Antiper | Lenin, uomo del futuro
E guardando di laggiù queste giornate,vedrai dapprima la testa di Lenin:il suo pensiero apre una strada di lucedall’era degli schiaviai secoli della Comune.Passeranno gli anni dei nostri tormentie ancora all’estate della Comune,scalderemo la nostra vitae la felicità, con dolcezza di frutti giganti,maturerà sui fiori dell’ottobre.E chi leggerà le parole di Lenin,sfogliando le carte gialle dei decreti,sentirà il sangue battere alle tempiee salire le lacrime al cuore.Quando rivedo ciò che ho vissutoe scavo in quei giorni,un ricordo mi balena:fu il 25, il primo giorno.MAJAKOVSKIJ
Nel mondo in cui viviamo si insegna ai bambini la storia di popoli vissuti migliaia di anni fa (sumeri, assiro-babilonesi, fenici, egizi, greci, romani…). In questo mondo, gli insegnamenti di Platone o di Aristotele vengono presentati come fondamento della “civiltà occidentale” e libri scritti un bel numero di anni fa (la Bibbia o i Vangeli, ad esempio) vengono presentati come verità. Ci insegnano le lingue morte perché dicono che sono necessarie per capire le lingue vive.
Se studi la fisica ti parlano di Newton, se studi la geometria ti insegnano Euclide, se ti occupi di letteratura ti fanno leggere Dante, Manzoni, Leopardi, ecc.. Se studi l’arte ti fanno vedere Giotto e Michelangelo, mentre se studi la musica ti fanno ascoltare Mozart o Beethoven…
In questo mondo in cui viviamo c’è solo un ambito del “passato” dal quale, a quanto ci viene detto, non abbiamo nulla da imparare: è l’ambito della trasformazione dell’esistente. Tutto il pensiero del superamento del capitalismo è ormai impensabile; tutta la pratica del superamento del capitalismo è ormai impraticabile.
Non passa giorno che il capitalismo non decreti la “morte di Marx” e con essa quella di qualsiasi ipotesi di superamento rivoluzionario della società capitalistica. Ma questo decretare quotidianamente la morte di qualcuno – che si era già peraltro dichiarato defunto il giorno prima – non è solo un rito scaramantico. E’ anche il dispensare un semplice, ma potente messaggio ideologico: il capitalismo sarà anche pieno di difetti e di malfunzionamenti (come si vede anche dagli effetti delle crisi economiche e della devastazione della natura), ma è non superabile. E come lo sappiamo? Perché abbiamo visto “come è andata a finire in Russia”…
Naturalmente, l’insuperabilità storica del modo di produzione capitalistico è solo una favola. Eppure il capitalismo è riuscito – e tuttora riesce – ad usare la sconfitta del primo tentativo di “costruzione dell’alternativa”, per dire che non c’è più alternativa. Siamo stati sconfitti e, si dice, non c’è rivincita. Certo, la borghesia ci ha messo secoli per affermare stabilmente la propria egemonia politica ma ai lavoratori no, una seconda possibilità non è concessa.
Lenin è stato l’uomo dell’Ottobre e l’Ottobre ha cambiato il volto del mondo intero. Non il ’14 come suggeriva Hobsbawn che di guerre, in Europa, non se sono mancate mai. Dovrebbero ricordarlo, questo, i tanti nani seduti sulle spalle di nani che pontificano dall’alto della loro nullità.
Il capitale odia Lenin e ciò che Lenin ha lasciato. Perché Lenin e l’Ottobre sono la dimostrazione che il capitalismo si può battere quando si è capaci di essere partito davvero rivoluzionario.
E allora, ogni 7 novembre è dedicato a lui, uomo del futuro
7 novembre 2014