Giulia Bausano – Emilio Quadrelli | Della guerra. Crisi e conflitti dell’imperialismo, Opuscolo formato A5 + copertina, PDF, 88 Pag. 2015
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“La guerra oggi non è niente di diverso da quello che era prima. Essa aumenterà la domanda di navi, aumenterà i rischi dei trasporti e i prezzi delle merci; la speculazione avrà una ripresa…Al contrario se non viene alla guerra, il mondo dovrà ancora aspettare a lungo un miglioramento naturale che è ancora lontano” (In P. Togliatti, La preparazione di una nuova guerra mondiale da parte degli imperialisti e i compiti dell’Internazionale comunista)
Incipit
Mentre si stava completando la revisione del presente saggio Parigi era sotto attacco. Cellule islamiche combattenti, legate all’Isis, hanno portato la guerra non solo dentro le metropoli imperialiste ma lo hanno fatto colpendo direttamente la popolazione. Non si è trattato di un attacco indiscriminato, come sostenuto da gran parte dei commentatori e analisti distratti, bensì di una serie di azioni che miravano a colpire i rituali maggiormente frequentati dalla popolazione: la cena al ristorante all’inizio del week–end, un concerto live e, rituale tra i rituali, lo stadio. Nessuna “follia terrorista” ma una lucida e razionale strategia di guerra. Il suo obiettivo, ampiamente raggiunto, è stato quello di riportare la dimensione di massa della guerra proprio là dove, il “pensiero strategico”, l’aveva archiviata nel museo della storia. L’imperialismo fondamentalista, con questa mossa, spiazza l’intero archetipo della forma guerra coltivato dagli imperialismi occidentali ponendolo in una oggettiva situazione di crisi. Mettendo sotto scacco lo stile di vita della popolazione raggiunge un triplice obbiettivo: in prima istanza pone in una condizione cognitivamente impensabile, e probabilmente insostenibile, le popolazioni occidentali le quali, della guerra, avevano un’idea non distante dal videogame; in seconda battuta logora il nemico il quale, di fronte ad attacchi simili, non può che precipitare in una situazione di panico permanente obbligandolo a consumare, senza che la cosa apporti, con ogni probabilità, a qualche risultato concreto, enormi quantità di mezzi e di risorse nell’illusione di garantire la sicurezza dentro i propri territori; infine, ma non per ultimo, rafforza l’opera di consenso tra le popolazioni sulle quali esercita direttamente il suo potere politico in quanto fa subire alle popolazioni nemiche lo stesso trattamento al quale sono, o sono state, sottoposte le popolazioni vittime dell’aggressione imperialista occidentale coniugando così, all’operazione bellica, un’opera di proselitismo il cui effetto a cascata è pressoché garantito. Quanto accaduto sembra, pertanto, rafforzare e confermare le ipotesi di seguito sostenute. La guerra imperialista, oggi, non è più una tendenza ma la nuda e cruda realtà con la quale fare i conti. Il contributo che segue prova ad andare esattamente in tale direzione.
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