Lettera sulle monete da un centesimo. Come accade che i comunisti vengano denunciati alla Digos da gente “di sinistra”
Pubblichiamo, con rammarico, questa lettera che abbiamo ricevuto.Come è scritto al suo interno, certamente ci sono cose più importanti che dovrebbero impegnare chi lotta contro il capitalismo. Ma sapere cosa si agita nel ventre del “movimento” ha una sua importanza (specialmente in prospettiva). E da questioni che possono apparire particolari si possono talvolta ricavare insegnamenti generali.
Antiper
Lettera sulle monete da un centesimo
Come accade che i comunisti vengano denunciati alla Digos da gente “di sinistra”
Non capita spesso, per fortuna, di dover commentare il fatto di essere stati denunciati alla Digos da persone che si definiscono “di sinistra”. Per questa ragione, più ancora che per l’entità delle cose che sono avvenute, abbiamo deciso di scrivere questa storia, perché proprio per la sua anomalia contiene alcuni insegnamenti che riteniamo utili a tutti.
È certamente possibile che questa storia possa interessare solo a poche persone. Ed è possibile che a taluni questa storia possa interessare più che altro voyeuristicamente, quando non per rafforzare la propria scarsa autostima. Vi saranno certamente sciocchi risolini, alzate di spalle, “ben gli sta”, “guarda che fine hanno fatto”…
Qualcun altro dirà – pienamente a ragione – che ci sono cose ben più importanti a cui pensare (e infatti, in genere, ci occupiamo di ben altro); se siamo costretti a perdere tempo con queste miserie è nostro malgrado e molto a malincuore.
E poi c’è lo Stato che osserva e registra tutto quello che accade per farsi un’idea e decidere come operare per disarticolare qualsiasi ipotesi di trasformazione sociale e politica.
Per questa ragione abbiamo taciuto per mesi e mesi, sperando che vi fosse un qualche ravvedimento da parte delle persone di cui parleremo e che si riuscisse a trovare un punto di equilibrio che permettesse a tutti di non correre come un treno verso il baratro. Come si vedrà, questo non è stato possibile nonostante sia stato fatto da parte nostra ogni sforzo.
Ma avremmo comunque continuato a tacere se non fossero intervenuti due elementi: primo, un delirante comunicato (firmato Associazione Latino America, ma in realtà redatto e inviato “urbi et orbi” per essere inoltrato e diffuso dai “vertici” di un collettivo che si chiama Areaglobale) nel quale si parla di un raid squadristico avvenuto ai danni dell’Associazione; secondo, e come vedremo strettamente solidale con il primo, la segnalazione alla Digos (!!) da parte di alcune persone (sappiamo con certezza del Signor Daniel Larrondo e con incertezza di altri) in merito a coloro che avrebbero effettuato il raid in questione.
Senza questi due elementi avremmo sicuramente mantenuto l’intenzione di non diffondere nulla. Ma tacere adesso è diventato oggettivamente impossibile e siamo stati costretti a prendere la parola visto che la situazione, evidentemente, ha fatto un salto di qualità.
Del resto, una volta che molte cose sono già state raccontate alla Polizia, come abbiamo potuto constatare, a questo punto è giusto che anche i compagni e le compagne siano informati e messi nelle condizioni di formarsi una propria opinione (altrimenti finirebbe che la Digos sa sempre tutto e i compagni non sanno mai nulla).
E sono soprattutto i compagni e le compagne vicini e lontani che ci conoscono e ci rispettano da tempo, che hanno collaborato, collaborano e intendono collaborare con noi, coloro a cui ci rivolgiamo innanzi tutto e che riteniamo abbiano il diritto di conoscere la storia che andiamo a narrare.
Intanto, in questa storia, è contenuta una prima lezione fondamentale e cioè che – malgrado gli immensi sforzi fatti negli anni per conquistare un modo di essere e di pensare diversi da quelli che la cultura dominante ci instilla dentro giorno dopo giorno – neppure noi siamo riusciti ad allontanarci davvero da quel pantano che una certa “sinistra di classe”, chiamiamola così, è diventata ormai da molto tempo. E in fondo è stato anche per riflettere collettivamente su questa amara constatazione che abbiamo deciso di scrivere, per trasmettere agli altri ciò che riteniamo di aver imparato noi.
Dobbiamo fare un grande sforzo per scrivere questa lettera che mai avremmo pensato di dover scrivere anche solo qualche mese fa, ma in definitiva qualcosa bisogna pur dire perché, come mostreremo, siamo di fronte a persone che si presentano come lucide, mentre invece sono patologiche (e pericolose), capaci di distruggere anni e anni di lavoro solo per ragioni di rivalsa personalee di micro potere e di creare enormi problemi – anche di sicurezza – a chiunque si avvicini loro. Inoltre, arrivati a questo punto, se non smentissimo almeno le bugie più grandi queste finirebbero per diventare verità, specialmente agli occhi di chi non ha gli elementi oggettivi per farsi un’idea reale su come stanno le cose.
Siamo convinti che, come è successo in questi mesi e sta continuando ad avvenire, mano a mano che certe cose emergeranno, le contraddizioni sollevate diventeranno sempre più insostenibili e le persone che hanno creato tutta questa situazione resteranno sole in mezzo alle macerie da esse stesse provocate.
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Il collettivo Areaglobale è nato come piccolo movimento politico il 7 aprile 2013 in un’Assemblea Costituente di buon livello politico e di buona partecipazione. Il Movimento era partito abbastanza bene (anche perché aveva alle spalle 15 anni di esperienze, pratiche, attività, idee…), ma già dopo breve tempo si erano cominciati a manifestare strani problemi. Dopo alcuni mesi che questi problemi non venivano affrontati il compagno che da 15 anni aveva assunto oggettivamente – nel bene e nel male – gran parte della direzione politica delle esperienze che avevano preceduto AG (Laboratorio Marxista, Circolo Iskra, Primomaggio, CSPAAAL, Antiper…) e di cui AG ambiva a raccogliere in certa misura l’eredità, abbandona la sala durante un’Assemblea territoriale per protestare contro il modo in cui il Signor C (che era stato indicato come una sorta di “coordinatore pratico”) stava gestendo il Movimento e l’assemblea stessa comprendendo, sia pure solo confusamente, che era in atto un tentativo nascosto di destabilizzare l’assetto del Movimento.
Ovviamente, non c’è niente di male nel candidarsi a dirigere un movimento, a proporre una linea di intervento diversa e a mettere in discussione una certa direzione politica a patto che tutto questo si svolga alla luce del sole, attraverso un dibattito politico franco e aperto, magari anche duro. Ma il Signor C (e con lui la Signora M – di cui diremo – ed altri “cospiratori de noantri”) non avevano e non hanno gli strumenti per dare battaglia politica e non potevano che agire nell’ombra attraverso tresche, trame, complotti, sotterfugi, bugie piccole e grandi… insomma, tutto l’armamentario della “merda borghese”.
Con il tempo è infine emerso che questo pugno di persone, approfittando della buona fede di tutti i compagni e di tutte le compagne, e soprattutto dell’ingenuità e della fiducia del Compagno M (che, per inciso, è anche l’autore del “manifesto politico” con cui si è presentata AG – Fino alla fine del vostro mondo, fino alla nascita del nostro -) avevano manovrato per estrometterlo. In seguito, il Signor C e la Signora M si sono addirittura vantati di aver tessuto queste “tramette” – come se colpire i compagni alla schiena fosse una cosa di cui potersi vantare.
Di fronte a questa situazione il Compagno M si auto sospende (anche perché sbigottito da quello che sta venendo fuori) mentre la Signora M diventa, grazie alla sua innegabile capacità persuasiva, la “comandanta” del movimento.
Nei mesi successivi tutta una serie di compagni e compagne chiedono cosa sta succedendo e ogni volta che questo avviene il Signor C e la Signora M cercano di emarginarli. Pian piano comincia un lento deflusso; qualcuno ritorna a casa mentre qualcun altro al contrario, coraggiosamente, decide di proseguire ed anzi di rilanciare il proprio impegno politico fuori dal Movimento. Tutti questi compagni e queste compagne, che sono la parte fondamentale del nucleo più militante che ha operato negli anni (e anche oggi), più alcuni nuovi arrivati, si riuniscono e decidono di chiamare il Signor C per proporgli un’intesa per la comune gestione del patrimonio politico ed organizzativo accumulato in tanti anni di lavoro. Anche se non è possibile una riconciliazione politica, non c’è ragione per non trovare un’intesa su come gestire le cose comuni. La risposta del Signor C è: non vi incontro neppure.
Naturalmente il Signor C non aveva (e non ha) il benché minimo diritto né, tanto meno, la forza politica e materiale per rivendicare questo patrimonio. E allora viene da chiedersi quanti progressi abbia fatto in questi mesi la sua mancanza di lucidità dovuta forse anche ad alcuni problemi di carattere personale. Come possono questa persona e i suoi amici anche solo pensare che venga loro concesso di sottrarre ciò che è stato frutto anche e soprattutto del nostro lavoro? Come possono pensare che una signora veneta a caccia di vendette personali e odiata da tutti (a parte qualche stolto che in Toscana aveva avuto la bella pensata di darle un qualche credito) possa offrirgli buoni consigli su come gestire la situazione in modo costruttivo?
Qualche giorno dopo, il Compagno M trova una gomma dell’auto tagliata con un coltello. Si dirà, meglio una che quattro. Vero. Come è vero che una macchina ce l’abbiamo tutti e un garage non ce l’ha nessuno. Diciamo che forse chi ha fatto questo gesto voleva alzare la tensione solo un po’ e anche, magari, levarsi una piccola “soddisfazione” personale. Qualche mente esagitata lo avrebbe chiamato messaggio mafioso, ma noi lo prendiamo per quello che è, una ragazzata.
Nel frattempo il Signor C fa cambiare la chiave di ingresso del Centro culturale “Pablo Neruda” che è il luogo nel quale ci riuniamo da anni e in cui abbiamo fatto numerosissime iniziative di vario genere. La Compagna R, membro dell’Associazione Latino America (che ha in gestione il Centro culturale “Pablo Neruda”), chiede alla Presidentessa dell’Associazione di avere una copia della chiave. Ma la “Presidenta” risponde negativamente e aggiunge che deve parlarne con il Signor C che evidentemente non è membro semplice dell’Associazione, ma membro influente (poi vedremo perché). Ovviamente, anche noi avremmo potuto cambiare la serratura, ma abbiamo pensato che facendolo sarebbe venuto fuori un “ping pong” di cambiamenti da bambini scemi. E invece sarebbe bene che ogni tanto, nelle cose serie, gli adulti imparassero a comportarsi in modo serio.
Il Compagno M e gli altri compagni e compagne avevano peraltro già deciso di promuovere assieme ad Antiper la Giornata internazionale dei lavoratorial Centro Neruda, il primo maggio, cosa che in effetti poi avverrà. E sarà una bella festa, piacevole e intensa.
È forse degno di nota osservare che, quando siamo entrati nella nostra sede il primo maggio, abbiamo trovato una videocamera installata e, sulla porta esterna, una indicazione CCTV. Ora, non c’è bisogno di dire che spesso i compagni le offuscano le telecamere, perché concorrono a creare un mondo in cui, con la scusa della “sicurezza”, le persone vengono controllate giorno e notte in ogni cosa che fanno e in ogni posto dove vanno; queste menti sopraffine, al contrario, le telecamere leinstallano, forse pensando di spaventare qualcuno. La cosa ancora più grottesca è che la telecamera era finta, una di quelle telecamere “dummy” che si comprano per pochi euro. E allora che cosa bisogna dire? Che questi “rivoluzionari” hanno l’animo dello sbirro, ma non ne hanno il “coraggio”? Che minacciano implicitamente di portare i video alla polizia, ma poi non lo fanno perché sono posticci come la loro telecamera? Purtroppo no, non è questa la lettura da dare perché, come vedremo, il coraggio di chiamare la polizia, alcuni di loro, ce l’hanno eccome.
Dopo alcuni giorni la Compagna R viene convocata per una riunione straordinaria dell’Associazione Culturale Latino America (che è lo strumento attraverso il quale negli anni abbiamo realizzato una serie di iniziative) con all’Ordine del giorno lo spostamento della sede legale. Alla riunione sono presenti i soci fondatori tra cui il Signor Daniel Larrondo consorte della “Presidenta” e la Signora A che era stata messa nell’Associazione in omaggio al padre, già membro del Laboratorio Marxista e morto nel 2002 per un incidente stradale, proprio nei mesi in cui nasceva l’Associazione; una signora che negli ultimi 10 anni non si era mai vista – e ribadiamo mai – in nessuna – e ribadiamo nessuna – occasione collegata anche solo indirettamente all’attività dell’Associazione. Il Signor C ha tuttavia avuto la sfrontatezza di affermare impunemente che loro quattro erano quelli che avevano fatto tutto negli anni. Una vera e propria provocazione che però spiega bene che immenso bugiardo sia diventato questo ometto (e anche l’irragionevole credito dato a queste persone).
Nella riunione, la Compagna R fa una proposta importante; visto che si è prodotta una spaccatura tra i compagni che negli anni hanno “animato” l’Associazione, il Centro Neruda, ecc… la cosa migliore da fare è mettersi nella condizione in cui nessuno caccia nessuno e tutti possono usare i beni comuni. Il che dovrebbe tradursi in un riequilibrio tra i membri dell’Associazione che conduca ad una condizione di equità. Questo impedirebbe colpi di mano e costringerebbe tutti a trovare sempre l’intesa nelle cose più importanti, lasciando intatta operatività comune e corrente dell’Associazione. La compagna chiede poi le dimissioni dall’Associazione del Signor Daniel Larrondo e della Signora A (perché inoperanti da 10 anni), nonché la sostituzione della “Presidenta” il cui mandato dura già da 12 anni.
La risposta arriva dal Signor C in persona il quale prende la parola e chiede che la Compagna R sia espulsa “per indegnità” e che al suo posto entri uno dei figli della “Presidenta” e del signor Daniel Larrondo. In questo modo, il Signor C paga il proprio debito verso la famiglia Larrondo per averlo aiutato ad espellere la Compagna R.
Dopo aver scandalosamente dichiarato che il Signor Daniel Larrondo aveva contribuito al lavoro dell’Associazione, il Signor C gli consegna addirittura in mano il passato e il futuro – anche economico – dell’Associazione e delle attività ad essa collegate. Non si tratta di un gran bel gesto di enorme fiducia?
Una fiducia, quella nel Signor Larrondo, che da un po’ di tempo è cresciuta esponenzialmente se si pensa che questo signore ha partecipato alla “festa militante” – così è stata chiamata in modo delirante su Facebook, con tanto di foto la cena dell’ultimo dell’anno 2013 al Centro Neruda – in cui erano presenti 10 persone tra cui la famiglia di Bahar Kymyoungour. Una presenza singolare, soprattutto con il senno di poi, se si pensa che questo personaggio si è visto rarissimamente negli ultimi 10 anni (e che, evidentemente, negli ultimi tempi ha sentito il bisogno compulsivo di rinnovare la propria “militanza”).
Da un lato la compagna R, comunista, espulsa “per indegnità”; dall’altro il Signor Daniel Larrondo, anti-comunista e, come diremo, infame. Non sarebbe interessante sapere come mai il Signor C abbia voluto compiere questa scelta così strana, almeno considerando la sua storia passata? Non è, a dire poco, una dimostrazione di incommensurabile superficialità?
C’è da aggiungere che la riunione dell’Associazione LA era solo una manfrina visto che tutto era già organizzato, come si evince dal fatto che era già pronto il sostituto da mettere al posto dell’espulsa e che ad un certo punto della riunione, dopo le proposte della Compagna R, qualcuno si è lasciato sfuggire una frase del tipo: “facciamo come si era decisonell’altra riunione”. Ma quale riunione? Evidentemente, quella in cui si era deciso in anticipo chi si sarebbe dovuto cacciare e chi lo avrebbe sostituito. Alle spalle, ovviamente, perché il metodo di questa gente è sempre quello: colpire rigorosamente alle spalle. E spesso anche il metodo, per chi si definisce comunista, è sostanza.
Il Signor C si mette al computer per redigere il verbale (ovviamente già predisposto) che doveva contenere l’espulsione “per indegnità” della Compagna R, con la quale ha fatto attività politica per oltre 15 anni e che addirittura, nella prima fase della “rottura” in AG, aveva creduto alla buona fede del Signor C ed aveva continuato a partecipare alle iniziative del Movimento almeno fino a dicembre, salvo essere poi espulsa dalla mailing list del Movimento dalla gestrice della lista, la Signora M, sulla base non si sa di quale motivazione.
La Compagna R è un po’ scossa ed esce a fumarsi una sigaretta; racconta quello che sta succedendo ad un compagno che sta aspettando fuori la fine della riunione il quale, quando viene a sapere dell’espulsione per indegnità, decide di chiederne conto anche perché pare che qualcuno abbia alzato la voce verso la compagna con toni arroganti e minacciosi e che la situazione si stia facendo tesa. E cosa avviene? Un diverbio, qualche parola fuori dalle righe come mille volte accade. Un “parapiglia” estremamente soft che finisce in pochi attimi visto che il Signor Larrondo se la fila lasciando “casa e moglie” a litigare, mentre il Signor C (che invece non era riuscito a filarsela, come aveva tentato immediatamente di fare) è costretto a prendersi i rimproveri.
Ma il Signor Larrondo non si era limitato a darsela: era andato a chiamare rinforzi. A chiamare “i nostri” per parafrasare il titolo di un libro che è stato presentato proprio al Centro Neruda di recente. Purtroppo per questa gente “i nostri” non sono i lavoratori, ma la polizia.
Ed infatti – ma questo lo abbiamo saputo solo dopo dalla Digos durante i nostri interrogatori – arriva una volante della polizia la quale redige un verbale sull’accaduto proprio nel momento in cui qualcuno sta inviando il delirante comunicato firmato Associazione Latino America di cui abbiamo detto (molto probabilmente, per quanto si può ricavare da alcuni passaggi, già pronto). Quando si dice la sinergia.
Ma questa storia non è ancora finita ed anzi il “bello”, come si suol dire, deve ancora arrivare. Qualche giorno dopo veniamo a sapere che ci sono dichiarazioni alla Digos da parte del Signor Daniel Larrondo ed altri in cui si fanno nomi e cognomi, si chiamano in causa una serie di compagni e si racconta la versione dei “fatti” contenuta nel comunicato che la Signora M e il Signor C avevano scritto per conto dell’associazione LA. Visto che nel comunicato mancavano solo i nomi, i nomi li hanno fatti il Signor Daniel Larrondo e i suoi. Alla Digos.
Si può quindi dire che la delazione è avvenuta a più mani: qualcuno ha scritto la versione, qualcun altro ci ha messo i nomi. Ottimo lavoro di squadra (volante?).
Da segnalare il fatto – apparentemente inspiegabile – che sia stata la Digos a convocarci. Ma perché proprio la Digos? Forse perché qualcuno ha dei contatti, con la Digos? Quello che è certo è che può venire naturale coinvolgere la Digos per un diverbio qualsiasi solo a qualcuno che intende farti colpire dalla repressione politica. Forse la Signora M, il Signor C e il Signor Daniel Larrondo non lo sanno, ma il compito della Digos non è quello di difendere i movimenti politici che lottano dalla parte dei lavoratori e per il cambiamento sociale e politico. Chi fa dichiarazioni alla Digos con l’obbiettivo di scatenare la repressione contro i comunisti come vogliamo definirlo? Infame? Ecco, si, infame.
La Digos, ovviamente, ha preso la palla al balzo e si è infilata in questa storiella da due soldi con grande zelo suggerendo persino – informalmente, è ovvio – che forse da “qualche parte” vi sia qualcuno che “cinguetta”. È chiaro che si tratta di una mossa platealmente provocatoria che ha solo lo scopo di dividere ulteriormente e di gettare un sasso nello stagno per vedere cosa succede, anche se è certo che coloro che denunciano i comunisti alla Digos sono stati definiti dal capo di Areaglobale, il Signor C, nella riunione dell’Associazione LA, “fratelli”. Bella famiglia, diciamo noi.
È probabile che uno degli obbiettivi della Digos sia quello di dimostrare il teorema contenuto nel comunicato dell’Associazione LA (quello dei pugni, degli schiaffi, dell’attacco preordinato per impedire la votazione, ecc…) ovvero di dimostrare che c’è stata un’azione squadristica, un raid premeditato rispetto al quale si può procedere d’ufficio, indipendentemente dalla presentazione o meno di una qualsiasi querela (come sarebbe necessario per un semplice diverbio verbale tra un paio di persone).
Ecco il punto fondamentale. Chi ha scritto quel comunicato ha dato al Signor Daniel Larrondo il via libera per la sua delazione. Il Signor Daniel Larrondo ed altri hanno poi aggiunto al comunicato nomi e cognomi. E tutti insieme hanno consegnato nella mani della Digos una bella teoria che se avesse una qualche plausibilità potrebbe persino portare all’incriminazione di qualche compagno o compagna. È stato tutto inconsapevole? Può darsi. Ma che dire di persone che “inconsapevolmente” porgono su un piatto d’argento allo Stato la possibilità di colpire i comunisti?
E soprattutto: che dire del fatto che l’appello alla delazione del Signor Daniel Larrondo [1] è campeggiato per ben 10 giorni – dal 9 maggio stesso – sulla pagina FB del Centro Neruda [2] – quel Centro Neruda di cui il Signor C e accoliti usano arbitrariamente la sigla (come peraltro fanno anche con quella di altre strutture che abbiamo costruito negli anni, come Primomaggio, CSPAAAL, ecc…) per parlare di rivoluzionari turchi o colombiani, di prigionieri politici, di lotte dei lavoratori, ecc…?; che dire del fatto che da giorni il Signor Daniel Larrondo inneggiava alla denuncia e che nessuno ha scritto nulla contro la sua intenzione (eppure, due righe sotto l’appello all’infamità del Signor Daniel Larrondo, c’era un intervento degli amministratori della pagina – il Signor C e la Signora M – in cui si rispondeva ad una compagna preoccupata per quello che era successo – e in effetti dal comunicato roboante che avevano emesso queste menti sconvolte sembrava che fosse arrivata un’orda di vandali a massacrare l’inerme Associazione LA).
Per giorni e giorni, dopo che il Signor Daniel Larrondo ha dichiarato la sua intenzione di fare l’infame, nessuno dei due “dirigenti di AG” che gestiscono la pagina ha tolto l’appello e neppure ha scritto una sola riga per dire che cercare di mandare i compagni in galera non è un atto che da molto credito a chi poi vuol venire a parlarci di prigionieri politici, magari turchi. Come mai? Una svista non poteva essere perché, come abbiamo detto, proprio sotto l’appello del Signor Daniel Larrondo c’è un intervento degli amministratori.
Alla fine, una volta che la Digos è stata “messa in moto” ed ha cominciato a convocare tutti in Questura iniziando i propri interrogatori, le varie copie sparse per Internet del comunicato dell’Associazione Latino America sono state tolte da Facebook (il 19 maggio). Non è stata messa una nota che dicesse “abbiamo fatto un errore” oppure una nota che dicesse “inneggiare alla delazione è infame”, ecc… No, si è solo cercato di gettare altro fumo negli occhi, provando a far finta di cancellare le tracce di quello che era stato combinato (ben sapendo che è tutto inutile perché sicuramente qualcuno avrà fatto degli screenshot e di certo la Digos ha già quel comunicato a cui cerca disperatamente di portare “prove” d’appoggio; in ogni caso, se non ricordiamo male, con il Decreto Pisanu è salito a 10 anni il tempo di conservazione obbligatoria del traffico Internet).
A che gioco giochiamo? Un gran brutto gioco, secondo noi.
Comunque la si giri, la situazione è chiara: le due personalità che guidano questo ex movimento che si chiama Areaglobale e che attraverso la relazione con la “Presidenta” hanno regalato l’Associazione Latino America alla famiglia del Signor Daniel Larrondo e che vorrebbero prendersi in cambio il Centro “Pablo Neruda” e tutto il resto… – ovvero la Signora M, in qualità di master, e il Signor C, in qualità di slave – stanno tirando fuori tutta la “merda borghese” che hanno dentro – e ne hanno davvero tanta – dimostrando quello che sono veramente: due poveracci che possono diventare molto pericolosi anche solo perché totalmente annebbiati e completamente privi di lucidità, alla caccia disperata di credibilità sfruttando le lotte degli altri. Il che ci ricorda come le persone, dirette in un certo modo, possano anche dare il proprio meglio, mentre dirette in un altro modo possono solo dare davvero il peggio del peggio.
Da questa vicenda abbiamo imparato diverse cose e oggi abbiamo le idee molto più chiare di chi siamo e di dove vogliamo andare, degli amici che abbiamo e di quelli che non abbiamo, del fatto che espellere la “merda borghese” dal nostro seno è un compito quotidiano e che non si è mai davvero al riparo dall’influenza dell’ideologia dominante.
Per questo e solo per questo, i signori di cui abbiamo parlato in questa storia dobbiamo, in fondo, ringraziarli perché sono riusciti a compiere il piccolo miracolo di aiutarci a fare piazza pulita di gran parte della merda che avevamo dentro di noi (e in effetti ne avevamo). Più utili di così, ai comunisti, non potevano essere. Adesso questa merda da cui ci siamo depurati vorrà certamente attecchire da qualche altra parte. Magari questa lettera aiuterà a chiarire che tipo di persone ci si possono prendere in casa allora non sarà stata una lettera poi così inutile. O magari, di questa lettera, nessuno vorrà tenere conto, neppure di fronte al coinvolgimento della Digos (!!) e ci saranno – come ci sono – gruppi politici e “compagni” che vorranno continuare a fare come niente fosse. Beh, facciano pure, ci sarà comunque più chiarezza e almeno domani nessuno potrà dire “noi non sapevamo come stavano le cose”.
***
E concludiamo. Perché abbiamo scritto questa lettera? Intanto, perché nessuno possa accusarci che, pur sapendo come agiscono certi gruppi e certe persone, non abbiamo detto nulla.
I nostri problemi interni li risolviamo sempre per conto nostro – quando ci riusciamo – e possibilmente in modo serio; però, di fronte al coinvolgimento della Digos e all’eventualità che questa ti piombi in casa, ti sequestri roba per leggersi con calma le tue cose, che impaurisca i tuoi figli, che tenti di dimostrare teoremi per sbatterti dentro o dare il via a chissà quali inchieste, ecc… non si poteva tacere.
Nessun dramma, ovviamente. Chi fa il “mestiere” del comunista e non del chiacchierone venditore di fumo sa che con lo Stato e con i suoi apparati repressivi è inevitabile doversi confrontare. Ci sciacquiamo tutti la bocca con Antonio Gramsci, ma ci dimentichiamo che per le sue idee si è fatto 10 anni di carcere e che ne è morto. Solo che, un conto è subire la repressione dello Stato perché è lo Stato che attacca, un altro conto è subirla perché sono persone “di sinistra” che gliene offrono l’occasione.
D’altra parte, quando si prende la parola poi bisogna anche dare gli elementi per capire, altrimenti tutto diventa baruffa tra comari, il giusto e l’ingiusto si confondono, tutto rimane indistinto. Allora che senso ha, essere comunisti, se poi ogni cosa è uguale all’altra?
Ma le cose non sono tutte uguali: c’è il giusto e c’è l’ingiusto. E i comunisti devono stare dalla parte di ciò che è giusto e combattere ciò che è ingiusto. Ingiusto è stato ciò che queste persone hanno fatto; giusta è la nostra indignazione e la nostra determinazione contro la quale si romperanno le corna. E questa non è una previsione: è una promessa.
Siamo stati “complottati” alle spalle, ci hanno chiuso fuori dalla nostra sede, ignoti burloni ci bucano le gomme dell’auto, tentano di derubarci del patrimonio politico e organizzativo che abbiamo costruito in quasi vent’anni di lotta e di impegno appellandosi ad un foglio di carta e giocando sulla nostra lealtà, ci hanno scaricato addosso montagne di merda personalmente e politicamente, hanno raccontato un numero infinito di bugie, ci hanno accusato di essere squadristi, fascisti, mafiosi, ci hanno infine denunciato alla Digos… Non era ancora arrivato il momento di dire qualcosa? Noi pensiamo di sì. Come si dice, la pazienza ha un limite e questo limite è stato superato. Chi pensa di essere al riparo da tutto e tutti forse fa male i propri calcoli: anzi, non forse.
Ci sarebbero state altre cose da dire, ma la storia è stata già fin troppo lunga e quello che è stato scritto è più che sufficiente per capire qualcosa di una vicenda in cui una “persona di sinistra” – alla cui famiglia il capo di AG, il Signor C, ha addirittura affidato un intero patrimonio di 12 anni di vita, e poi scrivono di clan – chiede alla polizia “politica” di colpire i compagni e le compagne.
Una volta, chi mandava o cercava di mandare in galera qualcuno lo avrebbero chiamato infame. E difatti di infame, si tratta; ma altrettanto grave dell’atto infame del Signor Daniel Larrondo e degli altri infami come lui, è la copertura politica che gli hanno offerto il Signor C e la Signora M di Areaglobale che per giorni e giorni non hanno detto nulla (sebbene il Signor Daniel Larrondo avesse già chiamato la polizia una prima volta il giorno stesso della riunione mentre il Signor C e la Signora M erano ancora a scrivere verbali e comunicati); hanno lasciato per 10 giorni (!) sulla pagina FB del Centro Neruda il suo appello alla delazione dandogli sostanzialmente il “via libera”. Poi hanno aspettato che partisse la Digos e solo a quel punto hanno ritirato il comunicato.
Certo, ora questi imbroglioncelli forse proveranno a dire che non erano d’accordo, che il Signor Daniel Larrondo ha operato per conto proprio e che la spia non si fa (che poi: spia, e spia bugiarda).
Ma possono essere credibili se per 10 giorni l’appello alla delazione del Signor Daniel Larrondo ha campeggiato sulla pagina Facebook del Centro Neruda, gestito dai due “vertici” di AG? Lo sapevamo noi e non lo sapevano loro cosa sarebbe successo (anche se neppure noi potevamo immaginare che il Signor Daniel Larrondo rendesse le proprie dichiarazioni alla Digos)?
Ovviamente questi “furbetti del quartierino” non imbrogliano più nessuno. La loro riserva di credibilità, accumulata grazie al lavoro di altri, si è esaurita e tutti possono vedere che con il Signor Daniel Larrondo si comportano come i “ladri di Pisa” che discutono di giorno e si mettono d’accordo di notte; per usareconsapevolmente il Signor Daniel Larrondo contro di noi è bastato semplicemente lasciargli fare quello che a tutti aveva annunciato di voler fare. E, in questo modo, hanno ripetuto per l’ennesima volta lo schema che attuano regolarmente ormai da tempo: agire alle spalle per colpire i comunisti favorendo personaggi anti-comunisti e non comunisti considerati “fedeli”; e farlo “con tutti i mezzi possibili”, come recitava il pomposo comunicato dell’Associazione LA (redatto dai “vertici” di AG i quali pensavano di aver scritto una cosa molto “militante”, ma ignoranti come sono neppure si sono ricordati che i famosi mezzi non erano “possibili”, ma “necessari”, e la differenza è fondamentale). Ecco, forse adesso abbiamo capito a quali mezzi si riferivano: la madama.
Talvolta il corso delle cose fa da sé giustizia di personaggi come questi che se conservassero un briciolo di senso della realtà dovrebbero fermarsi a riflettere molto, ma molto profondamente su cosa stanno combinando e dei danni che stanno facendo, anche a sé stessi (perché poi lo Stato, quando parte, ne ha per tutti).
Ma non lo faranno, perché questa è gente da quattro soldi, che vale quanto una moneta da un centesimo di euro che non si sa se è più il suo valore o il fastidio di averla in tasca e magari, se ne trovi una per strada, manco ti chini a raccoglierla. Come la merda, appunto.
Il compagno M e altre compagne e compagni
PS: A scanso di equivoci: a parte alcune considerazioni politiche nostre ogni affermazione è documentabile.
[1] Daniel Larrondo, Pagina Facebook del Centro culturale Pablo Neruda: “questa gente a un nome y cognome, denuncia subito, tutti devono conoscere chi sono !!!!” (9 maggio, ore 21.33)
[2] Dal giorno 20 maggio le varie copie che circolavano su parecchie pagine e profili FB del comunicato (quella del CN aveva l’appello alla delazione di Larrondo) sono state tolte a dimostrazione che forse, dopo 10 giorni, qualcuno si è reso conto di quello che era stato fatto. Ma intanto la Digos è partita e di certo non si fermerà.