Giulia Iacometti | Importanza politica della querelle tra Jason Moore e la Monthly Review
Tratto da Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine.
La questione del dualismo ha un’importanza non solo epistemologica, ma anche politica. Postulare la netta separazione tra società (capitalistica) e natura può infatti condurre a ritenere possibile e auspicabile un capitalismo rispettoso dell’ambiente grazie allo sviluppo di tecnologie “eco-sostenibili”
“Per geo-ingegneria, o più specificamente ingegneria climatica, si intende l’applicazione di tecniche artificiali di intervento umano sull’ambiente fisico (atmosfera, idrosfera, litosfera, ecc…) volte a contrastare il riscaldamento globale antropogenico. Un riferimento ormai classico sono le tecniche di ingegneria planetaria (geo-engineering ndA) per catturare e ridurre la presenza di anidride carbonica in atmosfera” [1]
Ma è del tutto evidente che sviluppare tecnologie capaci di “pulire l’atmosfera” può anche trasformarsi in un incentivo a continuare a sporcarla. È l’effetto che sociologi ed economisti hanno osservato in relazione all’adozione obbligatoria delle cinture di sicurezza in auto: la maggiore sicurezza garantita dalle cinture produce una maggiore spericolatezza alla guida e un maggior numero di incidenti (con un numero microscopicamente decrescente di vittime tra i conducenti e un numero invece sensibilmente crescente di vittime tra i pedoni).
Pensare di affidare all’uso delle “nuove tecnologie” la soluzione dei “vecchi problemi” è solo un’illusione anche perché i vecchi problemi non sono stati generati dall’uso generico di “vecchie tecnologie”, ma piuttosto dal loro uso capitalistico.
Del resto, è lo stesso Marx che suggerisce di operare questa distinzione
“L’economista borghese non nega affatto che dall’uso capitalistico delle macchine provengano anche inconvenienti temporanei: ma dov’è la medaglia senza rovescio? Per lui è impossibile adoprare le macchine in modo differente da quello capitalistico. Dunque per lui sfruttamento dell’operaio mediante la macchina è identico a sfruttamento della macchina mediante l’operaio. Dunque, chi rivela come stanno in realtà le cose quanto all’uso capitalistico delle macchine, non vuole addirittura che le macchine siano adoprate in genere, è un avversario del progresso sociale!” [2]
In questo senso, appare debole anche l’eccessiva fiducia che Ian Angus ripone nell’opinione degli scienziati e nel carattere “neutro” della scienza [3].
Postulare la solidarietà – sia pure antitetico-polare – tra società e natura rende invece impossibile una visione tecno-ambientalista che non mette in discussione i rapporti di produzione capitalistici, ma che anzi (si) illude che sia proprio grazie allo sviluppo capitalistico che si possano risolvere i drammatici problemi posti da tale sviluppo.
Note
[1] E. Leonardi, A. Barbero, Introduzione a Jason W. Moore, Antropocene o Capitalocene?, pag.10.
[2] K. Marx, Il Capitale, Einaudi, pag. 486.
[3] I. Angus, Knocking Down Straw Figures, International Socialist Review. https://isreview.org/issue/103/knocking-down-straw-figures
Un bel tweet di Jason Moore su questo post: “A brief but useful intervention. One of that few that understands how the #worldecology critique of dualism is a critique of ideology, of capitalism’s ruling abstractions. #capitalocene”