Giulia Iacometti | Dualismo cartesiano?
Tratto da Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine.
[prosegue il capitolo Il dibattito tra Jason Moore e la Monthly Review]
Il punto su cui le due impostazioni appaiono più distanti sembra essere quello del rapporto tra società e natura. Si tratta di una netta separazione ontologica (ciò che Jason Moore chiama “dualismo cartesiano”) oppure di una contraddizione dialettica all’interno di una sostanziale unità?
Secondo Jason Moore ci sono molti passaggi in cui John Bellamy Foster sembra asserire una sorta di separazione ed anzi uno stato di vera e propria guerra di annichilimento [1] della società contro la natura. Uno di questi testi sembrerebbe essere Ecological Rift dove si parla esplicitamente di “guerra del capitalismo contro la natura”. In realtà, l’ultima parte di questo testo è dedicata alla difesa della marxiana dialettica della natura in contrapposizione alle posizioni del cosiddetto “marxismo occidentale” e segnatamente a quelle del Gyorgy Lukacs di Storia e coscienza di classe che quivi aveva postulato l’inapplicabilità della dialettica ai processi naturali
“La nascita del “marxismo occidentale” come distinta tradizione filosofica viene comunemente fatta risalire alla famosa nota 6 del capitolo 1 di Storia e coscienza di classe in cui Georg Lukács rifiuta ogni estensione del metodo dialettico (dalla società) alla natura
«È di primaria importanza comprendere che qui il metodo è limitato agli ambiti della storia e della società. Le incomprensioni che derivano dall’interpretazione di Engels della dialettica possono essere principalmente attribuite al fatto che Engels, seguendo l’errata interpretazione di Hegel, estese l’applicazione del metodo anche alla natura. Tuttavia, i determinanti cruciali della dialettica – l’interazione tra soggetto e oggetto, l’unità della teoria e della pratica, i cambiamenti storici nella realtà che stanno alla base delle categorie come causa principale dei cambiamenti nel pensiero, ecc. – sono assenti dalla nostra conoscenza della natura.» [2]” [3]
In realtà Lukacs rivedrà la propria posizione
“…la svolta del ’30 lascia sulla dialettica di Lukács segni molto precisi. All’altezza dell’Ontologia non sono più possibili le riserve, le limitazioni, le esclusioni di Storia e coscienza di classe nei confronti della dialettica della natura” [4]
Dal punto di vista di questa tesi il punto è il seguente: la presunta non applicabilità della dialettica alla sfera “naturale” (oltre a quella “storico-sociale”) segnerebbe una differenziazione ontologica tra società e natura che gli autori di The Ecological rift sembrano impegnati a rigettare. Quindi, possiamo dire, Foster, Clark e York, lungi dal marcare la distinzione ontologica tra società e natura si impegnano piuttosto a rivendicarne l’unità metodologica.
Ed è inoltre importante sottolineare che in questo testo gli autori usano il termine “capitalismo” quando parlano di guerra contro la natura; e questo può essere visto come un punto di contatto con Jason Moore che propone addirittura l’uso del termine Capitalocene. Semmai, è Ian Angus, in altri interventi, che insiste ripetutamente – e forse con un approccio dal sapore vagamente neo-positivistico – sull’adesione incondizionata a quella che egli chiama “Scienza dell’Antropocene”.
Note
[1] Cfr. Foster, Clark, York, The Ecological Rift: Capitalism’s War on the Earth.
[2] Georg Lukács, History and Class Consciousness (London: Merlin Press, 1971; originally published in 1923).
[3] J. B. Foster, B. Clark e R. York, The Ecological Rift, pag. 183: “The birth of “Western Marxism” as a distinct philosophical tradition has commonly been traced to Georg Lukács’s famous footnote 6 in chapter 1 of History and Class Consciousness, in which he rejected any extension of the dialectical method from society to nature:
«It is of the first importance to realize that the method is limited here to the realms of history and society. The misunderstandings that arise from Engels’ account of dialectics can in the main be put down to the fact that Engels—following Hegel’s mistaken lead—extended the method to apply also to nature. However, the crucial determinants of dialectics—the interaction of subject and object, the unity of theory and practice, the historical changes in the reality underlying the categories as the root cause of changes in thought, etc.—are absent from our knowledge of nature.»”.
[4] Cfr. G. Oldrini, Lukács e i dilemmi della dialettica marxista, in Dialettica. Tradizioni, problemi, sviluppi.