Carteggio tra Günther Anders e Georg Lukács 1964-1971 (a cura di Devis Colombo)
Meritoria traduzione di Devis Colombo di questo interessante carteggio filosofico tra due grandi intellettuali del ‘900; forse, leggermente fuori luogo le frasi con cui il curatore sottolinea enfaticamente la distanza di Gunther Anders dal marxismo – “Tale aspetto del pensiero di Anders, ad onta di chi tentò di screditarlo come un marxista”, “Assai lontano dunque dai principî dell’ortodossia marxista…”, [Anders] “arriva a spingersi sia oltre l’indagine primariamente economica, privilegiata di contro dall’impostazione marxista ortodossa…” – senza comprendere che ciò che Colombo evidentemente considera positivo – la distanza di Gunther Anders dal marxismo – è invece proprio il suo grande limite, l’elemento che depotenzia la sua importante critica della Tecnica (entro cui egli, non a caso, coglie in modo inadeguato lo stretto rapporto con i rapporti sociali – capitalistici – di produzione) il che lo conserva ancora troppo lontano da Marx e ancora troppo vicino al proprio vecchio maestro, il nazista e antisemita Martin Heidegger (Antiper).
Da Azioni parallele
Introduzione
Pubblichiamo qui per la prima volta la traduzione italiana del carteggio fra due rappresentativi esponenti della critica contemporanea all’estraniazione, Günther Anders e Georg Lukács [1]. Infatti, sebbene i due pensatori siano caratterizzati da una prospettiva filosofica differente – il primo contribuisce a coniugare l’antropologia filosofica con il dibattito sulla tecnocrazia, mentre il secondo pone le solide basi di un “marxismo occidentale” –, nelle lettere fra loro intercorse a fasi intermittenti, tra il 1964 e il 1971, concordano nel rilevare una significativa affinità teorica nella concezione dell’estraniazione e nelle modalità con cui condurre la battaglia ideologica e pratica volta a un suo superamento. Se il dialogo fra Anders e Lukács su quest’argomento non ha potuto abbandonare la fase delle considerazioni introduttive – restando comunque il più significativo aspetto del loro carteggio –, ciò è accaduto perché l’approfondito confronto sull’argomento che si erano ripromessi di svolgere in prima persona non si è mai potuto verificare per via delle vicissitudini personali dei due autori.
In realtà un dibattito vis-à-vis fra loro avrebbe potuto mettere in luce anche alcune divergenze che, per quanto riguarda Anders, si imperniano perlopiù attorno a due dirimenti questioni [2].
In primo luogo egli, in linea proprio con la Scuola di Francoforte implicitamente criticata da Lukács nella prima lettera, inserisce l’estraniazione all’interno della specifica analisi della tecnica odierna, e attraverso tale analisi egli arriva a spingersi sia oltre l’indagine primariamente economica, privilegiata di contro dall’impostazione marxista ortodossa, sia oltre la concezione di classe direttamente scaturita da essa. In effetti per il pensatore ebreo-tedesco è centrale il fatto che l’alienazione sia «per il 90% originata dallo sviluppo tecnico e non dai rapporti di proprietà» [3]. Un’eventuale modificazione di questi ultimi per mezzo di un processo di trasformazione politica non andrebbe pertanto a intaccare l’impatto di disgregazione sociale dell’essenza antropofrugale della tecnica, da rintracciarsi per Anders prevalentemente in una «dialettica delle macchine» [4] in base alla quale i singoli apparecchi tendono a unirsi ad altri simili andando progressivamente a costituire una struttura invasiva di macchine che, trascendendolo, defrauda l’uomo della sua operosità e della diretta efficacia delle sue azioni. Tale aspetto del pensiero di Anders, ad onta di chi tentò di screditarlo come un marxista o un fautore della politica internazionale filosovietica [5], lo pone automaticamente al di fuori dei tradizionali canoni del materialismo dialettico. A ciò si aggiunge il fatto che la metodologia tecnofilosofica di Anders privilegia indubbiamente la contingenza e l’occasionalità – cui egli attribuisce un maggior valore ontologico-esistenziale –, piuttosto che l’assoluto e il tutto, dimostrandosi così non compatibile con il «dominio metodologico della totalità sui momenti singoli» [6] che, ancora nella Prefazione del 1967 a Storia e coscienza di classe, Lukács identificava come il nucleo irrinunciabile del marxismo scientifico [7]. Non è un caso che nel dibattito internazionale sviluppatosi nei paesi comunisti a partire dai primi anni Sessanta sul concetto di “rivoluzione tecnico-scientifica” – che a differenza del “progresso tecnico borghese” dei paesi occidentali non sarebbe orientato unicamente al processo di valorizzazione del capitale – Anders non appaia quasi mai citato; e quando ciò accade, oppure vengono descritte posizioni a lui non lontane, queste sono identificate come un sintomo tecnofobico della decadenza “piccolo-borghese” [8] che si rifiuta di riconoscere l’uso emancipatorio che il proletariato può fare della tecnica in presenza di condizioni di classe a lui favorevoli.
Assai lontano dunque dai principî dell’ortodossia marxista [9], per Anders l’alienazione si insinua più precisamente in quella discrepanza che egli notoriamente individua tra la capacità dell’uomo di “produrre” e quella di “immaginare” le conseguenze dei propri prodotti, sempre più tecnicamente complessi e sviluppati, a tal punto da sfuggire alla forza illuminante della ragione umana. Conseguentemente in Noi figli di Eichmann(1964) egli preferisce il termine “oscuramento” a quello di estraniazione [10]: «nonostante il nostro mondo sia fatto dall’uomo e sia mantenuto in movimento da noi tutti, a causa del fatto che esso si sottrae alla nostra immaginazione e alla nostra percezione diviene di giorno in giorno più oscuro» [11]. In un saggio del 1972 Anders ribadirà ulteriormente la sua perplessità nei confronti dell’efficacia teorica del termine “estraniazione” (Entfremdung) motivandola col fatto che, in virtù del prefisso tedesco privativo ent-,esso «indica esattamente il contrario di ciò che vuol dire: sembra asserire che qualcosa venga spogliato della sua estraneità [Fremdheit]» [12].
La seconda questione che qualifica il concetto andersiano di estraniazione allontanandolo dall’impostazione lukácsiana è da rinvenire in quell’“antropologia negativa” da lui sviluppata fin dai saggi giovanili inediti Notizen zu Philosophie des Menschen (1927) e Situation und Erkenntnis (1929): in base a essa l’uomo si configura come quell’essere che a differenza dell’animale – il quale si trova aprioristicamente integrato in un mondo che conosce istintualmente fin dal principio e che gli garantisce direttamente la soddisfazione dei propri bisogni – «non è tagliato per nessun mondo materiale, non può anticiparlo nella sua determinazione, piuttosto deve imparare a conoscerlo après-coup, a posteriori» [13] tramite la vita dell’“esperienza”, che lo espone inevitabilmente «al possibile e al qualunque» [14]. Una tale antropologia fa della negazione l’essenza dell’uomo nella misura in cui riconosce proprio nell’indeterminatezza, vale a dire nel non costituire una cosa unica con la predatità che lo circonda e nel non essere dotato di una «sola forma prevista in anticipo e valida in generale» [15]. In questo modo la posizione dell’uomo nel mondo – che per Anders va a costituire contemporaneamente la “natura dell’esistenza”– viene tratteggiata come una contraddittoria «inerenza in quanto inerenza distanziata» [16] che gli consente di essere interno al mondo biologico-naturale, ma con un “coefficiente di integrazione” tale da assicurargli la libertà di autodeterminarsi. In questo senso per Anders l’estraniazione dell’uomo non è soltanto il frutto dei processi di produzione, ma è a lui ontologicamente estraneo in modo ancora più originario proprio il mondo materiale in cui si trova più estensivamente a vivere oltreché a lavorare. Esattamente l’incapacità di non potersi metafisicamente identificare con nessun mondo – Anders parla appunto di Weltfremdheit – rappresenta la cifra teorica del suo concetto di estraniazione, che dunque mostra di situarsi su un terreno di riflessione non facilmente assimilabile alle tendenze economiciste presenti, seppur con accentuazioni diverse, nel marxismo classico.
Nel carteggio inoltre sono presenti altri argomenti che avrebbero potuto costituire il fondamento del dialogo purtroppo mancato tra i due autori: il realismo in letteratura, le dinamiche sociali del conformismo e infine quell’«ontologia della vita quotidiana» [17] da cui Lukács era partito per espungere dal marxismo la degenerazione stalinista e con cui Anders aveva iniziato a prendere le distanze da Heidegger in direzione di una maggiore concretezza filosofica [18]. Infine in queste missive emergono una specifica postura politico-morale e un modo particolare di ricoprire il ruolo dell’intellettuale che indubbiamente contribuirono a unire i due pensatori fin dalle primissime righe della loro corrispondenza.
(D.C.)
Carteggio tra Günther Anders e Georg Lukács 1964-1971
il 23.5.64
Caro signor Anders,
ho ricevuto il Suo scritto con grande gioia [19]. È il Suo primo segno di vita da quando anni fa a Vienna ebbe modo di consegnarmi il Suo studio su Kafka [20]; detto per inciso: da allora non ho letto niente di meglio su Kafka. In seguito lessi con grande interesse L’uomo è antiquato [21] e in particolare la Sua pubblicazione sul pilota di Hiroshima [22].
Ora ho potuto leggere il Suo nuovo studio con grande interesse e con molto piacere. Lei non è l’unico che si preoccupa dell’estraniazione [Entfremdung] contemporanea e che si impegna a dare espressione scientifica a queste preoccupazioni. Sono assai scettico della mediocre letteratura sull’estraniazione. Regna in essa un vigliacco e falso autocompiacimento. L’estraniazione viene “smascherata”, ma così come se essa riguardasse unicamente la misera plebs e in nessun modo l’autore, l’intellettuale aristocratico non conformista. Con questa mia posizione, che in altre circostanze ho chiarito nella Prefazione alla Teoria del romanzo, ritengo infatti che alcuni autori si curano di vivere nel “Grand Hotel Abisso” da dove, sull’orlo dell’abisso (un abisso inteso come una prestazione di servizio particolarmente raffinata della società contemporanea) possono godere di una buona coscienza.
Non è stata per me una sorpresa constatare che Lei non fa parte di questa schiera di “critici della cultura”. E devo dirLe che fu per me una gioia particolare prendere atto di come la Sua critica dell’estraniazione sia tanto vicina alla mia concezione della “manipolazione mite” su cui ho scritto nel mio articolo per «Forvm» [23]. Che Lei menzioni soltanto marginalmente ciò che io lì definii «manipolazione brutale» è nell’ordine delle cose, dato che ciò non apparteneva al Suo tema. Sarebbe naturalmente molto interessante discutere tra noi anche di questo tema, vale a dire del superamento della «manipolazione brutale» e del modo per raggiungerlo. Per questo sarebbe però necessaria una conversazione. Come ebbe a dire il vecchio Fontane, è un argomento troppo vasto per poter esser trattato per lettera.
Con cordiali saluti e grazie ancora per avermi inviato il Suo scritto.
Il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, temporaneamente dalla Pensione Augustus,
Laigueglia (Savona, Italia)
4.6.64
Caro signor Lukács,
non ho bisogno di dirLe quanto io sia stato lieto delle Sue parole di comprensione. Sì, naturalmente il problema del superamento dell’estraniazione è il problema: ma io sono ancora sommerso da manoscritti che descrivono la forma contemporanea dell’estraniazione e che dovrebbero confluire nel secondo volume de L’uomo è antiquato. Dovrebbe in realtà essere già stato concluso da tempo ma la sua stesura avanza solo molto lentamente a causa della mia attività nel movimento antinucleare. Per il momento sono pienamente impegnato nel respingere un infame attacco contro Claude Eatherly, e a tal scopo devo addirittura scrivere un libricino.
Non appena saprò di avere quattro o cinque giorni liberi Le potrei scrivere per fare in modo – se per Lei va bene – di raggiungerLa lì da Lei a Budapest. Poter parlare con Lei in modo esauriente è già da tempo un mio desiderio. Ora sono molto felice che fra non molto questo desiderio potrà realizzarsi.
Con un affettuoso ringraziamento e grande riconoscenza
il Suo Günther Anders.
P.S. l’indirizzo indicato in alto vale fino al primo di luglio.
Budapest, il 12.6.64
Caro signor Anders!
La ringrazio molto per la Sua gentile lettera del 4 giugno. È per me del tutto comprensibile che Lei sia gravato dalla critica negativa all’estraniazione. La Sua versatilità e risolutezza è in questa problematica contemporanea molto importante. Mi ha fatto particolarmente piacere sapere che Lei prenderà ancora posizione nella vicenda del pilota di Hiroshima. Fa parte dei sintomi dei nostri giorni, a partire dal fascismo sino alla fama di prestigio, che tutto venga giustificato e che non appena qualcuno si erga eroicamente contro questo tempo nasca una campagna di diffamazione. Conoscete il caso Niekisch [24] in Germania? È anch’esso qualcosa di simile.
Sono molto felice che abbiate in programma di venire a Budapest. Probabilmente dal primo luglio starò qui per un lungo periodo, ma sarebbe meglio se Lei mi avvisasse per tempo delle Sue intenzioni di raggiungermi. Dovete calcolare che una lettera impiega circa una settimana per raggiungere l’Austria e un’altra settimana per ritornare dall’Austria. I miei allievi si stanno impegnando per far pubblicare un Suo saggio in lingua ungherese. Per il momento sembra che tutto proceda per il meglio. Se venisse presa una decisione positiva, un lauto compenso sarebbe per Lei qui a disposizione.
Coi più cordiali saluti e con la speranza di rivederLa presto, il Suo
Georg Lukács.
Günther Anders, temporaneamente dalla Pensione Augustus,
Laigueglia (Savona)
21.6.64
Caro signor Lukács,
che piacere sentire che la mia analisi del conformismo o, per meglio dire, del congruismo, viene letta ora anche in Ungheria e che addirittura ci sarebbe la possibilità che venga pubblicata in ungherese. La ringrazio sinceramente per essere intervenuto affinché questo si possa realizzare. A dire il vero questo scritto è soltanto un post scriptum che era stato pensato come postfazione a alcune considerazioni diaristiche sui cosmonauti, delle quali è finora uscita soltanto una parte (anch’essa su «Merkur» [25]).
Da alcuni giorni dovrebbe aver ricevuto anche una copia di una mia breve lettera. Dato che anche Lei dovrebbe ricevere regolarmente «Forvm», o almeno credo, avrà avuto modo di capire a che cosa si riferisce questa lettera: sono stato insultato nel modo più turpe e incompetente possibile dal direttore di questa rivista, uno scrittore tanto megalomane quanto politicamente pericoloso di nome Torberg [26], e la mia lettera costituisce la mia reazione a tutto ciò. Per vent’anni Torberg si era limitato a provocare volgarmente Thomas Mann e Brecht; ora che egli si è reso conto dell’inanità delle sue provocazioni nei confronti di questi due grandi uomini, ha cambiato il suo bersaglio e adesso mi onora con il suo odio.
Sì, il caso Niekisch lo conosco un po’, Drexel mi ha spedito il suo libro [27]sull’argomento. Ma per il momento sono talmente impegnato a difendere Eatherly da accuse infamanti che non mi posso occupare d’altro. Poiché non si è mai all’altezza della quantità di infamia che ci circonda, occorre fare delle scelte.
Naturalmente non appena riuscirò a ritagliarmi il tempo di raggiungere Budapest, La informerò in modo tempestivo. Perché visitare Budapest senza nel contempo visitare Lukács non sarebbe per me un vero viaggio verso Budapest.
Con cordiali saluti e i miei migliori auguri
il Suo Günther Anders.
Günther Anders, temporaneamente dalla Pensione Augustus,
Laigueglia (Savona)
18.6.64
Caro signor Prof. Deutsch [28],
potrebbe pur ammettere che quello che è accaduto su «Forvm» non rappresenta semplicemente un lapsus, ma si tratta di un vero scandalo. Sulle sei pagine del Professor Torberg [29] faccio le seguenti notazioni:
Torberg ha pubblicato un mio testo senza chiedere all’autore, cioè a me, l’autorizzazione. Cosa che io, come pure Lei sa bene, non avrei mai concesso.
Egli ha pubblicato il mio testo in una forma umiliante, sfilacciandolo in piccoli frammenti.
E ciò sebbene io, per riguardo nei Suoi confronti, avessi rifiutato la Sua generosa offerta di ospitare il mio articolo, nonostante le Sue ripetute sollecitazioni. Anche in presenza della Sua famiglia avevo affermato: «In questo momento non Le sfugge evidentemente in quali difficoltà potrebbe in questo modo cacciarsi».
E ciò sebbene Lei all’epoca mi avesse assicurato che avrebbe messo in guardia il professor Torberg e che mi avrebbe potuto garantire, dopo il Suo primo colloquio con lui, che qualcosa come il primo attacco contro di me non si sarebbe più verificato su «Forvm». Con mio grande dispiacere, non posso più credere alle Sue rassicurazioni.
Non voglio qui minimamente accennare alle oggettive falsità di cui brulica il testo del professor Torberg, e nemmeno a come egli esulti per il fatto che Eatherly non abbia gettato la bomba (cosa che né io né Eatherly abbiamo mai detto, al contrario nel suo carteggio con me egli ha espressamente sottolineato di non averlo fatto). Ma se qualcuno si azzarda a sostenere che nel mio epistolario con Eatherly, che è già oggi considerato una testimonianza del nostro periodo storico, non solo ci sarebbe qualcosa che non torna, ma che addirittura risulterebbe essere assai dubbio [zum Himmel stinken], e se qualcuno si azzarda ad affermare di essere impaurito dalla mia persona [die Hosen voll] oppure a definire me, un filosofo ultrasessantenne non del tutto sconosciuto, come un “giovanotto”, allora non posso far passare tutto questo inosservato e sono costretto a passare al contrattacco. Qualsiasi persona rispettosa lo capirebbe, dunque anche Lei.
Come anche Lei potrebbe capire, dovrò probabilmente incaricare il mio avvocato di occuparsi di tale faccenda. Questo ulteriore passo può essere evitato soltanto da un Suo intervento diretto. Solo un Suo dettagliato e inequivocabile chiarimento da pubblicare su «Forvm», un chiarimento che dovrà uscire sul prossimo numero della rivista e che dovrà essere dedicato effettivamente e in modo esaustivo soltanto a questo tema, un chiarimento in cui Lei descrive senza mezzi termini la ricostruzione del signor Torberg dei suoi rapporti con me – ossia che Lei avrebbe voluto “sbarazzarsi” di me –, per quella che in realtà è. Un chiarimento in cui Lei conferma che al contrario, deluso per il film di Leiser, mi abbia ripetutamente spinto a fare un film migliore a partire dal mio materiale [30] e di come anche in presenza del mio avvocato di allora, il professor Peter, Lei mi abbia insistentemente chiesto, così come in occasione del nostro ultimo incontro di maggio (quando Le consegnai la sceneggiatura di Janouch) di poter pubblicare ciò che avevo prodotto, ma che io fui sempre obbligato a rifiutare le Sue offerte in quanto ero per contratto legato ad altre due case editrici. Dovrà specificare che esistono degli atti che possano certificare questi fatti.
Le chiedo di essere chiaro nel descrivere la Sua posizione, signor Deutsch. Lei ha permesso che un autore, di cui Lei ha volentieri accettato il contributo, sia stato insultato sulla Sua rivista nel modo più ignobile e insulso. Se io avessi potuto presagire questa possibilità – ma ciò sarebbe stato insolente nei suoi confronti –, avrei interrotto ogni rapporto con Lei e avrei fatto recapitare il manoscritto di Janouch a un altro editore.
Posso immaginarmi che per Lei tutto questo sia terribilmente penoso nei miei confronti e non vorrei essere al Suo posto. Mi dispiace. Ma la colpa è esclusivamente da attribuire al signor professor Torberg. L’unica consolazione è che questa situazione penosa potrebbe essere ancora risolta dal Suo intervento. Perciò Le chiedo di agire con urgenza.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
Budapest, il 5.7.64
Caro Signor Anders!
molte grazie per le Sue lettere del 18 e del 21 giugno. Ovviamente ci sforzeremo per curare il Suo saggio in lingua ungherese. Non posso tuttavia garantire un successo incondizionato, perché per noi la situazione è ancora precaria. Peraltro la mia allieva che si occupa di questa faccenda, la signora Ágnes Heller, ha intrapreso alcune iniziative personali per ripristinare l’onore del pilota di Hiroshima. Ha scritto un saggio su di lui che attualmente gira di rivista in rivista.
Per quanto riguarda la vicenda del «Forvm», io ricevo solamente i numeri in cui compaiono i miei scritti. Ma la Sua replica è del tutto sufficiente per chiarire questa vicenda. La cosa in sé riguarda essenzialmente il carattere. I conformisti che si atteggiano da non-conformisti odiano appunto istintivamente tutte quelle persone che si oppongono realmente, e non in modo retorico, all’estraniazione e alla manipolazione. Perciò il caso del pilota rappresenta una questione tanto importante per il livello di moralità dei nostri giorni, e mi rallegra molto che Lei conduca questa battaglia così instancabilmente.
Capisco perfettamente che, date queste circostanze, non Le resti tempo a disposizione per il caso Niekisch. Rimane tuttavia un peccato che non esca nemmeno un breve articolo di giornale firmato da Lei, perché questo caso è per il nostro tempo non meno caratteristico di quello del pilota.
Spero ci si possa incontrare in tempi brevi.
Con saluti cordiali
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, Vienna/Mauer, Dreiständeg 40
13.7.64
Caro signor Lukács,
La ringrazio sinceramente per la Sua lettera del 5.7. Ero convinto che Lei ricevesse regolarmente i numeri del «Forvm». Dato che non è così Le invio una copia del brutto scritto di Torberg. Faccio notare di non aver mai offerto al «Forvm» il mio articolo contro Torberg e che dunque lo scandalo era già iniziato prima della stampa del mio testo. In un certo senso è assai onorevole venir attaccato in questo modo da Torberg perché egli sceglie per ogni decennio un nemico speciale che diventa la sua idée fixe: nell’ultimo decennio lo era stato Brecht, in quello precedente ancora Thomas Mann.
La prego di far giungere alla signora Heller il mio più caloroso ringraziamento per occuparsi del caso Eatherly come mia alleata. Potrò farle pervenire presto una copia del mio scritto contro Huie Die Entlarvung des Entlarver [31]; sarebbe ancora più bello se io riuscissi prossimamente a scendere giù a Budapest e portarle direttamente la copia.
Devo ancora concludere questa sceneggiatura. Poi mi rivolgerò a Lei per chiedere se sia possibile farLe visita. Già ora gioisco per questo viaggio.
Coi i più cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
Budapest, 8.8.64
Caro signor Anders!
grazie per la Sua lettera del 13 giugno e per la spedizione del materiale. L’articolo di Torberg è veramente uno scandalo letterario e la Sua indignazione è assolutamente legittima. Conoscevo soltanto la sua opposizione a Brecht mentre quella a Thomas Mann mi era sconosciuta.
La signora Heller è lieta della Sua lettera e ancor di più della speranza di poterLa conoscere personalmente a Budapest. Anch’io mi rallegro alla prospettiva di un nostro nuovo incontro. E altrettanto della Sua polemica relativa alla faccenda del pilota di Hiroshima. Spero che la possa portare presto a compimento.
Avete letto il romanzo Il grande viaggio dello spagnolo Semprun che scrive in francese? Penso che sia una delle più importanti nuove pubblicazioni.
Con i più cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, Vienna/Mauer, Dreiständeg 40
17.8.64
Caro signor Lukács,
non potete assolutamente immaginarvi con quale grande gioia io abbia accolto le Sue ultime righe. La posizione di potere di Torberg è qui talmente grande che, se si esclude qualche eccezione, nessuno dei miei colleghi ha avuto il coraggio – quello necessario a dire il vero non sarebbe stato poi così grande – di esprimere la sua indignazione per lo scandaloso attacco. D’altronde Torberg ha attaccato Thomas Mann ancora più ininterrottamente e con odio maggiore di quanto abbia fatto con Brecht, e Mann mi disse l’ultima volta che venne a Vienna che eviterebbe di passare di qui se dovesse ancora una volta essere esposto nelle conferenze stampa alle infamie di Torberg.
Purtroppo la mia battaglia per Eatherly mi costringe ad attività investigative cento volte meno filosofiche: ho ancora molti dubbi di riuscire mai a concludere il secondo volume del mio L’uomo è antiquato.
Certo, ho ancora in programma di raggiungerLa il prima possibile, e sarò felice di conoscere la signora Heller.
Il libro di Semprun non lo conosco ancora. È uscito in tedesco, francese o inglese?
Le rivolgo ancora i miei più cordiali ringraziamenti per la Sua solidale indignazione.
Il Suo Günther Anders.
il 22.8.64
Caro signor Anders!
Grazie per la Sua lettera del 17 agosto. Le Sue osservazioni sui timori nei confronti del signor Torberg le ho potute leggere soltanto col sorriso sulle labbra. Negli anni Trenta non ho avuto nessuna paura di scagliarmi contro Fadejew o Jermilow, così come negli anni Quaranta e Cinquanta non ne ebbi con Rákosi o Révai. Che cosa dovrei temere dal signor Torberg?
Spero che concluda presto la Sua difesa del pilota e che possa ritornare a dedicarsi al lavoro teoretico. Il libro di Semprun è uscito in tedesco presso le edizioni Rowohlt.
Spero che ci si incontri a Budapest in tempi non troppo lontani. Farò avere i Suoi saluti alla signora Heller.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, Vienna/Mauer, Dreiständeg 40
1.10.64
Caro signor Lukács,
mi devo scusare con Lei per non averLe scritto per così tanto tempo; non ho ancora potuto intraprendere il viaggio che da mesi speravo di poter fare a Budapest. Sono semplicemente un prigioniero dell’affaire Huie-Heatherly, il mio lavoro consiste in un’attività di difesa, e ciò resta tanto urgente quanto complicato nella misura in cui Huie si trova attualmente in Europa e, a quanto pare, con una buona dose di fascinazione riesce a spingere alcuni giornalisti di second’ordine a intervistarlo, a scrivere articoli su di lui, ecc. Temo di essere in grado di riprendere i miei programmi solo dopo che questa ondata sarà terminata e spero molto che possa accadere presto in modo tale da non dover procrastinare ulteriormente la felicità di poter discutere con Lei.
Ho appena letto in un giornale che Kinderman [32] ha parlato lì da Lei in Accademia. Sono abbastanza esterrefatto perché K. fu uno dei peggiori nazisti e perfino qui si cerca, talvolta con successo – cosa che costituisce già un gran risultato per Vienna – di tenerlo lontano da determinate iniziative culturali.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
il 5.[10].64
Caro signor Anders,
grazie per la Sua affabile lettera del primo ottobre. Mi dispiace molto che Lei sia tanto impegnato nell’affaire del pilota. Purtroppo è inevitabile, dato che Lei fa parte di quei pochi che oggi si battono per una giusta causa. Spero tuttavia che la Sua campagna per Eatherly finisca presto.
Me ne rallegrerei perché allora potremmo veramente iniziare a discutere. Devo dirLe, nello spazio di quelle poche parole che una lettera consente, di non essere completamente d’accordo con alcune cose della Sua brochure su Eichmann [33]. È certamente corretto intendere la manipolazione [Manipuliertheit] come un tratto economico fondamentale del nostro tempo, ma all’interno di questo contesto il regime hitleriano era qualcosa di specifico, e tale specificità nella Sua polemica non viene messa abbastanza in luce. Ma di questo dobbiamo discutere a voce.
La visita di Kindermann l’ho appresa dalla Sua lettera, tanto poco ho seguito gli eventi. Si tratta di una comica contraddizione di ciò che oggi si è soliti chiamare liberalizzazione. Conosco molto bene il ruolo di Kindermann nel periodo di Hitler. Ma so che spesso è più facile storcere il naso piuttosto che rimanere saldi nei principî del marxismo. È una contraddizione comica ma reale.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, Vienna/Mauer, Dreiständeg 40
10.10.64
Caro signor Lukács,
i miei più sentiti ringraziamenti per le Sue affabili righe. Lei ha totalmente ragione, in questo testo non ho affrontato adeguatamente la specificità del nazionalsocialismo. Infatti mi premeva mettere in rilievo la ripetibilità di quel che è accaduto. E mettere questo ragionamento bene in testa alla più giovane generazione, dato che appunto la lettera si rivolge non a un singolo individuo, quanto piuttosto a un’intera generazione.
Per caratterizzare il caso Kindermann Lei usa la parola «comico». In tutta franchezza mi sento difficilmente in grado di cogliere la comicità di questa faccenda. Trovo semplicemente insopportabile che ora quest’uomo, in occasione del suo settantesimo compleanno, venga onorato dall’Università di Vienna con una cerimonia ufficiale (anche se in fin dei conti trovo che si tratti più di un “disonoramento”) per il fatto che la cerimonia dimostra già quanto poco seriamente si considerino i testi nazisti che egli ebbe modo di scrivere in tempi per lui opportuni.
La vicenda Eatherly-Huie continua a ingrandirsi, i giornali fanno a gara nel pubblicare le più insensate e peggiori dicerie mentre quel che resta del fungo atomico di Hiroshima, e ciò che questo rappresenta, non sembra aver raggiunto la coscienza di nessuno di questi scribacchini.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
Budapest, il 31.10.64
Caro signor Anders,
un sentito ringraziamento per la Sua lettera del 10 ottobre. Sono lieto di essere d’accordo con Lei sulla questione fondamentale del problema specifico del fascismo. Ricondurre tutto alla tecnica contemporanea, alla manipolazione ad essa connessa e fare di ciò una generale conclusione unitaria è tanto seducente quanto pericoloso. Condurrebbe a un fatalismo. E proprio Lei non vuole dare l’impressione d’essere fatalista.
Per quanto riguarda la vicenda Kindermann, ci si trova di fronte a un’incomprensione. Intendevo dire che la cosa si era svolta qui senza che ne venissi a conoscenza. Perciò trovavo che la cosa fosse comica, appunto per la circostanza di essersi svolta proprio qui da me. Ma nello scenario viennese la Sua indignazione è del tutto legittima.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
il 22.11.67
Caro signor Anders!
molte grazie per la cortese spedizione del Suo libro Die Schrift an der Wand [34].
Siccome sono molto impegnato a concludere la mia Ontologia dell’essere sociale, non sono riuscito ancora a leggerlo fino alla fine. Quel che però son riuscito sinora a cogliere da queste pagine, soprattutto l’analisi dell’esistenza durante l’emigrazione e durante il successivo rimpatrio, mi è straordinariamente piaciuto. Sono assolutamente del parere che ciò che lì viene intrapreso, vale a dire la più accurata indagine di quel che definirei «ontologia della vita quotidiana» [35] faccia parte delle più significative questioni relative alla conoscenza della realtà sociale. È un insieme di domande che non sembrano venir nemmeno lontanamente sfiorate dalla filosofia, dalla sociologia e dalle altre discipline dei nostri giorni e la maggior parte della letteratura contemporanea è rimasta talmente legata a un naturalismo artistico che da essa non si può imparare assolutamente nulla su questa questione. In ciò il contrasto con la grande letteratura classica (pensi a Balzac o a Stendhal, a Tolstoj o a Cechov) risulta il più evidente possibile. E io ritengo che il pensare e il sentire degli uomini non potranno mai essere colti nella loro più alta profondità – dunque nella migliore poesia e letteratura e naturalmente anche nella filosofia –, se non si coglie né analizza la diversa ontologia della vita quotidiana insita in ogni tempo. Simili tendenze erano già presenti nei Suoi scritti precedenti, mentre quei passaggi del Suo libro da me appena accennati rafforzano il mio assenso a simili tendenze rappresentative.
La prego di scusare la parzialità di queste mie annotazioni, ma è esattamente questa la problematica che mi ha colpito durante la lettura del Suo libro.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
5.12.67
Caro signor Lukács,
sono appena tornato da Copenaghen, dove il tribunale internazionale contro i crimini di guerra, di cui sono giudice, ha accusato l’America di genocidio a causa delle sue operazioni di sterminio nel Sud e nel Nord del Vietnam. La Sua lettera era in cima al grande plico che mi attendeva al mio ritorno. È stato un piacere venir accolto al mio rientro da simili parole di comprensione.
Lei ha completamente ragione: quel che chiama «ontologia della vita quotidiana» rappresenta uno dei nostri più importanti doveri. Che Lei abbia sottolineato questo aspetto del mio lavoro non è esclusivamente dovuto all’aver letto le mie annotazioni diaristiche dalla prospettiva della Sua «ontologia dell’essere sociale», ma anche al fatto che questo tema è effettivamente per me qualcosa che deve essere trattato con una certa priorità.
Le Sue righe mi hanno rallegrato, sebbene io a posteriori abbia avuto la sensazione che Lei non sia rimasto convinto della mia analisi di Döblin [36]. Ma avevo scelto questo saggio in quanto mi sembrava che presentasse delle affinità con il problema, per Lei tanto significativo, del realismo, anche se gli strumenti artistici su cui intendevo lì indagare erano di natura quasi surrealista.
Spero tanto di poterLe inviare a breve un libricino sul Vietnam. Porta il titolo Visit beautiful Vietnam [37] che ho ripreso direttamente da un opuscolo pubblicitario del Vietnam del Sud. La lettura sarà altrettanto spiacevole di quella dei miei altri scritti, ma la colpa non è certamente mia.
RingraziandoLa sinceramente ancora una volta, Le auguro una buona salute e tante energie per il Suo lavoro!
il Suo Günther Anders.
Budapest, il 21.12.67
Caro signor Anders!
molte grazie per la Sua lettera del 5 dicembre. Sono molto felice di apprendere che siamo della stessa opinione circa la questione dell’importanza dell’ontologia della vita quotidiana. Perciò anche le Sue preoccupazioni per il saggio su Döblin sono infondate. Ritengo l’indagine dell’ontologia della vita quotidiana molto importante anche per i problemi estetici. E il Suo saggio mostra appunto la questione relativa al problema del realismo estetico in Döblin a partire da questo aspetto.
Attendo con grande interesse il Suo libro sul Vietnam. Penso che l’unica differenza nel nostro modo di vedere consiste nel fatto che Lei è molto più scettico e pessimista di quanto non lo sia io. Perciò è sempre una grande gioia constatare che la Sua scepsi non Le impedisce mai di impegnarsi per la giusta causa in modo energico e pratico.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
29.12.67
Caro signor Lukács,
le sue ultime righe mi hanno reso assolutamente felice, soprattutto per la Sua ultima affermazione secondo cui la mia scepsi non mi impedisce di impegnarmi per la giusta causa. Infatti questa Sua affermazione è quasi identica a quella che io alcuni anni fa dettai ad alcuni studenti non conformisti della cosiddetta “Freie Universität [Libera Università]” di Berlino, vale a dire: «Che m’importa se sono disperato?».
Fra alcuni giorni uscirà su un giornale tedesco una prima parziale anticipazione del mio libro sul Vietnam [38]. Mi permetto di spedirLe una copia. Si potrebbe forse far uscire il libricino anche in Ungheria?
È da molti anni che desidero viaggiare in auto fino a Budapest per conferire una maggiore realtà alla nostra conoscenza avvenuta finora solamente per iscritto. Se ad oggi ciò non è stato possibile, è dovuto semplicemente al fatto che sono continuamente assorbito da necessità pratico-politiche, per le quali devo mettere da parte le mie faccende private. Spero tuttavia molto di poter finalmente realizzare questo progetto nell’anno ’68.
Per questo nuovo anno a venire Le auguro una buona salute e tante energie per il lavoro.
il Suo Günther Anders.
il 6.1.68
Caro signor Anders!
grazie per la Sua lettera del 29 dicembre. Umanamente apprezzo molto la Sua interiore disposizione alla disperazione. Ma tuttavia credo che nel pensiero bisogna superare i sentimenti come la speranza o la disperazione (uno dei limiti del pensiero di Ernst Bloch consiste nel non fare ciò e nel trasformare un sentimento in un principio oggettivo). Credo che si tratti obiettivamente del problema della differenza tra le prospettive immediate e quelle lontane nel tempo. Si può tranquillamente anche essere molto pessimisti per il presente e per l’immediato futuro senza perdere di vista la più ampia prospettiva finale. Per questo non bisogna essere necessariamente marxisti. Ricorderà che Stendhal aveva una posizione molto simile per quanto riguarda il presente e il futuro.
Sono assai lieto di poter conoscere il Suo libro sul Vietnam. Ma sono ancor più lieto che Lei abbia l’intenzione di venire prima o poi a Budapest. Sarebbe bello, e Lei potrebbe incontrare qui alcuni giovani che con i loro discorsi potrebbero rafforzare il Suo latente ottimismo.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Budapest, 30.11.1970
Caro Anders!
a questa lettera allego il testo di un appello in difesa di Angela Davis [39], minacciata di pena di morte, e che ho spedito a numerosi intellettuali. Credo sia superfluo sottolineare che tipo di processo e di giudizio si possa prevedere per una persona orientata a sinistra se la protesta non costringerà la demagogia reazionaria a compiere una marcia indietro. La invito a partecipare a quest’azione con il Suo nome e il Suo prestigio e di sollecitare nel Suo paese intellettuali altrettanto prestigiosi di Sua conoscenza a partecipare anch’essi a tale azione. Il testo l’ho stilato io in modo generico sicché firmarlo non significa aderire a uno specifico programma politico. Considero tuttavia naturale che ognuno possa apportare delle modifiche e che mantenga anche il proprio diritto a una protesta individuale, sebbene io voglia far presente che l’agire comune ha un’efficacia maggiore. La prego di spedirmi un telegramma qualora voglia partecipare a quest’azione e mi comunichi i nomi di coloro che La informeranno della loro intenzione di aderirvi. La prego inoltre di impegnarsi, se possibile, a far pubblicare dalla stampa del Suo paese l’appello di protesta. Agli organi di stampa che si riusciranno a coinvolgere spedirò poi i nomi di tutti coloro che supporteranno l’azione.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
P.S. Potrebbe essermi d’aiuto comunicandomi l’indirizzo di Havemann [40], qualora sia a Lei noto?
Günther Anders 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
9.12.70
Caro signor Lukács,
molte grazie per la richiesta. Le ho già comunicato con un telegramma la mia disponibilità a firmare l’appello. Ho subito tentato di raggiungere diverse personalità, ma finora sono riuscito a contattare soltanto il prof. Fiedrich Heer (Teatro Burg, Vienna) che ha subito messo a disposizione il suo nome. Per quanto riguarda altre personalità, sono insicuro se chiedere il loro sostegno o meno, dato che qui lo scenario politico si è un po’ modificato. Ho chiamato subito pure il «Forvm», non solo per chiedere a Nenning [41] di essere fra i firmatari, ma anche per far pubblicare il testo sulla sua rivista. Non ho ancora potuto parlare personalmente con Nenning ma mi aspetto una sua chiamata oggi o domani. In ogni caso sarebbe bene poter avere una lista di coloro che hanno già firmato perché in occasioni simili ho fatto esperienza di come la prima reazione sia normalmente: «Chi ha già firmato?».
Lei mi comunicò che sarebbe ancora possibile proporre delle piccole modifiche al testo. Avrei allora un suggerimento. Mi sembra che la parola «timore», che compare già nella terza riga, si riferisca a una dimensione privata e psicologica. Al posto della «paura», parlerei di «profonda preoccupazione». Ma non è un suggerimento impellente.
E ancora per ritornare a una questione trattata poco sopra: credo che il testo possa essere pubblicato soltanto una volta che sia definitivo – magari giungono ulteriori spunti da altre fonti – e quando verrà raggiunto un numero minimo di firme potranno essere pubblicate anch’esse.
Naturalmente rifletterò ancora a chi posso rivolgermi qui a Vienna: non sono un austriaco di nascita né un austriaco “acquisito”, e perciò devo chiedere il sostegno di alcuni amici. Ci sono qui poche persone conosciute a livello internazionale, perciò come criterio per la scelta io utilizzerei quello di chiedere il sostegno a figure il cui nome è noto anche oltre i confini del nostro piccolo paese.
La ringrazio molto per aver preso l’iniziativa di questa azione, con i più cordiali auguri e saluti
il Suo Günther Anders.
P.S. Mi ha appena telefonato Nenning, il quale mette anche la sua firma a disposizione. Ha inoltre acconsentito a far uscire il Suo testo, ma – in ciò concorda con me – soltanto dopo aver ricevuto una lista di firmatari. Inoltre egli, che diversamente da me dispone di molti più contatti diretti, si premurerà di trovare altre persone disposte a firmare.
1970.XII.29
Caro amico Anders!
mediante l’intervento di alcuni corrispondenti locali di grandi giornali internazionali spero di poter spedire all’estero il testo di protesta sulla faccenda di Angela Davis entro la fine di questa settimana. Se tuttavia volessimo continuare l’azione, funzionerebbe molto più velocemente da un paese occidentale piuttosto che qui da Budapest, da dove procederebbe in modo difficile. Quindi Le spedirò più avanti questo materiale con la richiesta di occuparsi della sua diffusione in Occidente. Tutto ciò che mi verrà spedito lo inoltrerò a Lei.
La ringrazio sentitamente in anticipo.
Con amichevoli saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
2.1.71
Caro amico Lukács,
prima di tutto i miei migliori auguri per l’anno nuovo!
Mi sono appena arrivate come primo plico postale del nuovo anno le Sue amichevoli righe e la lista dei firmatari. La ringrazio di cuore. Con un certo spavento noto che tuttavia a causa di una disattenzione il mio nome non compare sulla lista. Mi risulta un poco spiacevole. Alle copie che spedirò ai giornali aggiungerò il mio nome. Per muoversi veramente in modo efficace avrei bisogno naturalmente di alcune copie della dichiarazione in cui, come suppongo, il testo iniziale risulta modificato rispetto alla prima stesura, in quanto probabilmente le mie proposte di modifica non sono state le uniche ad essere accettate da Lei.
Sulla lista compare poi il nome di una persona a cui non è mai stato chiesto di partecipare e che non ha mai espresso la sua disponibilità. Questa cosa mi ha fatto un po’ preoccupare ma fortunatamente, come ho appena potuto apprendere per telefono, questa persona acconsente a posteriori all’utilizzo del suo nome.
Nell’ultima raccomandata che Le avevo inviato compare l’indirizzo della DDR che desiderava, ma il nome non compare ancora sulla lista.
Affinché il tutto possa ora procedere trasmetto subito la lista completa dei firmatari a Nenning, il quale è già in possesso di una copia del testo originario. Ma mi muoverei poi ulteriormente solo una volta aver ricevuto da Lei la lista definitiva e il testo definitivo. Me li spedisca per favore il prima possibile.
Con amichevoli saluti
il Suo Günther Anders.
Günther Anders 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
2.1.71
Al Neues Forvm
per il Dr. Günther Nenning
Caro Günther Nenning,
Le auguro un buon 1971!
Ho appena ricevuto da Lukács la lista dei firmatari del Suo appello. Come si ricorderà, Le avevo fatto giungere già in precedenza il testo dell’appello. Ora potrebbe pubblicare sul prossimo numero anche il testo con i nomi dei firmatari.
Lukács mi ha pregato di dare in Europa la maggior diffusione possibile al testo. Potrebbe essere così cortese da indicarmi una serie di testate che secondo Lei potrebbero pubblicare il testo?
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
8.1.1971
Caro amico Günther Anders!
sono rimasto piuttosto costernato per la Sua lettera. Che proprio il Suo nome manchi dalla lista è uno scandalo della casualità. La prego di dimenticare il più presto possibile tale disattenzione. Nel frattempo Le spediamo la lista dei firmatari, stavolta si spera senza errori. Non è ancora l’intera lista completa, ci aspettiamo nuove partecipazioni soprattutto dall’Italia. Detto per inciso: non so da chi Lei abbia avuto la conferma telefonica. Per quanto io possa ricordare abbiamo inserito soltanto nomi di persone che hanno confermato personalmente (per lettera o telegramma).
La ringrazio nuovamente per il suo supporto tanto efficiente e veloce. Le auguro un buon nuovo anno!
il Suo Georg Lukács.
P.S. non ho ancora ricevuto alcuna risposta da Havemann, per questo non compare il suo nome sulla lista.
8.1.1971
Caro amico Günther Anders,
Le invio ora i nuovi nomi da aggiungere alla lista. Sono i seguenti:
Ayer Alfred (Inghilterra), Fischer Annie (Ungheria), Hedegüs András (Ungheria), Kovács András (Ungheria), Risi Nelo (Italia). La lista completa l’ho già spedita ai collaboratori locali della stampa.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
9.1.1971
Caro amico Georg Lukács,
La ringrazio tanto per la Sua lettera e per la lista ampliata. Ho subito spedito una copia di questa lista al «Forvm» e siccome la rivista per conto proprio (senza il mio intervento) ha raccolto altri nomi, gli ho chiesto di farmi pervenire i loro nomi cosicché io li possa spedire anche a Lei.
Ovviamente avevo già dimenticato che il mio nome non era casualmente apparso sulla Sua prima lista, mi è ritornato in mente soltanto dopo aver letto le Sue cortesi scuse. Ma appunto l’ho già “rimosso”. Vorrei invece farLe notare due errori della nuova lista: 1. Elisabeth Freundlich non vive nella Repubblica Federale ma qui a Vienna e 2. il nome che compare subito dopo, Gollowitzer, deve essere corretto in Gollwitzer.
La tengo aggiornata. La prego di tenere informato anche me. In particolare mi piacerebbe sapere perché la lista non contiene alcun nome francese o britannico.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
Budapest, 22.1.1971
Caro amico Günther Anders,
Le spedisco ora la lista allargata dei nomi sperando che sia senza errori. Anche questa non è ancora del tutto completa: dall’Italia attendo ancora altri firmatari. Ma la cosa importante è che ho ricevuto da Havemann via telegramma un sì incondizionato.
Per quanto riguarda la Sua domanda sugli intellettuali francesi orientati a sinistra: mi sono rivolto per lettera e via raccomandata a Sartre, Semprún, Lefèbre, Aragon, alla redazione di «Lettres françaises» e a Duclos. Da nessuno ho ricevuto risposta. La pregherei di provare nuovamente, è possibile che Lei ottenga risposte positive. Finora l’appello con la lista dei firmatari è uscito su «Le Monde».
In Inghilterra avevo un solo punto di riferimento, Alfred Ayer, che ha rifiutato di partecipare. Allora mi sono rivolto per lettera a un mio ex-allievo, Mészáros Iván, che insegna ora all’Università di Brighton, ma finora non ho ricevuto risposta neppure da lui. La pregherei anche in quest’occasione di fare ulteriori tentativi.
La ringrazio ancora per l’aiuto che ha mostrato finora. Spero che i nostri sforzi non resteranno senza risultato.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
P.S. Allego una copia di ciò che ho ricevuto da Berlinguer su quel che si sta muovendo in Italia in relazione a questa vicenda.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
28.1.71
Caro amico Georg Lukács,
La ringrazio molto per l’invio della nuova lista. Mi sono accorto a una prima lettura che ad Hochhut è stata assegnata una nazionalità errata. Hochhut vive appunto a Basilea, ma è cittadino della Repubblica Federale. Apporto questo miglioramento nella lista che le spedirò. Sono felice che si sia risolta la questione di Havemann. Le sarei molto grato se si potesse considerare questa lista come quella definitivamente definitiva. Altrimenti farei innervosire le redazioni se dovessi continuare a spedire nuove liste. In merito alla Francia sono del tutto certo che anche lì sia stata messa in piedi un’azione di protesta. Potrei scrivere a Sartre, ma una nuova corrispondenza ritarderebbe ulteriormente la pubblicazione della lista.
Sono convinto che in una sezione bibliotecaria dell’università dedicata alle riviste potrà trovare il «Blättern für deutsche und internationale Politik». Il n. 171 contiene una relazione assolutamente ben documentata su Angela Davis scritta dal mio amico Martin Hall, di cui Lei conoscerà certamente i reportage dall’America.
Grazie per la copia della lettera di Berlinguer.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
1.12.1971
Caro amico Günther Anders!
nella mia ultima lettera Le avevo scritto che attendevo ancora altri nomi dall’Italia. Apprendo nel frattempo che la lettera su quel che si sta muovendo in Italia non era correttamente indirizzata e che non mi posso mettere in contatto con il mittente, Nelo Risi, in quanto è andato in Etiopia. Perciò La pregherei di rivolgersi a Elsa Morante (via dell’Oca, Roma): lei ci potrà sicuramente aiutare.
Aspetto ancora una lettera dall’Inghilterra. Il mio ex-allievo, Iván Mészáros, mi ha informato di stare tentando di organizzare un’azione fra gli intellettuali inglesi. Credo che in questo modo potrà dirsi conclusa la nostra prima fase della nostra azione, gli ulteriori passi da intraprendere dipenderanno dal corso del processo. La prego di tenermi al corrente come al solito, anch’io Le comunicherò tutti gli sviluppi.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
7.2.71
Caro amico Georg Lukács,
La ringrazio molto per la Sua lettera. Ho inviato per ora la lista al «Forvm», alla «Stimme der Gemeinde» e ai «Blättern für deutsche und internationale Politik». Ho saputo che le prime due riviste pubblicheranno l’appello sul prossimo numero, per quanto riguarda la terza rivista credo che la pubblicazione sia qualcosa di scontato. Le prossime pubblicazioni potranno certamente contenere ancora altri firmatari.
Non ho ben compreso per quale motivo dovrei scrivere a Elsa Morante, dato che io non la conosco e neppure lei mi conosce, potrebbe essere forse più fruttuoso se Lei stesso lo facesse. Ma se per Lei fosse più pratico che me ne occupassi io, allora in quel caso lo farei.
Sono dell’opinione che non si dovrebbero intraprendere ulteriori passi perché questi dovranno dipendere dal processo contro Angela Davis, processo che non è ancora iniziato. Temo che se noi ci inserissimo troppo presto, nel momento in cui non si possono ancora fare previsioni né ci sono state avanzate specifiche richieste, non riusciremmo poi a centrare bene il nostro obiettivo. Credo che adesso sarebbe meglio prendere un periodo di pausa.
Naturalmente La terrò aggiornata, sempre che ci siano delle novità. Coi i miei più cordiali saluti.
il Suo Günther Anders.
Budapest, 23.2.1971
Caro amico Günther Anders!
perdonatemi se non Le ho scritto per così tanto tempo, ma ho atteso di poterLe riferire sui nuovi sviluppi dell’affaire Angela Davis. Il compagno Aptheker mi ha avvertito che i costi processuali potrebbero superare i 100.000 dollari, perciò ho proposto questa nuova azione.
Ora faccio pervenire alla stampa internazionale il testo dell’appello che troverà qui sotto. Dato che Lei può rivolgersi indirettamente a Nenning, potrebbe chiedergli di far posto nelle colonne del «Neues Forvm»al testo dell’appello?
Avete appreso qualcosa da Morante su quel che si sta muovendo in Italia?
La ringrazio in anticipo per i Suoi sforzi. Coi più cordiali saluti.
Il Suo Georg Lukács.
P.S. Qui purtroppo non sono riuscito a rintracciare lo scritto a cui accennava. La pregherei, se non fosse complicato, di inviarmene un esemplare.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
27.2.71
Caro amico,
molte grazie per la Sua lettera e per il supplemento: il secondo appello riguarda Angela Davis. In allegato Le spedisco l’articolo che avevo citato nella mia ultima lettera – proviene dalla rivista di sinistra «Blättern für deutsche und internationale Politik». Se ci fosse l’occasione di potermela rispedire Le sarei molto grato.
Sono piuttosto titubante nei confronti della Sua ultima azione intrapresa. Angela Davis ha cinque dei migliori avvocati d’America e ampi settori della società americana si incaricheranno in modo sicuro del finanziamento della difesa e delle spese processuali. Temo che si possa nuocere alla Davis se dovessero arrivare dei finanziamenti non provenienti dall’America. Ho qualche dubbio a rivolgermi al «Neues Forvm» per la pubblicazione dell’appello. La prego di non fraintendere la mia contrarietà. Non ci divide nulla circa lo scopo, soltanto la tattica per il raggiungimento dello scopo. Se il mio ragionamento non dovesse suonarLe convincente, resta per Lei sempre la possibilità di spedire personalmente il testo a Günther Nenning (tra l’altro attendo che nel prossimo numero del «Neues Forvm» compaia il Suo primo appello e i nomi dei firmatari [42]).
Mi rattristerebbe molto se le differenze fra noi circa il giudizio sulla tattica dovessero compromettere il rapporto fra Lei e me. Ma non riesco davvero a immaginarmi una cosa simile.
Coi più cordiali saluti
come sempre, il Suo Günther Anders.
Budapest, 17.3.1971
Caro amico Günther Anders!
La ringrazio molto per la Sua lettera e per l’articolo (lo rispedisco in allegato).
Comprendo perfettamente le Sue preoccupazioni per la mia nuova azione. Sono del tutto d’accordo con Lei sul fatto che ci divida non lo scopo ma la tattica per il raggiungimento dello scopo. Se mi dovessi tuttavia rivolgere di persona a Günther Nenning, ciò significherebbe che le mie consultazioni indirette su questa questione con il compagno Aptheker e con gli avvocati della Davis mi hanno convinto dell’indispensabilità di questa nuova azione per il raggiungimento del nostro obiettivo. Del resto sono del parere che queste differenze di tattica siano naturale parte integrante dei movimenti politici.
Ancora tante grazie per l’articolo.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Günther Anders, 1090 Vienna, Lackiererg 1/5
31.3.71
Caro amico Georg Lukács,
molte grazie per la Sua lettera e per aver rispedito l’articolo su Angela. Sono molto felice che Lei abbia avuto così tanta comprensione per le mie divergenze sulla tecnica da usare nell’azione in favore di Angela Davis.
Ho appena letto una lettera della figlia di Aptheker che mi chiede di sostenere il finanziamento di una pubblicazione del Suo appello sul «New York Times». Le ho detto di rivolgersi a Günther Nenning: dovrebbe chiedergli di pubblicare sulla sua rivista l’appello per una raccolta fondi.
Con cordiali saluti
il Suo Günther Anders.
27.4.1971
Caro amico Günther Anders!
molte grazie per l’informazione sulla corrispondenza con la figlia di Aptheker. Volevo inoltre avvisarLa che per la pubblicazione del mio secondo appello sul «Neues Forvm» è tutto a posto: uscirà sul prossimo numero [43].
La ringrazio molto per il Suo gentile supporto.
Con cordiali saluti
il Suo Georg Lukács.
Note con rimando automatico al testo
[1] Il carteggio fu inizialmente pubblicato, senza gli allegati e i telegrammi ad esso collegati, in F. Benseler, W. Jung (a cura di), Lukács 1997. Jahrbuch der Internationalen Georg Lukács-Gesellschaft, Berna, Peter Lang, 1997, pp. 47-72. Laddove i nomi di alcune personalità citate nel carteggio siano in qualche misura indispensabili per la comprensione dello stesso, questi verranno presentati in nota. Per la gentile concessione dei diritti di pubblicazione delle lettere andersiane si ringrazia qui l’amministratore del Lascito-Anders Gerhard Oberschlick (Vienna), dal 1986 al 1995 direttore della rivista «Forvm» [sic!] con cui Anders collaborò a lungo.
[2] In Schauderhaft Banales. Über Alltag und Literatur (Opladen, Westdeutscher Verlag, 1994) Werner Jung arriva a dubitare dell’effettiva fondatezza della visione comune d’insieme espressa da Anders e Lukács nel loro carteggio (p. 71).
[3] G. Anders, L’uomo è antiquato, vol. II, Sulla distruzione della vita nell’epoca della terza rivoluzione industriale (1980), Torino, Bollati Boringhieri, 2007, p. 349.
[4] Ivi, pp. 105-115.
[5] Ci si riferisce qui in particolare alla polemica, di cui il carteggio contiene traccia, condotta da Friedrich Torberg contro Anders. Si veda: J. Doll, Günther Anders. La guerre froide et l’Autriche. A propos d’une polémique entre Günther Anders et Friedrich Torberg, in «Austriaca. Cahiers universitaires d’information sur l’Autriche», 35 (1992), p. 58.
[6] G. Lukács, Storia e coscienza di classe (1922), Milano, Sugarco, 1978, p. 13.
[7] Ivi, p. XXVII.
[8] Si veda a titolo di esempio: S. Wollgast, G. Banse, Philosophie und Technik, Berlino Est, VEB Deutscher Verlag der Wissenschaften, 1979, p. 201.
[9] Detlef Clemens in Günther Anders – ein Marxist?, in «Das Argument», 2 (1996), p. 265, sostiene opportunamente che Anders, senza essere marxista, ha nondimeno reinterpretato alcune tesi del marxismo, fra cui soprattutto la visione dicotomica dei rapporti di potere: nella versione andersiana tuttavia la contrapposizione borghesia-proletariato lascia il posto a quella tra tecnocrazia-umanità (ivi, p. 273).
[10] G. Anders, Noi figli di Eichmann (1964), trad. it. di A.G. Saluzzi, Firenze, Giuntina, 1995, nota 1, p. 105.
11 Ivi, p. 31.
12 G. Anders, Il senso, in Id., L’uomo è antiquato, vol. II, cit., nota 2, p. 423.
13 G. Anders, Patologia della libertà, Bari, Palomar, 1993, p. 55.
14 Ibidem.
15 Ivi, p. 65, nota 8.
16 Ivi, p. 36.
17 Infra, si veda soprattutto la lettera di Lukács del 22.11.67 e quella di Anders del 5.12.67.
18 Mi permetto di rimandare al saggio, D. Colombo, La «fame» divora la fenomenologia. Sul desiderio di concretezza nella filosofia di Günther Anders, in M. Latini, A. Meccariello (a cura di), L’uomo e la (sua) fine. Saggi su Günther Anders, Trieste, Asterios, 2014, pp. 9-42.
19 G. Anders, Der sanfte Terror, in «Merkur», 193/194 (1964), pp. 209-224 e pp. 334-354. Si tratta di un testo che Anders ristamperà in forma rielaborata nel secondo volume de L’uomo è antiquato, cit., pp. 119-171.
20 G. Anders, Kafka pro e contro. I documenti del processo (1951), Macerata, Quodlibet, 2006.
21 Lukács si riferisce qui al primo volume de L’uomo è antiquato, sottotitolato Considerazioni sull’anima nell’epoca della seconda rivoluzione industriale (1956), Torino, Bollati Boringhieri, 2003.
22 G. Anders, L’ultima vittima di Hiroshima (1961), a cura di M. Latini, Milano-Udine, Mimesis, 2016.
23 G. Lukács, Probleme der kulturellen Koexistenz, in «Forvm», 124/125 (1964), pp. 181-184 e 241-244.
24 Ernst Niekisch (1889-1967) fu il principale teorico del nazionalbolscevismo, un movimento sviluppatosi durante la Repubblica di Weimar nel tentativo di unificare lotta di classe e questione nazionale. Durante il regime hitleriano fu incarcerato per aver criticato da posizioni antisemite ed antidemocratiche il Terzo Reich e aver sostenuto un’alleanza in chiave antioccidentale tra la Germania e l’URSS. Nel dopoguerra si iscrisse alla SED, Sozialistische Einheitspartei Deuschlands [Partito socialista unificato di Germania], entrando anche a far parte del parlamento della DDR. Dopo essersi schierato in favore dei moti operai del 1953 si trasferì nella Germania Ovest, dove iniziò una battaglia legale durata 13 anni per il riconoscimento di una pensione in qualità di perseguitato del regime nazista. Da segnalare che nonostante la netta presa di posizione di Lukács in difesa di Niekisch, il dibattito storiografico – cresciuto soprattutto dopo la morte del pensatore nazionalbolscevico – è maggiormente orientato nel considerare Niekisch un esponente della rivoluzione conservatrice o nell’evidenziare la preminenza della componente nazionalista del suo pensiero; si veda in merito: D. Bernardini, Una fatalità tedesca. Il pensiero nazionalbolscevico di Ernst Niekisch nella critica al nazionalsocialismo (1932), in «Società e storia», 142 (2013), pp. 699-708.
25 G. Anders, Helden und Ignoranten. Tagesbuchblätter während des sowjetischen Weltraumfluges, in «Merkur», 181 (1963), pp. 223-238, successivamente ristampato in Id., Der Blick vom Mond, Monaco, C.H. Beck, 1970, pp. 21-55.
26 Friedrich Torberg (1908-1979), scrittore, giornalista e critico teatrale austriaco di origine ebraica. Nel 1954 fondò, con un finanziamento della CIA ottenuto per mezzo dell’organizzazione internazionale Congress of Cultural Freedom, la rivista «Forvm», che diresse fino al 1965.
27 J. Drexel, Der Fall Niekisch. Eine Dokumentation, Köln-Stuttgart, Kiepenheuer & Witsch, 1964.
28 Hans Deutsch (1906-2002), avvocato ed editore austriaco di origine ebraica. A causa della persecuzione nazista dovette emigrare a Tel Aviv. Al suo ritorno in Austria fu uno dei proprietari della rivista «Forvm».
29 F. Torberg, Das Unbehagen in der Gesinnung. Zu den Premieren zweier Gesinnungs-Stücke im Volkstheater, in «Forvm», 124 (1964). In quanto fermo sostenitore della politica estera americana, Torberg polemizzò qui aspramente con Anders sull’opportunità dell’utilizzo delle bombe atomiche nel secondo conflitto mondiale.
30 Anders tentò senza successo di realizzare un film su Hiroshima e la situazione atomica contattando a tal scopo, fra gli altri, anche il regista Erwin Leiser.
31 G. Anders, Entlarvung des Entlarvers, in «Die Zeit», 4.9.1964, p. 10, (accessibile online: www.zeit.de/1964/35/entlarvung-des-entlavers/komplettansicht, consultato il 3 giugno 2017). Si tratta di una replica al libro di W.B. Huie, The Hiroshima Pilot, New York, Putman, 1964, in cui la ricostruzione dei fatti fornita da Claude Eatherly, così come la sua esperienza personale, sono duramente sottoposte a critica.
32 Heinz Kindermann (1894-1985), professore austriaco di storia della letteratura e scienze teatrali, fu uno dei più influenti germanisti d’ispirazione nazionalsocialista durante il Terzo Reich. Nel dopoguerra fu interdetto dall’insegnamento fino al 1953, quando tornò a ricoprire il ruolo di professore ordinario all’Università di Vienna.
33 G. Anders, Noi figli di Eichmann (1964), cit.
34 G. Anders, Die Schrift an der Wand. Tagebücher 1941 bis 1966, Monaco, C.H. Beck, 1967.
35 La partecipazione di Anders al Tribunale-Russell contro i crimini di guerra in Vietnam è in parte documentata in B. Vesper (a cura di), Nürnberg und Vietnam. Synoptisches Mosaik, Frankfurt, Edition Voltaire, 1967.
36 G. Anders, Der verwüstete Mensch. Über Welt- und Sprachlosigkeit in Döblins «Berlin Alexanderplatz», in F. Benseler (a cura di), Festschrift zum achtzigsten Geburtstag von Georg Lukács, Berlin, Luchterhand, 1965, pp. 420-442. Successivamente ristampato in Id., Uomo senza mondo. Scritti sull’arte e sulla letteratura (1984), introduzione di S. Velotti, trad. it. di A. Aranyossy e P.P. Portinaro, Ferrara, Spazio Libri, 1991, pp. 61-94.
37 G. Anders, Visit beautiful Vietnam – ABC der Aggressionen heute, Köln, Pahl-Rugenstein, 1968.
38 Si tratta di G. Anders, Vietnam und keine Ende, in «Das Argument», 42 (1967), pp. 1-21, e di Id., Der amerikanische Krieg in Vietnam oder Philosophisches Wörterbuch heute I, in «Das Argument», 45 (1967), pp. 349-397.
39 Angela Davis (1944), si è formata filosoficamente come allieva di Herbert Marcuse all’Università della California, dove nel 1991 è stata incaricata professoressa di Storia della coscienza. Militante comunista, per via della sua vicinanza al movimento delle Black Panthers fu coinvolta in una vicenda giudiziaria con l’accusa di omicidio e rapimento, rischiando la pena di morte. Fu tuttavia assolta il 4 giugno 1972.
40 Robert Havemann (1910-1982), incarcerato e condannato a morte durante il nazismo per la sua adesione al gruppo clandestino “Unione Europea”, nel dopoguerra visse nella DDR come parlamentare (1949-1963) e professore universitario di chimica. In seguito alle sue critiche prese di posizione contro la dottrina ufficiale della SED circa alcuni aspetti filosofici delle scienze della natura, nel 1964 venne espulso dal partito, nel 1965 fu licenziato dalla Humboldt-Universität di Berlino e nel novembre 1976 condannato agli arresti domiciliari fino al maggio del 1979. È considerato tra i più significativi oppositori politici della DDR.
41 Günther Nenning (1921-2006), giornalista austriaco, nel 1966 subentrò a Friedrich Torberg nella direzione della rivista «Forvm», che da quel momento in poi assunse il titolo di «Neues Forvm».
42 Si veda: G. Lukács, Für Angela, «Forvm», 207 (1971), p. 14. Una traduzione dell’appello comparve anche nell’edizione dell’Unità del 12 gennaio 1971, disponibile online all’indirizzo https://gyorgylukacs.wordpress.com/ (consultato il 27.5.2017).
43 Si veda: G. Lukács, Geld für Angela, «Forvm», 210 (1971), pp. 22, dove Angela Davis viene definita «una donna coraggiosa, una pensatrice brillante, la rappresentante di una minoranza sfruttata».