Antiper | Fascisti e Stato
Tratto da Antiper, Tutto è restato impunito. Riflessioni a 40 anni dalla strage di Piazza Fontana, 12 dicembre 2009, EBOOK, 12 pag., A4, COPERTINA
Che negli anni ’60 qualche gruppo neofascista nutra effettivamente intenzioni eversive (ovvero di rovesciamento in senso reazionario del sistema politico-istituzionale) è noto. Ma questi gruppi possono svilupparsi ad un certo livello solo grazie all’appoggio economico e logistico dello Stato (e della Nato [1]) che però non hanno affatto intenzione di sostenere una “controrivoluzione” [2], ma solo di tenere a bada il movimento dei lavoratori che da qualche tempo sta imboccando una strada di autonomia politica ed organizzativa che sfugge anche al controllo delle stesse organizzazioni sindacali.
Stando alle dichiarazioni del neo-nazista Vincenzo Vinciguerra – reo-confesso dell’agguato di Peteano del 1972 in cui morirono 3 carabinieri – lo Stato ebbe in pochissimi mesi le prove per incarcerarlo e decise non solo di non farlo, ma anzi di proteggerlo (in particolare fu Gladio, ovvero una struttura segreta della NATO, che lo pose sotto la propria protezione e lo fece espatriare nella Spagna franchista).
Questo ci dice che persino le frange più estreme dell’eversione nera hanno goduto di appoggi ad altissimo livello e questo perché, malgrado la Resistenza, l’Italia del dopoguerra è un paese fortemente influenzato da uomini e istituzioni legate al regime fascista.
“Può non sembrare, ma uno slogan del tipo “Fascisti carogne, tornate nelle fogne” costituisce l’espressione (oltre che, molto spesso, di impotenza nascosta sotto parole truci) di una incomprensione storica su cui vale la pena di dire qualcosa.
Sia chiaro: nelle fogne, i fascisti, non sono stati mai. Sono stati, anche dopo il 1945, ai vertici del potere militare ed economico, ai vertici dei servizi segreti, ai vertici dello Stato. Hanno diretto le repressioni operaie del dopoguerra (Valletta alla FIAT, Scelba al Ministero dell’Interno); hanno progettato colpi di stato militari (Piano “solo”, Rosa dei venti, golpe Borghese…) con tanto di lista degli esponenti politico-sindacali da uccidere o imprigionare e con altissimi avalli istituzionali (Segni); hanno costruito un potere “occulto” dentro lo Stato (la loggia massonica “P2”) capillarmente ramificato soprattutto negli ambienti militari, ma anche nella comunicazione, nella politica…; sono stati la co-manovalanza dello Stato nella “strategia della tensione” con gli attentati che hanno fatto centinaia di morti; hanno costruito organizzazioni dedite alle più diverse attività di infiltrazione, provocazione, contro-rivoluzione preventiva… sotto l’egida della NATO (Gladio); hanno collaborato con forze mafiose negli attentati contro i sindacalisti meridionali, ecc….
E si potrebbe andare avanti per ore nell’elencazione delle attività che i fascisti hanno realizzato in concorso e sotto la protezione dei settori dirigenti (altro che “deviati”) dello Stato. Il tutto, conseguentemente, senza essere mai o quasi mai perseguiti. I fascisti sono stati capaci di costruire una rete di complicità e solidarietà, di appoggi e connivenze, che ha permesso loro di ricoprire ruoli importanti mentre eravamo noi, i proletari, che marcivamo nelle fogne delle fabbriche, morivamo di amianto, venivamo rinchiusi nei “reparti confino”, ci intossicavamo per salari da fame, finivamo in miseria dopo licenziamenti, ristrutturazioni, repressioni…” [3]
La vicenda delle coperture su Peteano ci dice anche altro: ci dice come lo Stato possa agire con una propria strategia sulla strategia altrui – colpendo o decidendo di non colpire – e quindi mostra che nella scelta di metodi e obbiettivi, si deve sempre tenere conto non solo delle proprie intenzioni, ma anche di quelle dell’avversario, per non esporsi alle sue strumentalizzazioni.
Note
[1] Sui legami con gli USA basti ricordare due organizzazioni: la “Rosa dei venti” (della quale facevano parte tra gli altri il “principe nero” Junio Valerio Borghese e l’altro terrorista Stefano Delle Chiaie) e l’organizzazione “Stay behind”, la famosa Gladio, che faceva opera di provocazione interna e di copertura logistica degli stragisti.
[2] Come sostenevano i vari partecipanti al convegno dell’Hotel “Parco dei Principi” promosso dall’Istituto di Studi Militari “Alberto Pollio” nel maggio del 1965 (e finanziato dallo Stato Maggiore dell’Esercito) nei loro deliri sulla presunta guerra rivoluzionaria messa in atto dal PCI: “…Qualsiasi violazione compiuta dai comunisti, nel quadro della loro guerra rivoluzionaria nei confronti del “santuario”, come per esempio il riuscire, da parte loro, sfruttando opportunità d’eventi e debolezza dei governi, di inserirsi in una nuova maggioranza o peggio ancora a penetrare, non fosse che con un sottosegretario alle poste e telegrafi in un gabinetto ministeriale, costituirebbe un atto di aggressione talmente grave contro lo spazio politico vitale dello Stato, da rendere necessaria l’attuazione nei loro confronti di un piano di difesa totale. Vale a dire l’intervento deciso e decisivo delle Forze Armate…” (Enrico de Boccard); “…Se sapremo finalmente aprire gli occhi sulla guerra rivoluzionaria, se sapremo reagire in maniera adeguata, allora, e soltanto allora, potremo riprenderci e vincere. Ma attenzione: è tardi. Molto tardi. Siamo arrivati agli ultimi cinque minuti…” (Guido Giannettini, poi inquisito per Piazza Fontana e importante collaboratore dei Servizi Segreti italiani); “…alla scoperta della guerra sovversiva e della guerra rivoluzionaria deve seguire l’elaborazione completa della tattica controrivoluzionaria e della difesa…” (Pino Rauti); “…Sappiamo che i comunisti sono pronti a scattare. Che cosa si oppone ad essi in questo momento? Niente. Il comunismo sta entrando lentamente nel santuario… È tempo di fare qualcosa che vada al di là di questo convegno. Occorre adottare sistemi altrettanto rivoluzionari di quelli che usano i comunisti… Le forze Armate godono la mia e la nostra fiducia e sono pronte a fare miracoli, ma non basta…” (Giorgio Pisanò).
[3] Antiper, Essere antifascisti. Riflessioni su fascismo e democrazia, Aprile 2009, http://www.antiper.org/2014/09/28/antiper-ea/