Emiliano Brancaccio | Classe (lotta di)
Sinteticamente ineccepibile. Da aggiungere, forse, che alla “cosiddetta sinistra” (liberale) a cui si riferisce Brancaccio si deve aggiungere anche l’asin/istra (n)eurofobica che si è collocata nella scia dei populisti nazionalisti di destra per proporre un impossibile – e per fortuna insignificante – populismo nazionalista “di sinistra” [Antiper].
Credo che la cosiddetta sinistra abbia smesso di comprendere il capitalismo da quando si è lanciata in una frettolosa abiura di Marx. Un errore su cui tuttora persevera e che altri invece non commettono. Tra gli estimatori di Marx troviamo oggi, paradossalmente, le testate della grande finanza internazionale: dal Financial Times, secondo cui «Marx è più rilevante che mai», all’Economist, che si avventura a esortare «governanti di tutto il mondo: leggete Marx!».
L’interesse dei circoli finanziari per Marx riguarda soprattutto la sua “legge di tendenza” verso la centralizzazione dei capitali. La centralizzazione è l’esito di una incessante lotta tra capitali per la conquista dei mercati, che porta al fallimento dei più deboli o alla loro acquisizione da parte dei più forti, sfocia nella “espropriazione del capitalista da parte del capitalista” e alla fine determina una concentrazione del capitale in sempre meno mani. E’ il lato cannibalesco del capitalismo, che richiama l’opera bruegeliana “I pesci grandi mangiano i pesci piccoli” e che trova oggi importanti conferme empiriche. Si tratta di una tendenza cruciale, che aiuta ad afferrare i nodi politici di questa fase storica. L’orrido sovranismo piccolo-borghese non è altro, in fondo, che la reazione dei capitali nazionali in affanno contro una devastante centralizzazione trainata dai capitali più forti e ramificati a livello globale. E’ pura lotta di classe in senso marxiano ma è tutta interna alla classe capitalista, con il lavoro totalmente zittito.
La cosiddetta sinistra non capisce quasi nulla di tutto questo. Per anni si è crogiolata nella pia illusione di un capitalismo ormai pacificato, proiettato verso il sol dell’avvenire della democrazia azionaria. E oggi risulta spiazzata da una lotta tra capitali sempre più feroce, che diffonde nel resto della società i semi della barbarie. Una nuova sinistra dovrebbe in primo luogo comprendere che il silenzio a cui è stato ridotto il lavoro ha reso ingovernabile la bestia capitalista. Tra le tante minacce alla civiltà di cui si parla, questa è l’unica tangibile.
Da l’Espresso, 7 ottobre 2018