Domenica 13 novembre 2016 | ore 10.30 Conferenza audio SKYPE Incontri di approfondimento storico-politico (IASP)
Ciclo di incontri sui movimenti delle donne. Terzo incontro La rivoluzione delle donne | Dalla rivoluzione sessuale alla deriva del femminismo Relazione introduttiva di Giulia
Con questo terzo incontro terminiamo la breve rassegna sugli elementi fondamentali che hanno caratterizzato lo sviluppo dei movimenti delle donne. Nei primi due incontri avevamo analizzato la fase che intercorre tra la Rivoluzione francese e quella socialista del 1917 e quella che intercorre tra la prima e la seconda guerra mondiale. In questo terzo incontro affronteremo la fase che inizia, grosso modo, con la cosiddetta «rivoluzione sessuale» e che arriva fino ai giorni nostri, passando attraverso la critica differenzialista dell’emancipazionismo e del femminismo socialista, per arrivare fino alla derivapost-moderna che domina la scena attuale.
«Se poi qualcuno, qualche partigiano della loro Brigata le interrogava sulla Patria, sul perchè si esponevano ai pericoli della lotta clandestina, esse non sapevano cosa rispondere. Intuivano solo, frammezzo ai confusi sentimenti dell’animo, che era giusto farlo per «cambiare qualcosa», ma cosa non sapevano; e in quel momento pensavano ai giovani e agli uomini del loro paese – imbianchini, contadini, muratori – che soffrivano e morivano sulle montagne quando non finivano impiccati ai pali della luce sull’orlo delle strade; alle numerose famiglie cui era stata incendiata la casa; all’ansia delle madri e, anche, alle loro aspirazioni che avrebbero potuto divenire realtà un domani, quando quel qualcosa di cui non sapevano ancora sarebbe cambiato. A loro, in fondo, bastava questo, e anche sapere che l’umile gente del loro paese era in mezzo alla «cosa» in maniera volontaria, senza essere stata obbligata da qualche autorità. Bastava solo questo per dar loro garanzia del futuro».
Tina Merlin, Calze e scarponi (tratto da La casa sulla Marteniga)
«A Pietroburgo, a Mosca, nelle città e nei centri industriali, il comportamento delle donne proletarie durante la rivoluzione fu superbo. Senza di loro, molto probabilmente non avremmo vinto. Questa è la mia opinione. Di quale coraggio hanno dato prova, e quale coraggio mostrano ancora oggi! Immaginatevi tutte le sofferenze e le privazioni che sopportano… Ma resistono bene, non si piegano, perché difendono i Soviet, perché vogliono la libertà e il comunismo». «Noi odiamo, sì, odiamo tutto ciò che tortura e opprime la donna lavoratrice, la massaia, la contadina, la moglie del piccolo commerciante e, in molti casi, la donna delle classi possidenti. Noi rivendichiamo dalla società borghese una legislazione sociale a favore della donna perché della donna noi comprendiamo la situazione e gli interessi ai quali dedicheremo le nostre cure durante la dittatura del proletariato. Naturalmente non come fanno i riformisti, non facendo uso di blande parole per convincere le donne a starsene inattive, non tenendole alla briglia. No, naturalmente no, ma, come si conviene a rivoluzionari, chiamandole a lavorare da pari a pari per trasformare la vecchia economia e la vecchia ideologia».
«Dovete trovare il modo di raggiungere le donne che il capitalismo ha gettato nella miseria più spaventosa. Dovete trovarlo, dovete. Non ci si può sottrarre a questa necessità. Senza un’attività organizzata di massa sotto la direzione dei comunisti non ci può essere vittoria sul capitalismo né edificazione del comunismo. Ecco perché le donne finiranno col ribellarsi…».