Alfonso Maurizio Iacono | La giustizia di Trasimaco
Alfonso Maurizio Iacono, La giustizia di Trasimaco, V Capitolo del libro Autonomia, potere, minorità, Feltrinelli, 2000, pag. 175, eBook, 44 pag., A5, COPERTINA.
Il primo Libro della Repubblica di Platone è il libro di Trasimaco. Difficile dire fino a che punto questo straordinario personaggio platonico corrisponda al sofista Trasimaco, storicamente esistito. Probabilmente assai poco. Ma non è questo che qui interessa. Interessano invece i problemi che Platone fa sollevare al suo Trasimaco a proposito di giustizia e di potere. In particolare interessa discutere la prima delle tesi pronunciate da Trasimaco, quella secondo cui il giusto è “l’utile del più forte”. Essa, infatti, possiede in sé una forza disvelante e denaturalizzante. Si è detto nel capitolo precedente della tensione fra relazioni di potere e stati di dominio e del fatto che gli stati di dominio, naturalizzandosi e legittimandosi attraverso l’ideologia, cercano di dare l’illusione di non essere quello che sono, cioè appunto stati di dominio, ma di essere quello che non sono, cioè relazioni di potere. Ora, riferita a quest’ordine di problemi, la tesi di Trasimaco secondo cui il giusto è “l’utile del più forte”, ha una funzione opposta a quella verso cui tendono gli stati di dominio, una funzione denaturalizzante e delegittimante. Cerchiamo di vedere perché. Procediamo con ordine, iniziando con il testo della Repubblica. Alla richiesta di Socrate di spiegare la sua tesi sulla giustizia, Trasimaco svolge la sua argomentazione nei seguenti termini:
“Non sai,” disse, “che alcune città hanno un regime tirannico, altre democratico, altre ancora aristocratico?”. “E come no?”. “E non è proprio questo a essere forte in ciascuna città: il potere?”. “Certo” . “Ogni forma di potere stabilisce dunque le leggi in funzione del proprio utile: la democrazia le farà democratiche, la tirannide tiranniche, e similmente le altre. E una volta stabilite, sanciscono che giusto per i sudditi è ciò che è utile ai detentori del potere, e puniscono i trasgressori come colpevoli di illegalità e ingiustizia. Questo è dunque, eccellente amico, ciò che io sostengo sia giusto nello stesso modo in tutte le città – l’utile del potere costituito. Ma è poi questo a essere forte, sicché ne segue per chi ragioni correttamente che dovunque giusto è lo stesso: l’utile del più forte.”