Antiper | Anche l’energia popolare può essere messa al servizio di interessi antipopolari
Da Rivolta araba, raccolta di interventi sulle rivolte arabe del 2010-2011.
L'”energia umana” di cui si alimenta ogni rivolta (e dunque anche di quelle scoppiate in Nord Africa e Medio Oriente) è naturalmente quella fornita dal disagio sociale e dalla volontà di cambiamento politico di larghi settori popolari. La crisi economica (peraltro, in molti paesi dell’area, preceduta da fasi di crescita economica sostenuta), il fallimento post-coloniale, la repressione e il controllo sociale… hanno moltiplicato il malcontento, solo parzialmente calmierato dai flussi migratori.
Ma questa “energia umana” in rivolta rischia di essere come la benzina che offre carburante all’auto, ma non è in grado di orientarne la direzione. Senza benzina non ci può essere alcun movimento dell’auto. Ma è il guidatore, e non la benzina, che guida. Al massimo, la benzina può far esplodere l’auto.
Non c’è bisogno di dire che a scendere in piazza in questi mesi sono stati soprattutto giovani proletari che nutrono la speranza di un cambiamento della propria condizione economico-sociale e della situazione politico-democratica. Purtroppo, le speranze dei lavoratori e la “composizione di classe” di un movimento non bastano per caratterizzarlo.
Nelle guerre, ad esempio, chi è sempre stato macellato sui campi di battaglia? Chi ne ha sempre sofferto le conseguenze economiche? Proletari, non c’è dubbio. Erano proletari i milioni di morti, feriti, mutilati… falciati dalle guerre con cui gli imperatori, i re, i presidenti “democratici”… hanno disegnato la mappa del proprio reciproco potere sebbene nessuna guerra abbia mai avuto al centro della contesa gli interessi dei proletari.
Ma anche tante rivoluzioni, come quella Francese, non erano forse, in larghissima parte, partecipate da proletari che speravano di cambiare la propria condizione? Certo che sì. Eppure a nessuno è mai venuto in mente di descrivere il 1789 (e neppure il “’93”) come una “rivoluzione proletaria”.
Dunque, mostrare che nelle mobilitazioni nel mondo arabo scendono in piazza soprattutto proletari non ci dice ancora praticamente nulla sulla natura politica di tali mobilitazioni.