Antiper | Una differenza (tra Egitto e Tunisia)
Da Rivolta araba, raccolta di interventi sulle rivolte arabe del 2010-2011.
Quello arabo è certamente un mondo variegato, stimolante, tendenzialmente un po’ criptico anche per ragioni legate alle diverse storie e alle diverse culture che lo compongono che spesso tendiamo ad appiattire perché non sappiamo coglierne stratificazioni e specificità [1].
Ci sono certamente differenze che è difficile cogliere; ma ce ne sono alcune che non vengono colte pur essendo evidenti.
Dei paesi del Nord Africa di cui si è più parlato di più in questi mesi – Egitto, Tunisia, Libia – si è riusciti, spesso a fatica e in modo un po’ fuorviante, a cogliere le differenze tra Libia e Tunisia-Egitto; pochi hanno invece colto una differenza tra Egitto e Tunisia, elementare eppure decisiva, una differenza che attiene alla semplice diversa dimensione geografica, alla diversa popolazione, alla diversa posizione… e, ancor più, al diverso ruolo politico nell’area.
L’Egitto è uno dei pilastri di un’intera architettura geo-politica. La Tunisia, al contrario, ha un’importanza incomparabilmente inferiore. Ne consegue che parziali trasformazioni degli assetti di potere che potrebbero del tutto ipoteticamente avvenire in Tunisia difficilmente potrebbero essere tollerati in Egitto (a meno che queste trasformazioni non fossero sostenute da condizioni oggettive e soggettive che al momento sono assolutamente impensabili).
Questo significa che non si può ipotizzare l’evoluzione politica dell’Egitto sulla base di quella della Tunisia (ammesso e assolutamente non concesso che l’evoluzione politica della Tunisia sia quella di un processo rivoluzionario).
E significa anche che il tanto enfatizzato “effetto a catena” esiste solo nei termini della pura concomitanza temporale; concomitanza che, tra l’altro, qualcuno afferma essere tutt’altro che casuale, nel senso che le “rivolte” in Egitto e Tunisia possono essere servite soprattutto per creare nell’“opinione pubblica” araba e occidentale quell’idea di “rivolta globale” entro cui poi si sono potute gestire operazioni specifiche come quella dell’assalto al petrolio libico (assalto che sarebbe stato assai più problematico da gestire dentro un’operazione militare scatenata “a freddo”).
Senza contare l’effetto “pentola a pressione” – per meglio dire, l’effetto di de-compressione della “pentola a pressione” Egitto e della “pentola a pressione” Tunisia – che hanno avuto la cacciata di Mubarak e Ben Ali sulle fasce medie (e non solo) della popolazione egiziane e tunisina. A volte basta poco per accontentare (transitoriamente) masse senza una vera guida rivoluzionaria.
Note
[1] Cfr. Edward Said, Orientalismo, Feltrinelli