Antiper | Due frame in tempo di pandemia
Da settimane, a livello internazionale, esiste un solo topic comunicativo le cui parole chiave sono: virus, epidemia, pandemia, Corona virus, morti, positivi…
Questo topic viene interpretato attraverso due frame comunicativi principali che possiamo riassumere in questo modo:
– Frame terroristico: “è tornata la peste”, “basta uscire sul balcone per beccarsi il contagio”, “il virus si trasmette anche attraverso Whatsapp”…, il cui corollario è “stiamo chiusi in casa se non vogliamo morire e portare la morte”;
– Frame riduzionistico: “è una normale influenza”, “ogni anno, nel mondo, le “normali” influenze causano fino a 600.000 morti”, “muoiono solo vecchi e malati”… il cui corollario è “vi tiene in casa il Grande Fratello biopolitico (o lo Stato comunista o lo Stato Imperialista, a seconda delle varianti di destra o di sinistra) per togliervi la libertà”.
Come tutte le dicotomie rigide che non sanno cogliere la dialettica tra gli opposti anche quella tra lettura apocalittica e lettura “niente di che” ci aiutano solo ad allontanarci dalla comprensione delle cose.
A sentire alcuni noti virologi l’epidemia di Corona virus potrebbe anche essere una “normale” influenza [1] particolarmente aggressiva: il punto è che le “normali” influenze fanno ogni anno strage soprattutto di vecchi e di malati.
Questa “normalità” viene “normalmente” sottaciuta e le morti stagionali vengono considerate “inevitabili” (si sa che “basta un colpo di tosse e i vecchi se ne vanno”, tanto più se sono afflitti, come spesso accade, da problemi di cuore o di diabete o di circolazione ecc…).
Questo ci dice molto su come la società contemporanea percepisce la morte degli anziani e delle persone malate: non come un problema sociale da affrontare collettivamente, ma come come una dolorosa necessità da affrontare privatamente, a casa propria, senza intasare ospedali e terapie intensive sempre più lean, snelle. Tanto, si dice, se uno è arrivato a 75 anni e l’aspettativa di vita è 80 gli manca comunque poco all’estremo saluto [2].
E in ogni caso, ce lo ricorda il filosofo-star Umberto Galimberti, oggi il rapporto di “rilevanza sociale” tra anziano e giovane si è invertito. L’anziano, una volta, era il “saggio”, colui da cui imparare le cose della vita.
Oggi la linea del “sapere” non passa più dagli anziani, ma dagli strumenti tecnologici che i giovani sanno usare così bene.
I vecchi nelle società occidentali sono aumentati e questo fa sì che il loro peso sulle finanze dello Stato è cresciuto il che è stato usato, spesso in modo truffaldino, per adottare le contro-riforme previdenziali di questi ultimi 30 anni, da Amato alla Fornero).
Poiché i mezzi di comunicazione hanno ripetuto in modo martellante per settimane che il Covid-19 mette in pericolo la vita di tutti la reazione delle persone è stata quella di un’apocalisse in atto nella quale a molti appare normale invocare le ronde dell’esercito per le strade [3] e i pogrom contro i jogger (alcuni dei quali fuori proprio per ragioni di salute [4]) sui quali si è scatenata la rabbia repressa del “cittadino terrorizzato” (e qui la parola terrorizzato va letta sia come aggettivo – il cittadino si sente terrorizzato – sia come verbo – il cittadino è stato terrorizzato –).
Si badi bene: di fronte ad un virus molto veloce a diffondersi e per quale non esistono vaccini non potevano non essere prese misure di contenimento del contagio. Appellarsi al semplice senso di responsabilità in società iper-individualistiche come le nostre, dove il senso della collettività e il rispetto del prossimo è sempre più scarso, sarebbe stato un grave errore e dunque erano necessarie anche misure di prevenzione e repressione di comportamenti a rischio per la comunità.
Ma è sempre più chiaro che si è andati ben oltre il limite della ragionevolezza e che il messaggio terroristico non serviva tanto a prevenire la diffusione del virus quanto piuttosto ad evitare che essa facesse collassare sistemi sanitari ridotti sempre più all’osso e riorganizzati in base ad una logica “toyotista”, just in time, lean…, obbligati a smaltire in maniera estremamente rapida i flussi normali, ma a rischio collasso non appena i flussi diventano più consistenti.
L’esempio del sistema sanitario regionale lombardo è davanti ai nostri occhi: questo sistema, che era stato descritto per anni come il più efficiente del paese (e in base a questa assunzione era stata “perdonata” ogni operazione di privatizzazione, corruzione, malaffare), è letteralmente collassato nel giro di pochi giorni ed è certo che lo stesso sarebbe accaduto a qualsiasi altro sistema sanitario europeo [5] se fosse stato sottoposto allo stesso livello di stress.
Per non parlare degli Stati Uniti che stanno affrontando il problema attraverso misure come la selezione eugenetica in stile nazista delle persone curabili, attraverso le fosse comuni e attraverso il distanziamento “abitativo” degli homeless nei parcheggi.
C’è da dire che frame “terroristico” e frame “riduzionistico” non sono affatto in contrasto, come potrebbe sembrare. Per certi versi l’uno legittima l’altro perché se vuoi essere credibile quando riaprirai tutto ad epidemia non ancora passata allora devi assolutamente far credere ai cittadini di aver fatto davvero tutto il possibile per combatterla; se rimandi i lavoratori a “fare la produzione” devi evitare che questi si ammalino e se ne stiano a casa 40 giorni in malattia (senza contare il rischio della chiusura dell’impresa).
Note
[1] Ilaria Capua parla addirittura di “raffreddore” come possibile evoluzione del virus.
[2] Cosa peraltro generalmente falsa dal momento che per fare una media di 80 si deve tenere conto anche di coloro che muoiono in età precoce.
[3] Senza contare gli elicotteri di polizia e carabinieri usati per cacciare un giovane da una spiaggia deserta (poi gli ipocriti si lamentano di non avere benzina per combattere la criminalità) o famiglie sorprese a grigliare sul tetto.
[4] A chi ha problemi cardio-vascolari o diabetici o di obesità i medici suggeriscono di camminare regolarmente ogni giorno.
[5] Fatti salvi quei sistemi che hanno tenuto un maggior numero di attrezzature di riserva in caso di necessità; la Germania, ad esempio, sembra che possieda un numero di respiratori “pro capite” molto più alto di quello dell’Italia (e questo tipo di apparecchiature sono particolarmente importanti per sindromi SARS come quella attuale che colpiscono in modo violento l’apparato respiratorio)