Angela Davis | Lucy Parsons
Questo profilo di Lucy Parsons è tratto da Angela Davis, Donne, razza, classe, Edizioni Alegre 2018 e in particolare dal capitolo Le donne comuniste. Lucy Parsons era stata anarchica in gioventù e divenne comunista negli anni ’20. Negli anni ’30 aderì al partito comunista. Lucy Parsons fu una rivoluzionaria che combatté per i diritti delle donne e dei lavoratori. Un modello di femminismo antitetico a quello oggi dilagante.
Lucy Parsons è ancora oggi una di quelle poche donne Nere di cui si fa menzione nelle cronache del movimento operaio statunitense. È però quasi sempre identificata in modo riduttivo come la “devota moglie” di Albert Parsons, martire di Haymarket. Per l’esattezza Lucy Parsons fu una delle militanti più attive nella campagna in difesa di Albert Parsons, ma fu molto più che una moglie fedele a sostegno del marito, e in seguito molto più che una vedova con la volontà di vendicarne la morte. Come conferma la recente biografia di Carlyn Asbaugh [417] la sua attività giornalistica e militante in difesa della classe operaia proseguì per più di sessant’anni. La partecipazione di Lucy Parsons alle lotte operaie ebbe inizio quasi dieci anni prima del massacro di Haymarket e continuò in seguito per i cinquantacinque anni a seguire. Il suo percorso politico oscillò dalle posizioni anarchiche della gioventù all’adesione al Communist Party in età adulta.
Nata nel 1853, Lucy Parsons aderì al Socialist Labor Party nel 1877. Negli anni a seguire pubblicò molti articoli e poesie per il Socialist, il giornale di questa organizzazione anarchica, e iniziò a militare nella Chicago Working Women’s Union. [418] In seguito agli scontri a fuoco – provocati dalla polizia – del primo maggio 1886 di Haymarket Square, a Chicago, il marito di Lucy Parsons fu uno degli otto dirigenti operai radicali arrestati dalle autorità. Lucy Parsons diede inizio immediatamente a una campagna per la liberazione dei manifestanti di Haymarket. Viaggiando per tutto il paese divenne una nota leader del movimento operaio e grande sostenitrice dell’anarchismo. La sua reputazione ne fece un bersaglio fin troppo frequente della repressione. A Columbus, in Ohio, per esempio, il sindaco vietò un suo intervento in città programmato per il mese di marzo e poiché lei si rifiutò di rispettare il divieto venne sbattuta in prigione dalla polizia. [419] Città dopo città,
si vide negare l’ingresso alle conferenze all’ultimo minuto, si trovò gli agenti investigativi in ogni sala che ospitava i suoi incontri e la polizia la tenne costantemente sotto sorveglianza. [420]
Persino il giorno dell’esecuzione del marito, Lucy Parsons e suoi due bambini furono arrestati dalla polizia di Chicago. Mentre la traevano in arresto uno dei poliziotti commentò: «Dobbiamo temere quella donna più di mille rivoltosi». [421]
Benché fosse Nera – cosa che dovette spesso dissimulare a causa delle leggi che proibivano il matrimonio misto – e nonostante fosse una donna Lucy Parsons sostenne che il razzismo e il sessismo fossero questioni di second’ordine rispetto allo sfruttamento capitalista della classe lavoratrice. Poiché i Neri e le donne, diceva Parsons, subivano lo sfruttamento capitalistico non meno dei bianchi e degli uomini, tutte le energie dovevano essere dedicate alla lotta di classe. Dal suo punto di vista i Neri e le donne non subivano alcuna forma specifica di oppressione e non esisteva a suo parere la necessità di un movimento di massa delle persone oppresse dal razzismo e dal sessismo. Il sesso e la razza, nelle analisi di Lucy Parsons, erano solamente delle circostanze esistenziali strumentalizzate dal padronato per giustificare un maggiore sfruttamento delle donne e delle persone di colore. Se i Neri subivano la brutalità del linciaggio, era perché la povertà li aveva resi il gruppo di lavoratori più vulnerabile di tutti: «Ci sono davvero delle persone così stupide – si domandava nel 1886 – da credere che queste violenze siano state inflitte al Negro per il fatto di essere Nero?». [422]
Assolutamente no. La ragione è che egli è povero. E da un punto di vista di classe egli è ancora più povero del suo fratello del nord, schiavo del salario. [423]
Lucy Parsons e “Mother” Mary Jones furono le prime due donne a unirsi all’organizzazione radicale operaia degli Industrial Workers of the World. Altamente rispettate nel movimento operaio, durante il congresso di fondazione dei Wobblies del 1905 furono entrambe invitate a sedere in direzione al fianco di Eugene Debs e Big Bill Haywood. Nel discorso che Lucy Parsons tenne al congresso davanti ai delegati rivelò la sua particolare sensibilità per l’oppressione delle donne lavoratrici che, dal suo punto di vista, erano strumentalizzate dai capitalisti al fine di ridurre i salari dell’intera classe operaia:
Noi, donne di questo pese, non abbiamo il diritto di voto anche se vorremmo farne uso […], ma abbiamo il nostro lavoro […]. Ovunque i salari debbano essere ridotti, il capitalista utilizza le donne per ridurli. [424]
Inoltre in un’epoca in cui la drammatica condizione delle prostitute era completamente ignorata Parsons intervenne al congresso degli Industrial Workers of the World parlando anche per «le mie sorelle che incontro di notte quando giro per Chicago». [425]
Durante gli anni Venti del Novecento Lucy Parsons iniziò a sentirsi sempre più vicina alle lotte del neonato Communist Party. Profondamente impressionata dalla rivoluzione dei lavoratori russi del 1917 Parsons divenne fiduciosa che col tempo la working class avrebbe trionfato anche negli Stati Uniti d’America. Quando i comunisti insieme ad altre forze progressiste fondarono nel 1925 l’International Labor Defense, Parsons decise di aderire come lavoratrice a questa nuova organizzazione sindacale. Lottò poi per la liberazione di Tom Mooney in California, per gli “Scottsboro Nine” in Alabama e per il giovane comunista Nero Angelo Herndon incarcerato dalle autorità della Georgia. [426]
Nel 1939, secondo la sua biografa, Lucy Parsons aderì ufficialmente al Partito Comunista. [427] Quando morì nel 1942 un tributo nel Daily Worker la descrisse come
il nesso tra il movimento operaio di oggi e i grandi eventi storici degli anni Ottanta dell’Ottocento […].
Parsons fu una delle donne più grandi, coraggiose e devote alla working class d’America. [428]
Note
[417] Carolyn Asbaugh, Lucy Parsons. American Revolutionary, cit., p. 264.
[418] Ibid., pp. 30-33.
[419] Ibid., p. 112.
[420] Ibid., p. 117.
[421] Ibid., p. 136.
[422] Ibid., pp. 65-66.
[423] Ibid., p. 66.
[424] Ibid., p. 217.
[425] Ivi.
[426] Una breve descrizione del caso di Tom Mooney si trova in Foster, History of the Communist Party, cit., p. 131 e p. 380. Riguardo gli Scottsboro Nine, vedi ibid., p. 286, e Foster, The Negro People, cit., pp. 482-483. Per il caso di Angelo Herndon vedi Foster, History of the Communist Party, cit., p. 288 e Id., The Negro People, cit., p. 461 e p. 483.
[427] Asbaugh, op. cit., p. 261.
[428] Ibid., p. 267.