Antiper | La tradizione politica come cortina fumogena
Tratto da Antiper, Partito e organizzazione, Contributo per il Forum della Rete dei Comunisti, Roma, 27 febbraio 2010
Continuando a ragionare sul tema dell’organizzazione comunista, a noi pare indispensabile il superamento di una logica ideologico-residuale che ci ripropone “ad ogni pie’ sospinto” dibattiti su Trotzky e Stalin, su Gramsci e Bordiga, su Franco e Ciccio, su Tom e Jerry, su Tizio e Caio… senza riuscire a produrre uno straccio di analisi storico-materialistica degna di questo nome.
“E’ vero che per affrontare i compiti dell’oggi abbiamo bisogno, oltre che degli strumenti teorici del socialismo scientifico, anche di una lettura materialistica della storia delle lotte di classe nei paesi a modo di produzione capitalistico e in quelli “a modo di produzione socialista in via di costruzione”. Ma, appunto, una lettura materialistica della storia delle lotte di classe e non una lettura idealistica della storia degli scontri tra le varie linee teoriche. In linea di principio, su questo tema il conto si sarebbe potuto considerare chiuso già nel 1846 quando Marx ed Engels, nell’Ideologia tedesca, stigmatizzavano le convinzioni dei Giovani hegeliani che “non combattono il mondo realmente esistente quando combattono soltanto le frasi di questo mondo”.
Ciascuno di noi è libero di ritenere che la propria affinità con una delle tradizioni del comunismo storico del ’900 sia lo strumento più efficace per comprendere la realtà e per trasformarla. Ma il banco di prova è la capacità concreta di mettere in pratica un progetto conforme all’obbiettivo della trasformazione in senso comunista del mondo” [1].
Prendiamo un caso recente.
Qualche mese fa, nella redazione del quotidiano anti-comunista Liberazione, 23 “penniVendoli” hanno scritto una “lettera di diffida” contro il nuovo direttore – Dino Greco – per aver consentito la pubblicazione di una recensione di Guido Liguori al libro di Domenico Losurdo (“Stalin. Storia e critica di una leggenda nera”). Ora ci vuole una discreta dose di coraggio per “criticare un direttore che ha permesso la pubblicazione di una recensione critica di un libro che tratta criticamente di Stalin” e, nello stesso tempo rivendicare tranquillamente il sostegno ad una linea filo-governativa di rifinanziamento delle missioni militari in Afghanistan, di scippo (anticipato) del TFR dei lavoratori, di elargizione di 6 miliardi di euro all’anno al padronato con la riduzione del “cuneo fiscale”, di implementazione concreta (ma “a malincuore”, ci mancherebbe) delle leggi Bossi-Fini e Treu-Biagi, ecc, ecc, ecc…
Dunque: Stalin era un criminale e come tale non si devono scrivere libri su di lui e tanto meno recensirli; quello che ci è meno chiaro è come dimostrare che il Sig. Tommaso Padoa-Schioppa, invece, stava dalla parte dei lavoratori (evidentemente, per questa e non per altre meno nobili ragioni di scranno istituzionale e “giornalistico” i Bertinotti, i Turigliatto e i 23 di Liberazione gli votavano/esprimevano la propria fiducia).
Dall’altra parte, però, Losurdo si prende la briga di “riabilitare Stalin” e nello stesso tempo sottoscrive lettere in cui si chiede di riabilitare anche partiti come il PdCI; sissignori, avete letto bene, il PdCI: quel partito che non solo ha appoggiato convintamente i governi Prodi, ma che, pur di appoggiare anche quelli D’Alema e Amato, produsse addirittura una scissione nel PRC; quel partito il cui segretario (Oliviero Diliberto) ha messo la propria firma, insieme all’altro compagno di merende Cesare Salvi, in calce alle legge 83/2000 che restringe il diritto di sciopero nei servizi pubblici “essenziali”; quel partito che inneggia a Enrico Berlinguer come il punto più altro raggiunto dai comunisti in questo paese… Per Losurdo e soci [2] (della nuova Associazione Marx XXI, che assomiglia come una goccia d’acqua alla fu Associazione Culturale Marxista del buon Armando Cossutta) quel PdCI sarebbe, nientemeno, che la “speranza” dei comunisti in Italia. Ah beh… siamo messi bene, non c’è che dire.
E dunque: non sarebbe surreale se, inseguendo lo scontro “storico-ideologico su Stalin” tra i Losurdo e gli “anti-Losurdo”, ci lasciassimo fuorviare dal punto politico oggi dirimente ovvero il fatto che i Losurdo e gli “anti-Losurdo” ritengono – aldilà delle chiacchiere ovvero delle auto-critiche ipocrite – che aver appoggiato i governi Prodi e tutte le porcate che hanno prodotto sia stato, tutto sommato, giusto o inevitabile? Vedere nel PdCI il partito dell’unità dei comunisti e non il partito della guerra in Jugoslavia (tanto per fare un esempio) è solo indice di cecità politica o è un vero e proprio mentire sapendo benissimo di mentire?
Ecco com’è che, Stalin o non Stalin, noi oggi abbiamo nei Losurdo e negli “anti-Losurdo” oggettivamente degli avversari politici – certo, l’uno colto, gli altri assai meno – e degli ostacoli al processo di costruzione dell’organizzazione politica dei comunisti.
Altro che “compagni che sbagliano”… Questi non si sono sbagliati mai: sono sempre stati dalla stessa parte.
Quello appena esposto è solo un piccolo esempio (tra il milione di esempi che si potrebbero fare) di come spesso certe diatribe storico-ideologiche vengano usate come “cortina fumogena” per nascondere le questioni principali (scontri interni ai partiti, difesa dei propri privilegi, posizionamenti elettorali…). E tutto questo, senza contare che in ogni caso non è mai opportuno che la riflessione storico-ideologica astratta venga a prevalere su quella politico-teorica concreta
“Supponiamo pure che nello scontro tra le varie correnti del movimento comunista novecentesco (ma già questa è una assunzione che gli “ideologisti” rigetterebbero perché mai gli uni riconoscerebbero agli altri di essere parte di un comune movimento comunista) una corrente “avesse ragione” rispetto alle altre su un tema fondamentale; ad esempio, sull’analisi del processo di costruzione del socialismo in Urss (in fondo questo è stato il principale “casus belli” delle divergenze tra le diverse correnti del movimento comunista novecentesco).
Siamo oggi forse impegnati nella costruzione del socialismo in Urss? Anzi, siamo forse impegnati in una qualche costruzione di un qualche socialismo?
E se si presentassero le condizioni, diciamo in Italia, per compiere una rivoluzione e procedere nella costruzione del socialismo, chi ci dice che le condizioni storiche, culturali, economiche, nazionali e internazionali… in cui si costruirebbe il socialismo in Italia sarebbero analoghe a quelle in cui si è provato a costruire il socialismo in Urss? E, di conseguenza, chi ci dice che la bontà dell’analisi di una corrente sulla costruzione del socialismo in Urss nel 1927 o nel 1936 o in qualsiasi altro anno possa tornarci utile per la costruzione del socialismo in Italia (- se va avanti così – nel 3000)?” [3]
Note
[1] Laboratorio Marxista – Compagne e compagni veneti per un’organizzazione politica marxista, I nostri compiti nell’immediato… ma non troppo”, aprile 2005.
[2] “Il modo in cui si svilupperà la contraddizione della federazione [“Federazione della sinistra”, nota Antiper] dipende dall’attività che in essa i comunisti sapranno dispiegare e dipende dal mantenimento di un partito comunista orientato al progetto di unità comunista, quale il Pdci”, Una risposta agli aderenti all’appello del 17 aprile 2008 “Comuniste e comunisti uniamoci!”, A tutte le comuniste e i comunisti (risposta firmata da una serie di sostenitori della nuova Associazione “Marx XXI”).
[3] Laboratorio Marxista – Compagne e compagni veneti per un’organizzazione politica marxista, I nostri compiti nell’immediato… ma non troppo, aprile 2005.