Giulia Iacometti | Datare l’Antropocene
Tratto da Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine.
Una volta accettato il concetto di Antropocene viene necessariamente da chiedersi quando sia iniziata tale epoca; qualcuno dice: dagli anni ‘50 del ‘900 (ad esempio, i sostenitori della tesi della “Grande Accelerazione”); Crutzen e Stoermer preferiscono scegliere come momento simbolico l’invenzione della macchina a vapore di Watt ovvero, in sostanza, la rivoluzione industriale della seconda metà del ‘700
“Assegnare una data più specifica all’inizio dell’“antropocene” sembra in qualche modo arbitrario, ma noi proponiamo l’ultima parte del XVIII secolo” [1]
“Tale data di partenza coincide anche con l’invenzione di James Watt del motore a vapore nel 1784.” [2]
In effetti, Crutzen e Stoermer non sono né i primi né i soli a ritenere che la prima rivoluzione industriale abbia avuto un impatto straordinario
“Queste sono le premesse e le prime fasi di quella che è stata chiamata rivoluzione industriale, secondo Eric J Hobsbawm
«la più grande trasformazione che si sia avuta nella storia umana, dall’epoca remota in cui l’uomo scoprì l’agricoltura e la metallurgia, la scrittura, la città e lo stato [cioè dal Neolitico]. Questa rivoluzione ha trasformato e continua a trasformare il mondo intero»” [3]
Jason Moore preferisce invece far coincidere l’Antropocene con l’inizio del capitalismo moderno (la fase che Braudel aveva chiamato il “lungo XVI secolo” [4]). Si tratta di una scelta “storico-filosofica” e non di una scelta “geologica”; per questa ragione ha poco senso la critica di Ian Angus [5] a Jason Moore di non essersi occupato a sufficienza delle analisi del gruppo di ricerca sull’Antropocene (Anthropocene Working Group) dell’International Geosphere-Biosphere Programme (IGBP).
Nella concezione di Jason Moore il capitalismo è un’ecologia-mondo
“Cosa dire, allora, del capitalismo storico? Esso è un sistema-mondo che intreccia insieme la natura umana ed extra-umana sulla base di un’accumulazione incessante. Il capitalismo non è, dunque, un sistema sociale, ancora meno è un sistema economico. Esso è, piuttosto, una ecologia-mondo. Il capitalismo non “ha” un regime ecologico; esso è un regime ecologico-mondo, che collega, come un insieme organico, l’accumulazione del capitale e la produzione della natura” [6]
Per Moore la storia è storia (della successione) di ecologie-mondo. Il rapporto del capitalismo con la natura è strutturalmente fissato e non può essere modificato in modo sostanziale, anche se ovviamente può cambiare l’entità degli effetti di questo rapporto. È chiaro che oggi c’è più inquinamento di quanto non ce ne fosse nel Settecento; ma, come nel Settecento, il rapporto tra natura e società resta caratterizzato dell’appropriazione della natura umana ed extra-umana a fini di profitto e dalla rottura del ricambio organico tra natura umana e natura extra-umana.
Ed è anche per questa ragione che Jason Moore propone di chiamare l’Antropocene con il “suo vero nome”: Capitalocene [7].
“… individuare le origini del mondo moderno nella macchina a vapore e nelle miniere di carbone significa dare la priorità alla dismissione delle stesse macchine e miniere (e delle loro incarnazioni nel XXI secolo). Collocare le origini del mondo moderno nell’ascesa della civiltà capitalista a partire dal 1450, con le sue audaci strategie di conquista globale, mercificazione infinita e razionalizzazione implacabile, significa invece dare la priorità ai rapporti di potere, sapere e capitale che hanno prodotto – e ora stanno distruggendo – il mondo moderno come l’abbiamo conosciuto.” [8]
Moore intende dire che coloro che fissano l’avvio dell’Antropocene nella rivoluzione industriale prendono come punto di svolta una rivoluzione tecnologica – l’introduzione della macchina a vapore – e dunque tendono a pensare che per mettere fine alla nefasta azione dell’uomo sulla natura sia sufficiente dismettere le vecchie tecnologie eco-distruttive e sostituirle con nuove tecnologie eco-sostenibili. Dunque, persino i tecno-entusiasti del “capitalismo sostenibile” possono adottare – e in effetti adottano – la rivoluzione industriale come punto di avvio del problema.
Invece, datare l’Antropocene con l’avvio del capitalismo moderno significa prendere a riferimento una rivoluzione politica, sociale, economica – e ovviamente ecologica – con i suoi rapporti di potere e di proprietà. In questo caso è il capitalismo che deve essere dismesso e non una sua qualche fase tecnologica.
Si tratta di una distinzione che forse Marx non approverebbe del tutto dal momento che la storia della tecnologia non è mai disgiunta dalla storia dei rapporti sociali di produzione. Marx ha infatti sostenuto l’utilità di scrivere una storia della tecnologia che ci permetterebbe di capire meglio come le società umane abbiano sviluppato le proprie forze produttive, i propri rapporti sociali ed anche le proprie ideologie
“La tecnologia svela il comportamento attivo dell’uomo verso la natura, l’immediato processo di produzione della sua vita, e con essi anche l’immediato processo di produzione dei suoi rapporti sociali vitali e delle idee dell’intelletto che ne scaturiscono” [9]
Detto questo, la conclusione di Moore è condivisibile in questo senso: non è sul piano della tecnologia o del risparmio energetico che si vince la battaglia per il futuro; forse, su quello del superamento radicale dell’attuale ecologia-mondo capitalistica.
“Spegnere una centrale a carbone può rallentare il riscaldamento globale per un giorno; interrompere i rapporti che costituiscono la miniera di carbone può fermarlo per sempre.” [10]
Si tenga in ogni caso conto che, in assenza di una rottura rivoluzionaria, il capitalismo verrà spinto a superare il sistema delle miniere di carbone solo quando tale sistema diventerà economicamente svantaggioso ed altre energie alternative diventeranno più “a buon mercato”. Del resto, il massimo impulso alla ricerca di energie alternative al petrolio venne dal cosiddetto “shock petrolifero” del 1973, durante il quale il prezzo del greggio era stato fatto salire alle stelle in breve tempo.
Note
[1] P. J. Crutzen, E. F. Stoermer, The “Anthropocene”, in IGBP Global Change Newsletter, n.41, 2000, pag.17: “To assign a more specific date to the onset of the “anthropocene” seems somewhat arbitrary, but we propose the latter part of the 18th century”.
[2] Ibidem: “Such a starting date also coincides with James Watt’s invention of the steam engine in 1784.”.
[3] A. M. Banti, L’età contemporanea, Vol. 1, pag. 20.
[4] Cfr. F. Braudel, Espansione europea e capitalismo 1450-1650.
[5] Cfr. I. Angus, Anthropocene or Capitalocene misses the point.
[6] J. W. Moore, Ecologia-mondo e crisi del capitalismo, pag. 59.
[7] J. W. Moore, Prefazione. L’alternativa tra Antropocene e Capitalocene: chiamare il sistema con il suo nome, in Antropocene o Capitalocene?.
[8] J. W. Moore, Antropocene o Capitalocene, pag. 18.
[9] K. Marx, Il Capitale, Libro I, 1980, Cap. 13, pag. 414.
[10] J. W. Moore, Antropocene o Capitalocene, pag. 42.