Categoria: Echi dalla caverna

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Antiper | Piazza Fontana nel suo contesto storico

Negli anni ’60 il quadro internazionale è ancora dominato dalla divisione del mondo nei due “campi”: capitalista e socialista. Cina ed Unione Sovietica, aldilà del giudizio che possa essere dato, sostengono i vari movimenti antimperialisti in funzione anti-americana
Da anni è in atto un poderoso processo di decolonizzazione e di riconquista della sovranità nazionale in tutta una serie di paesi. Dopo la cacciata della Francia, la guerra in Vietnam (o, per meglio dire, la guerra per il controllo americano dell’Indocina) è in pieno sviluppo e i suoi riflessi sull’”opinione pubblica” americana sono molto forti

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Antiper | Fascisti e Stato

Che negli anni ’60 qualche gruppo neofascista nutra effettivamente intenzioni eversive (ovvero di rovesciamento in senso reazionario del sistema politico-istituzionale) è noto. Ma questi gruppi possono svilupparsi ad un certo livello solo grazie all’appoggio economico e logistico dello Stato (e della Nato [1]) che però non hanno affatto intenzione di sostenere una “controrivoluzione” [2], ma solo di tenere a bada il movimento dei lavoratori che da qualche tempo sta imboccando una strada di autonomia politica ed organizzativa che sfugge anche al controllo delle stesse organizzazioni sindacali.

Strage di Piazza Fontana 0

Antiper | Una bomba dello Stato contro i lavoratori

Il 12 dicembre 1969, alle 17 e 37, una bomba con 7 chili di tritolo scoppia nella filiale di Milano della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana uccidendo 16 persone e ferendone altre 87. In poche ore scatta la “caccia agli anarchici” che vengono subito additati come responsabili della strage dalla Questura milanese, piena di elementi fascisti, a cominciare dal Questore Guida.

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Carteggio tra Günther Anders e Georg Lukács 1964-1971 (a cura di Devis Colombo)

Meritoria traduzione di Devis Colombo di questo interessante carteggio filosofico tra due grandi intellettuali del ‘900; forse, leggermente fuori luogo le frasi con cui il curatore sottolinea enfaticamente la distanza...

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Andrea Russo | Terrore, terrorismo, rivoluzione

Una recensione al nuovo libro di Donatella Di Cesare – Terrorismo e modernità – pubblicata nel n.4 di Qui e ora. Si tratta di un testo, quello di Donatella Di Cesare, molto interessante che pone il problema del rapporto tra terrorismo e Stato.

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IAT | Sull’uso politico della paura. La paura come strumento di potere (AUDIO)

IAT | Sull’uso politico della paura | La paura come strumento di potere (a partire dalla riflessione di Danilo Zolo in «Sulla paura. Fragilità, aggressività, potere»).
Audio delle relazioni e delle integrazioni | Relazione introduttiva di Giulia | Commento di Tommaso al concetto di “paura liquida” in Zygmunt Bauman | Integrazione di Marco sul concetto di “istituzionalizzazione” in La realtà come costruzione sociale di Peter Berger e Thomas Luckmann.

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IAT | Sull’uso politico della paura. La paura come strumento di potere

Qual’è il rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda? La parola chiave è forse «Gattungswesen», il termine con cui Marx designa, nei «Manoscritti del ’44», il carattere «generico» della natura umana. L’uomo è un animale che non ha un proprio mondo specifico ma è in grado di adattarsi a molti mondi. Non avere un proprio “Umwelt” e possedere una dotazione istintuale limitata rende l’uomo certamente più vulnerabile anche se più flessibile all’evoluzione…

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Antiper | Recensione a “L’epoca delle passioni tristi” di Miguel Benasayag e Gérard Schmit

Il libro di Miguel Benasayag e Gérard Schmit L’epoca delle passioni tristi si propone di indagare il crescente disagio nelle società occidentali, specialmente tra gli adolescenti, partendo dalla constatazione che mentre nel passato i ragazzi più problematici provenivano soprattutto dalla periferia e dai quartieri più poveri, oggi il disagio tende a generalizzarsi a tutti i quartieri e quindi, dovremmo pensare, a tutte le fasce sociali

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IAT | Nell’acquario di Facebook

«Liberi», soddisfatti, con molti amici (seppur virtuali)… Attivisti da poltrona, condividiamo distrattamente le tragedie del mondo, sazi di informazioni in cui non riusciamo ad orientarci, dispensiamo “mi piace” ed emozioni...

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Antiper | A qualcuno sembrava Stalingrado. Invece era Caporetto. Note a freddo sul risultato referendario del 17 aprile

Sono ormai molti anni che l’asin/istra (extra o ex parlamentare) passa agilmente di sconfitta in sconfitta. Niente di male: in fondo – come si dice? – chi non lotta ha già perso. Quello che però non si era ancora visto – o che almeno non si era ancora visto con la chiarezza con cui lo si è visto domenica 17 aprile – è che l’asin/istra è ormai in grado di perdere, oltre le sue, anche le battaglie non sue.

Che con le trivelle, il referendum “contro le trivelle”, non avesse in realtà molto a che fare ad un certo punto era diventato chiaro anche ai sassi i quali avevano ben capito che il referendum aveva a che fare con altro: sul piano tecnico, con la durata delle concessioni e, sul piano politico, con lo scontro all’interno del PD e con quello dell’opposizione con il Governo.

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Giorgio Cesarale | Il secondo Lukács: l’ontologia dell’essere sociale nell’epoca della manipolazione

[par. 2 del cap. 4 “Filosofia e marxismo nell’Europa della Guerra fredda”, in a c. di S. Petrucciani, Storia del marxismo. II Comunismi e teorie critiche nel secondo Novecento, Carocci,...

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Militant | Il significato della supremazia bianca oggi. Racconto della conferenza di Angela Davis

«Non sono più iscritta al partito comunista, ma sono ancora comunista». Questa una delle affermazioni di Angela Davis durante la lezione magistrale che ha tenuto lunedì scorso all’Università di Roma...

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Friedrich Engels | Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera! (in morte di Karl Marx)

 
ll 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.
 
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d’Europa e d’America, nonché per la scienzastorica. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.
 
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto l’orpello ideologico, che gli uomini devono innanzi tutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, per conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo economico di un popolo e di un’epoca in ogni momento determinato costituiscono la base dalla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte e anche le idee religiose degli uomini, e partendo dalla quale esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
 
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Antiper | Gunther Anders alla manifestazione del primo maggio contro Expo

Gunther Anders è stato un filosofo dalle posizioni decisamente radicali. Le sue idee sulle forme di lotta necessarie per impedire la corsa dell’uomo verso l’auto-distruzione nucleare erano molto precise: se si vuole fermare la rovina non sono le cose che devono essere colpite, ma le persone che di questa rovina sono responsabili. In un suo breve scritto ebbe a dire:

 

“4. Non vale la pena di minacciare i prodotti, giacché in essi è comunque già innata la “pulsione di morte”. Fino ad ora non ho assolutamente preso in considerazione il fatto che la distruzione dei prodotti (non solo quelli del nemico, ma anche i propri) rientra negli interessi del capitalismo, dato che tale distruzione è la condizione per la continuazione della produzione (la quale a sua volta richiede di essere prodotta). In breve, non ho considerato il fatto che tutti i prodotti (ammesso che con uno scherzo filosofico ci sia consentito attribuire loro una vita psichica) “desiderano” avere una vita tanto breve, quanto quella dei beni di consumo, e cioè di non esistere affatto; e dunque che la loro “pulsione di morte”, la loro speranza di sparire rapidamente, i loro impulsi tendenti verso quel fine rappresentano l’”inclinazione fondamentale” che agisce all’interno del sistema capitalistico.
Se si riflette su questo, allora si esita a credere alla paura e all’indignazione dei signori dell’industria di fronte al sabotaggio. Al contrario, essi sperano nel sabotaggio, poiché questo in verità non è che una variante della loro planned obsolence (obsolescenza pianificata) una variante in cui la distruzione, che solitamente essi stessi preparano (appunto attraverso la premeditata fabbricazione della scarsa resistenza di questi prodotti), viene affidata ad altre persone: ossia a quelli che loro stessi assumono con l’etichetta di “facinorosi”” [1].

 

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Gunther Anders | La resistenza atomica

Noi siamo condannati a tutto ciò che è stato inventato una volta per tutte. E questo per il semplice fatto che possiamo sempre riprodurlo; e non solo possiamo, ma in quanto produttori di massa ci sentiamo in dovere di produrre di ogni modello il maggior numero possibile di esemplari; e non solo ci sentiamo in dovere di farlo, ma effettivamente siamo incapaci, d’improvviso, di non essere tali: ossia non saper più fare d’un tratto ciò che sappiamo fare.
Sicuramente Platone non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe venuto a creare un tale funesto intreccio di idea e maledizione.

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La contraddizione | Lavorare per il mondo

La folla è il gregge senza idee, che riceve pensieri e sentimenti dalla classe dominante. Se non si ha vanità, non si può attribuire alcun valore al plauso della folla. Finché il socialismo non si è fatto spiritualmente strada tra le masse, il plauso della folla non può che andare a gente senza partito o a oppositori del socialismo, allorché solo un’esigua minoranza della classe operaia si sia innalzata sino al socialismo. E tra gli stessi socialisti quelli che lo sono nel senso scientifico del Manifesto comunista sono a loro volta una minoranza.

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Costanzo Preve | L’eredità intellettuale di Louis Althusser (1918-1990) e le contraddizioni teoriche e politiche dell’althusserismo

L’insegnamento di Louis Althusser è stato un fenomeno culturale molto importante negli anni Sessanta e Settanta. Oggi è quasi dimenticato, insieme con l’impressionante decadenza del dibattito teorico marxista. Sopravvive in modo clandestino un althusserismo universitario, nascosto in qualche sottoscala di alcune facoltà di filosofia. Eppure, l’althusserismo è stato forse l’ultimo “ismo” veramente rilevante del dibattito marxista novecentesco. Nulla di simile, o di paragonabile, per Della Volpe o Colletti, Sartre o Lukács, Bloch o Geymonat. Tutto questo non è avvenuto per caso. Non si è trattato assolutamente di una moda parigina. L’althusserismo è stata una cosa molto seria. L’ambizione di questo breve testo è far capire il perché di questo fenomeno in un momento storico in cui il dibattito teorico sembra essersi esaurito negli anatemi contro Berlusconi, nelle lamentele su come Bin Laden abbia sciaguratamente sostituito il ben più serio e moderno movimento operaio, ed infine nelle invocazioni a creare un altro mondo possibile contro quello vincente della globalizzazione neoliberista.

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Federico Sbandi | L’esperimento di Facebook: emozioni contagiose e utenti ingenui

Nella settimana tra l’11 e il 18 gennaio 2012 Facebook compie un esperimento sociale utilizzando come campione di riferimento 689.003 dei suoi utenti. Per il tempo dell’esperimento modifica l’EdgeRank, ovvero l’algoritmo che regola le sorti dei contenuti che compaiono sulla Home degli iscritti alla piattaforma di social networking. Attraverso un sistema di analisi computerizzata dei testi, sfruttando il software Linguistic inquiry and word count, riesce a determinare il sentiment dei contenuti pubblicati dagli amici del campione di riferimento: 4 milioni di parole positive e 1,8 milioni di parole negative su un totale di 3 milioni di post analizzati.

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AA.VV. | Experimental evidence of massive-scale emotional contagion through social networks

Federico Sbandi – L’esperimento di Facebook: emozioni contagiose e utenti ingenui (dailystorm.it)

Emotional states can be transferred to others via emotional contagion, leading them to experience the same emotions as those around them. Emotional contagion is well established in laboratory experiments (1), in which people transfer positive and negative moods and emotions to others. Similarly, data from a large, real-world social network collected over a 20-y period suggests that longer-lasting moods (e.g., depression, happiness) can be transferred through networks as well (2, 3).

 
The interpretation of this network effect as contagion of mood has come under scrutiny due to the study’s correlational nature, including concerns over misspecification of contextual variables or failure to account for shared experiences (4, 5), raising important questions regarding contagion processes in networks. An experimental approach can address this scrutiny directly; however, methods used in controlled experiments have been criticized for examining emotions after social interactions. Interacting with a happy person is pleasant (and an unhappy person, unpleasant). As such, contagion may result from experiencing an interaction rather than exposure to a partner’s emotion. Prior studies have also failed to address whether nonverbal cues are necessary for contagion to occur, or if verbal cues alone suffice. Evidence that positive and negative moods are correlated in networks (2, 3) suggests that this is possible, but the causal question of whether contagion processes occur for emotions in massive social networks remains elusive in the absence of experimental evidence. Further, others have suggested that in online social networks, exposure to the happiness of others may actually be depressing to us, producing an “alone together” social comparison effect (6).
 
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Antiper | Il consenso del “senso comune” o del mettersi al servizio del padrone

“Socrate, seguito dal recalcitrante Callicle, affronta un problema tecnico-politico: per evitare di subire ingiustizia occorre o conquistare il potere, o parteggiare per il governo in carica. Ma per essere amici di chi è al potere, occorre essergli il più possibile simile: un tiranno, ad esempio, disprezzerà chi è peggiore di lui e avrà paura di chi è migliore di lui. Sarà amico solo di chi ha la sua stessa mentalità ed è disposto a rimanergli soggetto. Se l’arte della politica si riduce a una pratica di sopravvivenza, essa consisterà semplicemente nell’ingraziarsi il padrone…”