai da molto tempo, smarrito la capacità di “cogliere il punto” in ogni situazione).

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Antiper | Sull’universalismo comunista

Anche se per molti versi il comunismo moderno si distingue profondamente dai vari “comunismi” precedenti è pur vero che, per altri versi, ne costituisce lo sviluppo.
Ad esempio, l’abolizione della proprietà privata è certamente un elemento distintivo e permanente di una concezione “comunista”1; come si potrebbe infatti pensare una società comunista che preservasse la possibilità della proprietà privata2? D’altra parte il modo in cui questa richiesta viene avanzata – ad esempio, “abolizione per tutti” o “abolizione solo per una parte” – cambia, e di molto, la situazione

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Antiper | Commento a David Harvey, L’importanza della Cina nell’economia mondiale

Harvey inizia la propria analisi raccontando un episodio di “cronaca finanziaria”: siamo nel 2019 e Apple subisce un brutto colpo alle proprie quotazioni di borsa per aver dovuto riconoscere di non essere in grado di cogliere gli obiettivi di vendita previsti, soprattutto rispetto al mercato cinese. Apple produce in Cina e in Cina controlla una quota di mercato del 6-7%, che rappresenta comunque un valore enorme; d’altra parte, l’80% di quel mercato è ormai saldamente nelle mani di aziende cinesi che fino a 10 anni fa esistevano quasi solo sulla carta e che oggi, dopo aver preso il controllo del mercato interno, stanno prendendo il controllo anche di buona parte di quello internazionale.

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David Harvey | L’importanza della Cina nell’economia mondiale

David Harvey, L’importanza della Cina nell’economia mondiale, settimo capitolo di The Anti-capitalist Chronicles, Pluto press, 2020. Traduzione CR per Antiper (dicembre 2020) Il 2 gennaio 2019, dopo la chiusura del...

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Antiper | La strada meno percorsa. Appunti su comunismo e natura umana

È passato molto tempo dal Manifesto [2] ma del comunismo si continua a parlare; e molto, stando alle quotidiane dichiarazioni di morte di cui è oggetto. Evidentemente lo “spettro” – come ebbero a definirlo Marx ed Engels (e oggi il termine sembra ancor più appropriato, se è vero che della prospettiva del comunismo si dice che sia morta e sepolta) – sembra incutere ancora una certa qual inquietudine.
Non c’è da stupirsi, in fondo. I capitalisti (o quanto meno i loro “intellettuali organici”) sanno bene che il modo di produzione capitalistico genera le loro ricchezze, ma anche una serie di irrisolvibili contraddizioni; ed è proprio dentro queste contraddizioni, prima ancora che nella soggettiva consapevolezza degli uomini, che si costituiscono la possibilità e la necessità storica del “nuovo mondo”, del non ancora esistente

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Alain Badiou | Niente di nuovo sotto il sole. Dialogo sul Covid-19

In questa raccolta è contenuto l’intervento di Alain Badiou sul Covid-19 Sulla situazione epidemica su cui anche Antiper ha scritto un commento: Tra mercati antichi e rotte globali. Commento a...

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John Bellamy Foster | La “dialettica della natura” di Engels nell’Antropocene

Nel capitolo «Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia» del suo Dialettica della natura, Friedrich Engels affermava: «Ogni cosa influenza ed è influenzata da ogni altra cosa» [1]. Oggi, a duecento anni dalla sua nascita, Engels si può considerare uno dei fondatori del pensiero ecologico moderno. Se la teoria della frattura metabolica di Karl Marx è alla base dell’ecologia odierna ispirata al materialismo storico, resta pur vero che il contributo di Engels alla nostra comprensione del problema ecologico nel suo insieme rimane indispensabile – un contributo basato sulle sue approfondite ricerche sul metabolismo universale della natura, che rafforzarono e ampliarono l’analisi di Marx