Marxpedia | Astrazione
L’astrazione è uno strumento indispensabile all’interno del processo conoscitivo e di indagine scientifica. Nell’Introduzione del ‘57 Marx analizza il fatto concreto costituito dalla produzione e delinea due generi di astrazioni genera li. È possibile prima di tutto individuare alcuni elementi caratterizzanti la produzione, comuni a tutti periodi del divenire della società: “Nessuna produzione è possibile senza uno strumento di produzione… senza lavoro passato, accumulato”, nessuna produzione senza un oggetto di lavoro e il rapporto con la natura e senza ovviamente un soggetto che esplichi tale attività. Ora, però, individuare ed isolare questi elementi è poco utile perché con la produzione in generale restiamo con elementi indeterminati che non possono cogliere il pro cesso di produzione nella sua peculiarità. È questo ciò che, secondo Marx, fa l’economia politica classica, la quale, partendo dall’analisi della realtà della produzione capitalistica, individua questi elementi comuni a tutte le produzioni, ma qui si ferma senza indagarne la specifica combinazione e rendendo così eterna e “naturale”, con l’astrazione della produzione in generale, una forma invece specifica di produzione: “Ogni produzione è appropriazione della natura da parte dell’individuo all’interno e a mezzo di una determinata forma sociale”.
Non basta allora il primo passaggio, col quale si ottengono gli elementi comuni alla produzione in ogni epoca, ma bisogna delineare la specifica combinazione secondo forme determinate che questi assumono all’interno dei diversi modi di produzione delineandone così la specificità e discontinuità. L’altro tipo di astrazione riguarda il lavoro in generale. Il lavoro appare come una categoria estremamente semplice e la stessa nozione di lavoro in generale è antichissima. Ciononostante con il lavoro visto in questa semplicità entriamo in contatto con una categoria moderna tanto quanto i rapporti che danno vita a questa astrazione. Perché nasce il lavoro generale, astratto, privo delle caratteristiche complete dei determinati tipi di lavoro? Perché le astrazioni più generali sorgono solo dove più ricco è lo sviluppo concreto? L’indifferenza per un lavoro determinato corrisponde ad una società nella quale gli individui assumono indifferentemente un lavoro o l’altro, dove il genere di lavoro è del tutto fortuito. Smith, che per primo ha còlto l’importanza della categoria “lavoro in generale”, non ha fatto altro che rappresentare un’astrazione che ha luogo realmente nella società più sviluppata: la società capitalistica. L’astrazione che allora ci interessa è quella che esprime la natura specifica concreta dell’oggetto indagato ad un determinato livello di sviluppo della produzione, in società storicamente determinate. Dei due tipi di astrazione generale non è che uno, la “produzione in generale”, sia inutile. Anche per Marx anzi è bene individuare gli elementi più generali di una serie di fenomeni. Però, fermandosi qui, si rischia di fissare per sempre ciò che invece si sviluppa e si differenzia in un insieme di determinazioni sempre più complesse. Col “lavoro in generale” abbiamo invece un’astrazione determinata. L’astrazione per Marx possiede un altro decisivo aspetto: ha un valore oggettivo, è un modo di essere della realtà stessa. L’astrazione può esistere indipendentemente dal processo conoscitivo. Nel modo di produzione capitalistico il lavoro astratto, o generale, è un astrazione praticamente vera: “un’astrazione che nel processo sociale della produzione si compie ogni giorno”. L’astrazione marxiana è così il prodotto di una totalità vivente. Oggettivo però non è sinonimo di sensibile: la stessa nozione di plusvalore [?], ad esempio, rappresenta un’astrazione reale e sebbene nessuno abbia mai preso in mano o toccato il plusvalore non per questo esso cessa di essere estremamente reale. Per Marx la ricerca scientifica si compone di due momenti. Il primo, dal concreto all’astratto, resta insufficiente e richiede un secondo passaggio (astratto-concreto) in cui questa generalizzazione mentale, che riflette pur sempre una generalizzazione reale, viene indagata nella sua peculiarità, in quanto l’elemento costante è sempre frutto di combinazioni diverse e risponde a leggi sempre differenti. L’astrazione determinata è formata dai due pro cessi. Si può affermare che il concreto nel pensiero si attui mediante l’astratto: “Il pensiero salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia corretto – dalla verità, ma si avvicina a essa” [Lenin]. La specificità di cui sopra non si coglie infatti a livello empirico ed immediato. Il concreto però si trova tanto all’inizio quanto alla fine del processo; esso rappresenta il fine dell’indagine teorica e l’astratto costituisce il mezzo del processo teorico che deve condurre alla comprensione scientifica della realtà nei suoi diversi sviluppi. Ma la realtà che viene indagata non segue questo cammino, essa procede modificando la propria realtà e nel proprio divenire dal concreto al concreto. Comunque, se il cammino della realtà non è uguale al percorso della conoscenza scientifica, resta il fatto che il concreto reale e il suo movimento costituiscono per il marxismo le condizioni materiali per lo sviluppo del concreto pensato. Da Marx, tra l’oggetto teorico e quello reale, viene considerata esistente una relazione che garantisce la possibilità di interpretare il mondo reale senza trasformare l’elemento teorico in una convenzione: “il metodo di salire dall’astratto al concreto per il pensiero è solo il modo in cui si appropria il concreto, lo riproduce come qualcosa di spiritualmente concreto. Mai e poi mai esso è però il processo di formazione del concreto stesso”. Si potrebbe parlare dell’esistenza di due “concreti”: il primo corrispondente allo svolgimento della realtà ed il secondo in relazione al processo di appropriazione del concreto da parte del soggetto conoscente. Il processo della conoscenza non può essere identico al processo dell’essere, ma proprio per questo motivo l’autonomia della conoscenza deve essere “relativizzata” e posta in relazione (tramite esperimento, ecc.) con la realtà del concreto indagato. [m.b.]