Autore: Antiper

Noi restiamo Torino | Roberto Fineschi: ripartire da Marx 0

Noi restiamo Torino | Roberto Fineschi: ripartire da Marx

Lezione 1: Marx, la MEGA 2, il marxismo Lezione 2: Presente, passato, futuro. Per una teoria del processo storico Lezione 3: Marx “economista” (I): Merce-Denaro o Valore-Lavoro? Lezione 4: Marx “economista” (II): La trasformazione del valore...

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Antiper | Questioni di “democrazia” in FIOM. Sull’estromissione di Sergio Bellavita dalla Segreteria Nazionale FIOM

Un vecchio intervento del 2012 che può forse tornare di una qualche attualità a seguito della recente decisione di lasciare la CGIL da parte di Sergio Bellavita, già coordinatore dell’Area...

Antiper | A qualcuno sembrava Stalingrado. Invece era Caporetto. Note a freddo sul risultato referendario del 17 aprile 0

Antiper | A qualcuno sembrava Stalingrado. Invece era Caporetto. Note a freddo sul risultato referendario del 17 aprile

Sono ormai molti anni che l’asin/istra (extra o ex parlamentare) passa agilmente di sconfitta in sconfitta. Niente di male: in fondo – come si dice? – chi non lotta ha già perso. Quello che però non si era ancora visto – o che almeno non si era ancora visto con la chiarezza con cui lo si è visto domenica 17 aprile – è che l’asin/istra è ormai in grado di perdere, oltre le sue, anche le battaglie non sue.

Che con le trivelle, il referendum “contro le trivelle”, non avesse in realtà molto a che fare ad un certo punto era diventato chiaro anche ai sassi i quali avevano ben capito che il referendum aveva a che fare con altro: sul piano tecnico, con la durata delle concessioni e, sul piano politico, con lo scontro all’interno del PD e con quello dell’opposizione con il Governo.

Saggio di profitto 0

Vladimiro Giacché | Leggere la crisi: stagnazione secolare o caduta tendenziale del saggio di profitto?

Vladimiro Giacché | Leggere la crisi: stagnazione secolare o caduta tendenziale del saggio di profitto?, in Società natura storia. Studi in onore di Lorenzo Calabi, a cura di Andrea Civello,...

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Giorgio Cesarale | Il secondo Lukács: l’ontologia dell’essere sociale nell’epoca della manipolazione

[par. 2 del cap. 4 “Filosofia e marxismo nell’Europa della Guerra fredda”, in a c. di S. Petrucciani, Storia del marxismo. II Comunismi e teorie critiche nel secondo Novecento, Carocci,...

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Militant | Il significato della supremazia bianca oggi. Racconto della conferenza di Angela Davis

«Non sono più iscritta al partito comunista, ma sono ancora comunista». Questa una delle affermazioni di Angela Davis durante la lezione magistrale che ha tenuto lunedì scorso all’Università di Roma...

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Friedrich Engels | Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera! (in morte di Karl Marx)

 
ll 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.
 
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d’Europa e d’America, nonché per la scienzastorica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.
 
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
 
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Raniero Panzieri | Sull’uso capitalistico delle macchine nel neocapitalismo

“Com’è noto, la cooperazione semplice si presenta, secondo Marx, storicamente all’inizio del processo di sviluppo del modo di produzione capitalistico. Ma questa figura semplice della cooperazione è soltanto una forma particolare della cooperazione in quanto forma fondamentale della produzione capitalistica.

 

‘La forma capitalistica presuppone fin da principio l’operaio salariato libero, il quale vende al capitale la sua forza-Iavoro)’ (Karl Marx, Il Capitale).

Ma l’operaio, in quanto proprietario e venditore della sua forza-lavoro, entra in rapporto con il capitale soltanto come singolo. La cooperazione, il rapporto reciproco degli operai

 

‘comincia soltanto nel processo lavorativo, ma nel processo lavorativo hanno già cessato d’appartenere a se stessi. Entrandovi, sono incorporati nel capitale. Come cooperanti, come membri di un organismo operante, sono essi stessi soltanto un modo particolare di esistenza del capitale. Dunque, la forza produttiva sviluppata dall’operaio come operaio sociale è forza produttiva del capitale. La forza produttiva sociale del lavoro si sviluppa gratuitamente appena gli operai vengono posti in certe condizioni; e il capitale li pone in quelle condizioni. Siccome la forza produttiva sociale del lavoro non costa nulla al capitale, perchè d’altra parte non viene sviluppata dall’operaio prima che il suo stesso lavoro appartenga al capitale, essa si presenta come forza produttiva posseduta dal capitale per natura, come una forza produttiva immanente’ (Karl Marx, Il Capitale)”.

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Gianfranco Pala | Il capitale fisso e l’intelligenza generale della società. Su “general intellect” e dintorni

La separazione del lavoro dal sapere, anziché essere superata col cosiddetto postfordismo (come alcuni vorrebbero far credere), e tuttavia neppure creata da esso, rimanda alla divisione del lavoro storicamente rilevante nelle società classiste, ai fini dell’affermazione del dominio di una classe (casta, ordine, ecc.), che è quella tra lavoro mentale e lavoro fisico

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Carla Filosa | Corso di critica del capitalismo (@UniGramsci)

Carla Filosa | Corso di critica del capitalismo (@UniGramsci)
Per informazioni: Università Popolare “Antonio Gramsci” | Corso di critica al capitalismo

IAT | Incontri con Lenin a cura di Emilio Quadrelli: ‘Stato e rivoluzione’ 0

IAT | Incontri con Lenin a cura di Emilio Quadrelli: ‘Stato e rivoluzione’

  Emilio Quadrelli ha registrato questa relazione sulla quale, nei prossimi giorni, convocheremo un incontro Skype all’interno del quale i partecipanti potranno dialogare con il relatore e la sua interpretazione...

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Antiper | Rileggere il Capitale (tutti gli incontri)

Domenica 3 luglio 2016 | ore 10.30 VII incontro Questo settimo incontro è dedicato ai capitoli che formano la VII sezione. Settima sezione | Il processo di accumulazione del capitale...

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Wu Ming | Per Bruno Fanciullacci

A Firenze è un “largo”, a Pontassieve una “via”. Largo e Via Bruno Fanciullacci. Due targhe inaugurate di recente (2002 e 2003), tra polemiche politiche e querele incrociate. Fanciullacci fu un partigiano gappista, medaglia d’oro della Resistenza. Alcuni lo ritengono un killer (“l’assassino di Giovanni Gentile”), altri – noi compresi – un eroe. Pochi sinora lo hanno considerato un filosofo. E’ tempo di omaggiarlo in quella veste. Sì, filosofo. Una nomea da riscattare, dopo anni di utilizzi arrischiati tipo “il filosofo Rocco Buttiglione”, di torpore accademico e convegni trascorsi a spaccare in sedici il pelo trovato nell’uovo.

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Stefano Petrucciani | Una teoria che non fa scuola

L’impatto che Karl Marx ha avuto sulla storia del XIX e del XX secolo è stato così forte da non poter essere paragonato a quello di nessun altro pensatore. Solo i fondatori delle grandi religioni hanno lasciato alla storia del mondo una eredità più grande, influente e persistente di quella che si deve al pensatore di Treviri. Ma per capire che tipo di influenza ha avuto la figura di Marx sulla storia del suo tempo e di quello successivo, bisogna mettere a fuoco un aspetto che concorre con altri a determinarne la singolarità: l’attività di Marx si è caratterizzata per il fatto che Marx è stato al tempo stesso un pensatore e un organizzatore/leader politico, e di statura straordinaria in entrambi i campi. Notevolissima è stata la ricaduta che le sue teorie hanno avuto sul pensiero sociale, filosofico e storico, ma ancor più grande, anche se non immediato, è stato l’impatto che la sua attività di dirigente politico (dalla stesura del Manifesto del Partito Comunista alla fondazione della Prima Internazionale) ha lasciato alla storia successiva.

Certo, una duplice dimensione di questo tipo non appartiene solo a Marx: la si può anche ritrovare in grandi leader che furono suoi antagonisti, da Proudhon a Mazzini a Bakunin. Ma in Marx entrambe le dimensioni, quella della costruzione teorica e quella della visione politica, attingono una potenza che manca a questi suoi pur importanti antagonisti. Sul piano della organizzazione politica dall’attività di Marx sono infatti derivati, nel tempo e attraverso complesse mediazioni, i partiti socialdemocratici e poi quelli comunisti che hanno inciso così largamente nella storia del Novecento. Sul piano teorico, invece, Marx ha influenzato, e continua a segnare ancora oggi, una parte non trascurabile della cultura che dopo di lui si è sviluppata.

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Giulia Bausano, Emilio Quadrelli | Della guerra. Crisi e conflitti dell’imperialismo

Giulia Bausano – Emilio Quadrelli | Della guerra. Crisi e conflitti dell’imperialismo, Opuscolo formato A5 + copertina, PDF, 88 Pag. 2015
 

“La guerra oggi non è niente di diverso da quello che era prima. Essa aumenterà la domanda di navi, aumenterà i rischi dei trasporti e i prezzi delle merci; la speculazione avrà una ripresa…Al contrario se non viene alla guerra, il mondo dovrà ancora aspettare a lungo un miglioramento naturale che è ancora lontano” (In P. Togliatti, La preparazione di una nuova guerra mondiale da parte degli imperialisti e i compiti dell’Internazionale comunista)

 
Incipit
 
Mentre si stava completando la revisione del presente saggio Parigi era sotto attacco. Cellule islamiche combattenti, legate all’Isis, hanno portato la guerra non solo dentro le metropoli imperialiste ma lo hanno fatto colpendo direttamente la popolazione. Non si è trattato di un attacco indiscriminato, come sostenuto da gran parte dei commentatori e analisti distratti, bensì di una serie di azioni che miravano a colpire i rituali maggiormente frequentati dalla popolazione: la cena al ristorante all’inizio del week–end, un concerto live e, rituale tra i rituali, lo stadio. Nessuna “follia terrorista” ma una lucida e razionale strategia di guerra. Il suo obiettivo, ampiamente raggiunto, è stato quello di riportare la dimensione di massa della guerra proprio là dove, il “pensiero strategico”, l’aveva archiviata nel museo della storia. L’imperialismo fondamentalista, con questa mossa, spiazza l’intero archetipo della forma guerra coltivato dagli imperialismi occidentali ponendolo in una oggettiva situazione di crisi. Mettendo sotto scacco lo stile di vita della popolazione raggiunge un triplice obbiettivo: in prima istanza pone in una condizione cognitivamente impensabile, e probabilmente insostenibile, le popolazioni occidentali le quali, della guerra, avevano un’idea non distante dal videogame; in seconda battuta logora il nemico il quale, di fronte ad attacchi simili, non può che precipitare in una situazione di panico permanente obbligandolo a consumare, senza che la cosa apporti, con ogni probabilità, a qualche risultato concreto, enormi quantità di mezzi e di risorse nell’illusione di garantire la sicurezza dentro i propri territori; infine, ma non per ultimo, rafforza l’opera di consenso tra le popolazioni sulle quali esercita direttamente il suo potere politico in quanto fa subire alle popolazioni nemiche lo stesso trattamento al quale sono, o sono state, sottoposte le popolazioni vittime dell’aggressione imperialista occidentale coniugando così, all’operazione bellica, un’opera di proselitismo il cui effetto a cascata è pressoché garantito. Quanto accaduto sembra, pertanto, rafforzare e confermare le ipotesi di seguito sostenute. La guerra imperialista, oggi, non è più una tendenza ma la nuda e cruda realtà con la quale fare i conti. Il contributo che segue prova ad andare esattamente in tale direzione.
 
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Antiper | Dalla filosofia alla concezione materialistica della storia

Nel parlare di marxismo e filosofia si va da chi afferma che il vero problema del marxismo è l’assenza di uno spazio filosofico specifico a chi afferma che un po’ di buona filosofia c’è, ma bisogna disseppellirla da sotto una montagna di deformazioni economicistiche, storicistiche, umanistiche, a chi sostiene che in Marx è posto in modo esauriente il problema filosofico fondamentale. E così via. Più in generale i filosofi vogliono più filosofia.

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Louis Althusser | Lenin e la filosofia

  EBOOK   Louis Althusser Lenin e la filosofia …………………………………………………………… eBook, 52 pag. Autoproduzioni, 2015 …………………………………………………………… “Era giusto sessant’anni fa, nel 1908. Lenin stava allora a Capri, in compagnia di Gorki,...

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Antiper | Dalla filosofia alla concezione materialistica della storia, Appunti per una introduzione alla concezione materialistica della storia, n.1

Sul rapporto tra marxismo e filosofia sono state scritte intere biblioteche. Il “dilemma” è ricondotto alla questione, posta dai filosofi “di professione”, dell’insufficiente, nascosto, frainteso o addirittura mistificato “statuto filosofico” del marxismo.
Nel parlare di marxismo e filosofia si va da chi afferma che il vero problema del marxismo è l’assenza di uno spazio filosofico specifico a chi afferma che un po’ di buona filosofia c’è, ma bisogna disseppellirla da sotto una montagna di deformazioni economicistiche, storicistiche, umanistiche, a chi sostiene che in Marx è posto in modo esauriente il problema filosofico fondamentale. E così via.

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IAT | Incontri con Lenin: Che fare? (a cura di Emilio Quadrelli)

Vladimir Ilic Ulianov – Lenin – è certamente una delle maggiori figure intellettuali e politiche del mondo contemporaneo.  La sua azione e la sua riflessione sono state decisive nella storia...