Antiper | Nuove linee rette e inutili idioti
Da Rivolta araba, raccolta di interventi sulle rivolte arabe del 2010-2011.
Se si osserva la carta geo-politica dell’Africa e del Medio Oriente una cosa salta all’occhio: molto spesso, i confini sembrano tracciati con la riga; linee rette separano un paese dall’altro, spesso in modo del tutto arbitrario e apparentemente ingiustificato. È l’eredità del periodo coloniale, il risultato di successive spartizioni.
Nella fase post-coloniale le cose sono cambiate più nella forma che nella sostanza. Nell’epoca dell’imperialismo i confini geografici non riescono certo a fermare la penetrazione economica, finanziaria, commerciale, culturale… dell’imperialismo. E in ogni caso, come si è visto nei Balcani o con i paesi confinanti con l’ex URSS, si possono sempre ridisegnare confini divenuti ormai inadeguati a rappresentare le nuove situazioni geo-politiche.
In Africa e Medio Oriente è in atto un gigantesco scontro per mantenere o ridisegnare – ove necessario “manu militari” [1] – un nuovo equilibrio geo-politico continentale. In genere, da molti anni, gli USA partecipano a questo scontro prediligendo il ricorso alle armi (seppure con esiti contraddittori, vedi Somalia e Iraq) “come si faceva una volta”, ai tempi delle spedizioni coloniali e delle repressioni dei movimenti di liberazione [2]. Altri paesi si muovono – o sono costretti a muoversi – in modo diverso (come Cina o Germania che usano la propria forza di penetrazione finanziaria e commerciale). Altri ancora ricorrono ad interventi di carattere neo-coloniale (come Israele in Palestina). Ma in generale tutti partecipano allo scontro e vi partecipano anche i popoli che quando tentano di opporsi ai disegni dei paesi imperialisti vengono presi a bombe al fosforo bianco e all’uranio per niente impoverito [3].
Nel 2002-2003, quando gli USA scatenarono l’attacco contro l’Iraq, la Francia prese una posizione di netta contrarietà e gridò assieme a tanti pacifinti all'”unilateralismo” di Bush…; oggi invece la Francia è in prima fila a sparare e in Siria come in Libia porta avanti una strategia tutta sua. Come mai questa differenza così grande nel giro di un numero di anni così piccolo? Una folgorazione… sulla “via di Damasco”?
Certo, qualche Premio Nobel suonato può pensare che si tratti di difesa dei cosiddetti “diritti umani“
“Se non c’era la Francia che partiva in quarta, c’era una strage e staremmo qui a piangere anche sulle nostre responsabilità. Meglio fermi e sottoterra? Non credo, io sto con l’ONU” [4].
Come si vede a volte l’unilateralismo piace. Vorremmo poter dire che il Nostro è un utile idiota, ma francamente non riusciamo a vedere l’utilità. Il Nostro sembra avere anche la memoria corta (“non ricorda”, il pacifinto, che l’embargo ONU fece 1,5 milioni di morti in Iraq, per dichiarazione di fonti dell’ONU medesimo) e l’intelligenza ancora più corta visto che pare essere uno tra i pochi a non aver ancora capito che in questa storia l’ONU non c’entra proprio per nulla (essendo stata convocata solo per redigere una “pezza d’appoggio” qualsiasi che potesse fornire l’avallo ad un attacco già preparato da tempo).
Le persone che usano il cervello prima di rilasciare stolide interviste al giornale del partito italiano più scatenato per l’intervento militare ricordano parole come “Francia”, “Inghilterra”, “USA”, “petrolio”, “Eni”, “NATO”; ma ONU, via, proprio no…
Note
[1] Come sta avvenendo oggi in Libia e come avviene da anni in tanti altri paesi africani e arabi (Iraq, Somalia, Sierra Leone, Guinea, Congo, Burundi…).
[2] Si calcola in almeno 250.000 algerini morti il bilancio della Guerra di Liberazione nazionale algerina contro la Francia, terminata all’inizio degli anni ’60 del ‘900, non 10 secoli fa.
[3] Cfr Maurizio Torrealta, Emilio Del Giudice, Il segreto delle 3 pallottole, Edizioni VerdeNero, 2010.
[4] Dario Fo, intervista a L’Unità del 24 marzo 2011. Da ricordare che coerentemente, in famiglia la guerra piace. Lui apprezza il decisionismo militaristico del compagno Sarkozy; Lei votava il rifinanziamento della guerra in Afghanistan quando posava il culo sullo scranno di parlamentare nell’Italia dei Valori di Di Pietro, salvo poi fare prediche contro la costruzione della Base Dal Molin di Vicenza. Ah, l’asin/istra…