Marco Riformetti | Un decennio di minacce
Tratto da Marco Riformetti, Tutti dentro con il biglietto del movimento. Gli “autoriduttori” nelle controculture giovanili degli anni ‘70, Tesi di laurea magistrale in “Sociologia e ricerca sociale”, maggio 2022
La crescita del movimento operaio nei primi anni ‘60 e soprattutto nell’“autunno caldo”, l’esplosione del movimento studentesco nel Sessantotto, la crescita elettorale del PCI e l’instabilità crescente del sistema politico, la Guerra Fredda… sono tutti elementi che definiscono un quadro politico e sociale problematico che allarma le classi dirigenti atlantiche e italiche; queste ultime, in ossequio a quel certo carattere sovversivo che già lo stesso Gramsci aveva ben delineato nella sua analisi del fascismo, non esitano a elaborare e promuovere piani di destabilizzazione – in realtà di stabilizzazione – dell’“ordine democratico” attraverso i cosiddetti “servizi segreti deviati” e in stretta connessione con ambienti della NATO [1] (il cui ruolo è ormai definitivamente emerso, in specie dopo le ammissioni dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga in merito alla rete Gladio-Stay Behind).
Lungo l’arco degli anni ’60 diversi tentativi di golpe (i più importanti dei quali sono il Piano “Solo” del Generale De Lorenzo e il tentativo di Junio Valerio Borghese) si sviluppano sotterraneamente, restando però sostanzialmente allo stadio della semplice minaccia. Sono soprattutto messaggi interni al sistema di potere che alcuni settori inviano ad altri settori. Alcuni messaggi però escono all’esterno.
12 dicembre 1969, Banca dell’agricoltura di Piazza Fontana a Milano
“Sono le 16,37 quando nel grande salone dal tetto a cupola scoppia un ordigno contenente 7 chili di tritolo. Nella grande sala, orrendamente mutilati, i 16 corpi delle vittime. Per un’ora e mezzo le ambulanze fanno la spola con gli ospedali più vicini, dove vengono ricoverati i feriti: 87” (ZAVOLI [2014])
Scatta immediatamente la montatura giudiziaria contro gli anarchici: Giuseppe Pinelli viene convocato in Questura il 15 e buttato da una finestra durante la notte. Anche Pietro Valpreda viene arrestato il 15; non viene buttato dalla finestra, ma resterà in carcere fino al 1972. Attorno a lui si forma un vasto movimento di solidarietà al quale partecipano anche i movimenti che promuovono le lotte ai concerti. Per fare solo un esempio, il foglio «Pantere bianche» (emanazione di «Re Nudo») mette in prima pagina un “Mao capellone” che dice “anch’io voto Valpleda” [2].
La strage di Piazza Fontana ha un effetto profondissimo su tutta la società italiana e contribuisce alla radicalizzazione dei movimenti di lotta. La violenza politica esonda oltre gli scontri di piazza e le armi da fuoco fanno la loro comparsa.
Note
[1] Davide Conti, La Nato e le stragi in Italia: non è un romanzo, in «il Manifesto» online, 5 febbraio 2022.
[2] Valpreda era stato candidato nel 1972 nelle liste del Manifesto senza però essere stato eletto.