Vladimir Majakovskij | Vladimir Ilic
Tratto da Vladimir Majakovskij, Opere, vol. 1, pag. 144, Editori Riuniti, Roma, 1980 (1958)
So bene
che non sono gli eroi
a eruttare la lava delle rivoluzioni.
La favola degli eroi
è una scemenza da intellettuali!
Ma chi
riuscirà
a non celebrare
la gloria del nostro Ilic?Gambe senza cervello sono assurde.
Senza cervello
le mani non possono nulla.
Si dibatteva
da ogni parte
l’acefalo corpo del mondo.
E noi
venivamo portati al massacro,
si levava il clamore della guerra,
quando
crebbe sul mondo
Lenin
come una grande testa.
E le terre
sedettero sugli assi.
Ogni problema fu semplice.
E nel caos
si delinearono
due mondi,
in tutta la loro statura.
Il primo,
un gran ventre sull’altro.
Il secondo
— tutto di roccia irremovibile —
si fuse in mille milioni.
E si eresse,
montagna di muscoli.Ora
non mancheremo il colpo.
Sappiamo chi spazzare via!
Sanno le gambe
fra quali
cadaveri
camminare.Non c’è posto per urli né dubbi.
Abbasso l’«aspettiamo» della lumaca!
Sanno le braccia
chi
coprire d’una pioggia mortale.Soffocando la terra col fumo degli incendi,
dovunque
il popolo ha rotto l’incanto,
esplode
come una bomba un nome:
Lenin!
Lenin!
Lenin!E qui non si tratta
di far vento all’intimità del festeggiato
con un ventaglio di versi.
Io
in Lenin
esalto
la fede del mondo
e la mia.E non potrei esser poeta
se non
cantassi questo:
in stelle a cinque punte il cielo
dell’immensa volta del partito comunista russo.
1920