Antiper | Spontaneità immaginarie
Da Rivolta araba, raccolta di interventi sulle rivolte arabe del 2010-2011.
Si resta attoniti di fronte al modo straordinariamente superficiale in cui la sd (se-dicente) “sinistra” ha affrontato le rivolte arabe e la guerra di Libia. Una volta ci si perdeva in dibattiti senza fine sul rapporto tra crisi e guerra. Sembrava che a questo mondo nulla potesse accadere che non fosse in qualche modo riconducibile alla crisi. La crisi era la pietra angolare di tutto. Oggi, invece, l’influenza della crisi nelle rivolte viene relegata alla sola – e riduttiva – dimensione iper-economicistica del peggioramento delle condizioni materiali delle masse, la quale avrebbe scatenato le “rivolte per il pane” lanciate da appelli via Facebook; le rivolte sarebbero state represse nel sangue dai vecchi rais, ma poi i rais sono stati costretti ad mollare sotto la pressione di piazze disarmate. La Rivoluzione vince. Happy ending.
Ora, questa sequenza per “poveri di spirito” che molti si sono bevuta come acqua fresca provocando l’ilarità di coloro che se la sono inventata di sana pianta (ovvero gli “opinion makers” euro-atlantici con l’aiuto magari di Mark Zuckerberg) presenta alcune piccole incongruenze.
Ne prendiamo una, ma che vale per tutte. Pur trascurando la stranezza secondo cui masse sofferenti per la mancanza di pane avrebbero atteso l’ora “X” della rivolta lanciata via Internet (se uno non ha neppure da mangiare aspetta Facebook per lamentarsene?), non pare strano proprio a nessuno che centinaia di migliaia di giovani sudanesi, libici, egiziani, siriani, yemeniti, tunisini… che non avevano neppure il pane avessero invece PC, ADSL, Facebook, Twitter, ecc e tempo da perdere su Internet?
Si tratta di una narrazione “spontaneistica” che ovviamente piace agli “spontaneisti” dell’asin/istra. Ma piace anche alle “cancellerie” occidentali perché nasconde l’impegno dei paesi imperialisti nel ri-disegnare la mappa politica dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente. Tutto sembra avvenire per effetto della spontanea mobilitazione popolare delle masse, senza alcuna direzione politica, senza alcuna influenza. Centinaia di milioni di persone in movimento grazie ai social.
Ma le cose stanno davvero in questo modo?
“Nel 2005 gli arabi hanno conseguito un primato tutt’altro che invidiabile: sono i più analfabeti al mondo.
Con 70 milioni di analfabeti, pari al 35,6% della popolazione dei 22 Paesi membri della Lega Araba, sono riusciti a superare perfino l’area più depressa della terra, l’Africa subsahariana, che è invece calata al 34,6%.
E’ anche significativo che proprio nei Paesi dove è più alta la percentuale di analfabetismo (Egitto, Sudan, Algeria, Marocco, Yemen, Arabia Saudita e Iraq), è esploso con maggiore virulenza il terrorismo di matrice islamica. Ciò ha quantomeno sortito un risultato salutare: per la prima volta si sono levati voci critiche e appelli pubblici a una riscossa culturale per salvare gli arabi da una piaga che si sta ritorcendo contro loro stessi” [1]
Chi parla è il reazionario Magdi Cristiano Allam il quale usa il dato dell’analfabetismo nel mondo arabo per riproporre lo stornello del “terrorismo” e per far appello alla riscossa contro i dittatori, quei dittatori che poi sono stati effettivamente – almeno alcuni – desautorati nelle recenti rivolte. E se oggi Magdi Cristiano Allam non esulta per le “rivoluzioni” è solo perché le ritiene insufficienti e e non tali da produrre il sostanziale cambiamento della situazione in senso “democratico”-occidentale.
“Con 95 milioni di analfabeti, di cui 75 milioni in età compresa tra i 15 e i 45 anni, il mondo arabo si conferma al primo posto nella classifica mondiale dei Paesi i cui cittadini non sanno né leggere né scrivere. Sono questi i dati impietosi presentati stamani a Roma, nel corso del convegno sul tema “L’alfabetizzazione nel Mediterraneo”, organizzato presso la Camera dei Deputati nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata mondiale per la lotta all’analfabetismo, indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.” [2]
“La IX Conferenza di “Un libro nel giornale” ha riunito a Vienna alcuni intellettuali e giornalisti arabi che hanno a cuore l’incentivazione della lettura nel mondo arabo. In quell’occasione sono state rese note alcune cifre impressionanti: l’analfabetismo tocca tra il 47 e il 60% della popolazione, si producono 1650 libri l’anno (85mila in Europa), la media di lettura di un arabo è di… 6 minuti l’anno (12mila minuti in Occidente). Il progetto “Un libro nel giornale” ha finora diffuso gratuitamente 116 libri per un totale di 250mila copie” [3]
Insomma, ben difficilmente Facebook e Twitter possono essere state lo strumento per la mobilitazione popolare dei mesi scorsi.
Note
[1] Magdi Allam, Più bambini a scuola, meno terroristi, Corriere della sera, 24 febbraio 2005
[2] Da www.lasicilia.it
[3] Forte crescita dell’analfabetismo nel mondo arabo, KI-Adnkronos del 29 aprile 2008.