Richard Breitman e Norman J.W. Goda | L’ombra di Hitler: l’intelligence alleata e l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini (parte I)
Nel 1998, il Congresso degli Stati Uniti approva il Nazi War Crimes Disclosure Act per “identificare, declassificare e rilasciare documenti federali sulla perpetrazione dei crimini di guerra nazisti e sugli sforzi degli alleati per localizzare e punire i criminali di guerra”. Sotto la direzione dei National Archives, l’agenzia federale incaricata della conservazione dei documenti governativi, l’Interagency Working Group [IWG], ente governativo deputato alla tutela dei documenti classificati e della loro pubblicazione, apre quindi alla ricerca su oltre 8 milioni di pagine di documenti – compresa la recente documentazione del XXI secolo. Assumono perciò particolare importanza i molti documenti di intelligence declassificati della CIA e dell’Army Intelligence Command (i servizi militari), prima non disponibili.
Alla luce di ciò, nel 2009 il Congresso incarica i National Archives di produrre un ulteriore volume a completamento di U. S. Intelligence and the Nazis, del 2005. Nasce così Hitler’s Shadow, per opera di Richard Breitman e Norman J. W. Goda, due storici accreditati presso gli enti governativi del Congresso degli Stati Uniti.
E’ loro convinzione che questi documenti della CIA e dell’esercito abbiano fornito nuove “prove dei crimini di guerra e di attività belliche dei criminali di guerra … dell’uso di criminali di guerra da parte degli alleati … e documenti sulle attività postbelliche dei criminali di guerra”.
Hitler’s Shadow: Nazi War Criminals, U.S. Intelligence, and the Cold War, tratta appunto dei legami operativi tra i servizi d’informazione alleati e i criminali di guerra nazisti e i loro collaboratori in funzione antisovietica nel periodo tra la fine della seconda guerra mondiale e il successivo dispiegarsi della guerra fredda. Il V capitolo, Collaborators: Allied Intelligence and the Organization of Ukrainian Nationalist, di cui rendiamo disponibile la seguente traduzione, affronta in particolare i rapporti con le organizzazioni del nazionalismo ucraino (Resistenze.org)
I registri dell’Esercito e della CIA desegretati di recente contengono molte migliaia di pagine sui collaboratori nazisti durante e dopo la Seconda guerra mondiale. I documenti sono particolarmente ricchi per quanto riguarda i rapporti degli Alleati con le organizzazioni nazionaliste ucraine dopo il 1945. Questa sezione si concentra sull’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini sotto Stephen Bandera e la rappresentanza in esilio del governo clandestino ucraino (ZP/UHVR), che era dominata dai seguaci di Bandera di un tempo, ora diventati rivali, incluso Mykola Lebed. Il livello di dettaglio dei nuovi registri offre un quadro più completo e accurato delle loro relazioni con l’intelligence alleata durante diversi decenni [1]
Lo sfondo
L’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), fondata nel 1929 da ucraini occidentali della Galizia orientale, chiedeva una Ucraina indipendente ed etnicamente omogenea. Il suo nemico principale era la Polonia, che allora controllava le regioni etnicamente miste della Galizia orientale e della Volinia. L’OUN assassinò il ministro degli interni polacco Bronislaw Pieracki nel 1934. Tra le persone processate, condannate e imprigionate per l’omicidio nel 1936 c’erano i giovani attivisti dell’OUN Stephan Bandera e Mykola Lebed. Il tribunale li condannò a morte e lo stato commutò le sentenze in ergastolo. [2] Gli ucraini condannati fuggirono quando i tedeschi invasero la Polonia nel 1939.
Dopo che il patto nazi-sovietico del 1939 assegnò la Galizia orientale e la Volinia all’URSS, l’OUN rivolse le sue speranze verso i tedeschi. Alla fine del 1939, i tedeschi ospitarono i leader dell’OUN a Cracovia, allora capitale del Governo generale di occupazione tedesca. Nel 1940 l’OUN si divise sulla strategia politica. L’ala più vecchia sotto Andrei Melnik (OUN/M) mirava a lavorare a stretto contatto con i tedeschi aspettando pazientemente l’indipendenza dell’Ucraina. L’ala di Bandera (OUN/B) era un’organizzazione fascista militante che voleva l’indipendenza ucraina immediatamente.
Dopo che i tedeschi invasero l’URSS il 22 giugno 1941, le squadre di Bandera si spostarono in Galizia orientale. Raggiungendo la capitale della Galizia orientale, Leopoli, il 30 giugno 1941, il suo vice più vicino, Jaroslav Stetsko, proclamò uno stato ucraino “sovrano e unito” in nome di Bandera e dell’OUN/B. Stetsko sarebbe stato il nuovo primo ministro e Lebed, che si era addestrato in un centro della Gestapo a Zakopane, il nuovo ministro della sicurezza. [3]
Determinati a sfruttare l’Ucraina per se stessi, i tedeschi insistettero che Bandera e Stetsko revocassero questa dichiarazione. Quando si rifiutarono, loro, insieme ad altri leader dell’OUN/B, furono arrestati. Bandera e Stetsko furono tenuti inizialmente a Berlino agli arresti domiciliari. Dopo il gennaio 1942, furono inviati al campo di concentramento di Sachsenhausen, ma in condizioni di confinamento relativamente confortevoli. Le posizioni amministrative e di polizia ausiliaria superiore nell’Ucraina occidentale andarono al gruppo di Melnik. [4] Alle formazioni di polizia di sicurezza tedesche, nel frattempo, fu ordinato di arrestare e uccidere i lealisti di Bandera nell’Ucraina occidentale per timore che si ribellassero al dominio tedesco. [5]
Dopo la fuga, Lebed assunse il controllo dell’OUN/B nell’Ucraina occidentale, che ora operava in clandestinità. Alla fine, l’OUN/B dominò l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA), una forza di guerriglia originariamente formata nel 1942 per attaccare tutti i nemici politici ed etnici, compresi tedeschi e sovietici. Gli ucraini orientali affermarono in seguito che il gruppo di Bandera prese il controllo dell’UPA assassinando i leader originali. [6] Dal 1944 i termini “UPA” e “Baderovsty” divennero intercambiabili, sebbene non tutti i combattenti dell’UPA provenissero dall’OUN/B. Il rapporto dell’OUN/B con i tedeschi nell’Ucraina occidentale era complicato. Da un lato combatteva il dominio tedesco e la Gestapo mise una taglia sulla testa di Lebed. Dall’altro perseguiva le proprie politiche di pulizia etnica complementari agli obiettivi tedeschi.
Un proclama banderista dell’aprile 1941 sosteneva che “gli ebrei nell’URSS costituiscono il più fedele sostegno del regime bolscevico al potere e l’avanguardia dell’imperialismo moscovita in Ucraina”. [7] Stetsko, anche mentre era agli arresti domiciliari nel luglio 1941, disse che “io…apprezzo pienamente il ruolo innegabilmente dannoso e ostile degli ebrei, che aiutano Mosca a schiavizzare l’Ucraina…. Pertanto sostengo la distruzione degli ebrei e l’opportunità di portare i metodi tedeschi di sterminio degli ebrei in Ucraina…. ” [8] A Leopoli, un volantino avvertiva gli ebrei che, “Avete accolto Stalin con fiori [quando i sovietici occuparono la Galizia orientale nel 1939]. Deporremo le vostre teste ai piedi di Hitler”. [9] In una riunione del 6 luglio 1941 a Leopoli, i lealisti di Bandera stabilirono che gli ebrei “devono essere trattati duramente…. Dobbiamo finirli…. Per quanto riguarda gli ebrei, adotteremo qualsiasi metodo che porti alla loro distruzione”. [10] Infatti i pogrom nella Galizia orientale nei primi giorni di guerra uccisero forse 12.000 ebrei. [11] Tornato a Berlino, Stetsko riferì tutto a Bandera. [12]
Le autorità naziste mobilitarono gli ucraini in unità di polizia ausiliaria, alcune delle quali ripulirono i ghetti. Poche di queste polizie ausiliarie appartenevano al gruppo di Bandera, che operava in modo indipendente. Ma i guerriglieri banderisti nell’Ucraina occidentale uccidevano spesso gli ebrei. Lo storico Yehuda Bauer scrive che i banderisti “uccisero tutti gli ebrei che riuscirono a trovare”, sicuramente “molte migliaia” in tutto. [13] Moshe Maltz, un ebreo che viveva nascosto a Sokal, seppe da un contatto polacco amico “di 40 ebrei che si nascondevano nei boschi vicino a casa sua… le bande di Bandera arrivarono e li uccisero tutti”. [14]
Quando i sovietici riconquistarono la Galizia orientale nel novembre 1944, in quel luogo erano rimasti pochi ebrei vivi. Ma Maltz riportava che “Quando le bande di Bandera catturano un ebreo, lo considerano un premio. Gli ucraini comuni provano lo stesso modo…. vogliono tutti partecipare all’atto eroico di uccidere un ebreo. Fanno letteralmente a pezzi gli ebrei con i loro machete…. ” [15]
Quando la guerra si rivolse contro i tedeschi all’inizio del 1943, i leader del gruppo di Bandera credevano che sovietici e tedeschi si sarebbero esauriti a vicenda, lasciando una Ucraina indipendente come nel 1918. Lebed propose in aprile di “ripulire l’intero territorio rivoluzionario dalla popolazione polacca”, in modo che uno stato polacco risorgente non avrebbe rivendicato la regione come nel 1918. [16] Gli ucraini che servivano come poliziotti ausiliari dei tedeschi ora si unirono all’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Maltz registrava che “gli uomini di Bandera … non fanno discriminazioni su chi uccidono; stanno abbattendo le popolazioni di interi villaggi…. Dato che non sono rimasti quasi più ebrei da uccidere, le bande di Bandera si sono rivolte contro i polacchi. Stanno letteralmente facendo a pezzi i polacchi. Ogni giorno … si possono vedere i corpi dei polacchi, con i fili al collo, galleggiare lungo il fiume Bug. ” [17] In un solo giorno, l’11 luglio 1943, l’UPA attaccò circa 80 località uccidendo forse 10.000 polacchi. [18]
Quando l’Armata Rossa si spostò nell’Ucraina occidentale (liberò Leopoli nel luglio 1944) l’UPA resistette all’avanzata sovietica con una guerriglia su larga scala. Maltz notava che “La maggior parte delle bande di Bandera, uomini e donne, dei villaggi … si nascondono ancora nei boschi, armati fino ai denti, e tengono testa ai soldati sovietici. I sovietici possono essere i padroni delle città, ma le bande di Bandera regnano nelle campagne circostanti, soprattutto di notte. I russi…non ce la fanno più…. Non passa quasi giorno senza che un funzionario sovietico venga ucciso…. ” [19] I banderisti e l’UPA ripresero anche a collaborare con i tedeschi. Sebbene la SD [Sicherheitsdienst, il servizio informazioni delle SS, ndt] fosse soddisfatta dell’intelligence ricevuta dall’UPA sui sovietici, la Wehrmacht considerava il terrore banderista contro i civili polacchi controproducente. [20]
Nel luglio 1944 i nazionalisti in Ucraina formarono il Consiglio Supremo di Liberazione Ucraino (UHVR), che agiva come governo ucraino clandestino nelle montagne dei Carpazi. L’UPA, che ora operava contro i sovietici in gruppi più piccoli, era il suo esercito. Il partito politico dominante nell’UHVR era il gruppo di Bandera. [21] Nel settembre 1944 i tedeschi liberarono Bandera e Stetsko da Sachsenhausen. Berlino sperava di formare un Comitato Nazionale Ucraino con entrambe le fazioni dell’OUN e altri leader ucraini. Il Comitato fu formato a novembre, ma Bandera e Stetsko si rifiutarono di collaborare. Scapparono da Berlino in dicembre e fuggirono verso sud, per riapparire dopo la guerra a Monaco. [22]
Nel 1947, circa 250.000 ucraini vivevano come sfollati in Germania, Austria e Italia, molti dei quali attivisti o simpatizzanti dell’OUN. [23] Dopo il 1947, i combattenti dell’UPA iniziarono ad attraversare la zona [di occupazione] statunitense, dopo aver raggiunto il confine a piedi attraverso la Cecoslovacchia. Tendevano ad essere banderisti nelle loro simpatie. Non possiamo descrivere qui il retroterra della maggior parte degli uomini dell’UPA che raggiunsero la zona USA. [24] Ma la storia di Mykola Ninowskyj, che proviene da un verbale di arresto della Germania Ovest del 1956 ottenuto dalla CIA, può essere emblematica. Nato nel 1920, Ninowskyj si unì a uno dei battaglioni ucraini che avanzarono nella Galizia orientale sotto il comando tedesco nel 1941. Più tardi in quell’anno si unì al 201° battaglione Schutzmannschaft (polizia ausiliaria), che condusse quelle che lui descrisse come operazioni “anti-partigiane” in Bielorussia. Sotto la direzione tedesca, molti di questi battaglioni uccisero ebrei. Nel 1944 tornò in Galizia come guerrigliero banderista fino al 1948, quando si diresse verso ovest come corriere. “Sono dalla parte di Bandera”, disse alla polizia nel 1956. [25]
Nei primi anni del dopoguerra i campi DP ucraini erano focolai di proselitismo nazionalista. Bandera era determinato ad affermare il suo controllo sulla comunità di emigrati. Nel febbraio 1946 formò la Sezione Estera OUN (ZCh/ OUN), un ramo in esilio del gruppo di Bandera, in cui mantenne “una linea ferma su tutte le questioni, educazione politica, unità ideologica e politica e disciplina dei membri”. [26] Bandera intendeva creare una dittatura in esilio, che avrebbe poi trasferito in una Ucraina liberata. Secondo gli osservatori del CIC [Counter Intelligence Corps] dell’esercito statunitense, la sezione estera OUN usava abitualmente l’intimidazione e persino il terrore contro i nemici politici. I rapporti del CIC descrivevano Bandera come “estremamente pericoloso” perché disposto ad usare la violenza contro i rivali ucraini in Germania. [27]
Nel luglio 1944, prima che i sovietici prendessero Leopoli, l’UHVR inviò una delegazione dei suoi alti funzionari per stabilire contatti con il Vaticano e i governi occidentali. La delegazione era conosciuta come la Rappresentanza Estera del Consiglio Supremo di Liberazione Ucraino (ZP/UHVR). Comprendeva padre Ivan Hrinioch come presidente del ZP/UHVR; Mykola Lebed come suo ministro degli esteri e Yuri Lopatinski come delegato dell’UPA. Hrinioch era un prete cattolico ucraino e nazionalista, che era a Cracovia con Bandera e Lebed nel 1940. Faceva da collegamento tra l’arcivescovo Andrei Shepstitski di Leopoli e il vescovo Ivan Buczko, il rappresentante della Chiesa Uniata in Vaticano. Quando i tedeschi invasero la Galizia orientale, Hrinioch aveva anche una relazione con Fritz Arlt, un “esperto ebreo” del SD, che lavorò sotto il governatore generale Hans Frank nel 1940 e fu incaricato di contattare gli emigrati sovietici per servire come volontari alleati dei tedeschi durante l’invasione del 1941. [28] Fino al 1948, tutti e tre gli inviati erano membri del partito OUN/B e fedeli a Bandera.
Nel suo manifesto iniziale del luglio 1944, l’UHVR aveva chiesto l’unità di “tutti gli elementi politici di spicco, indipendentemente dalle loro convinzioni ideologiche o dall’affiliazione politica, che sostengono la sovranità politica dello stato ucraino [e] un modo democratico popolare di determinare il sistema politico…. ” [29] Se non altro, gli ucraini occidentali impararono durante la guerra che avrebbero dovuto fare appello agli ucraini orientali, da cui erano stati separati per secoli dalla geografia e dalla religione. L’UHVR in seguito respinse “i tentativi degli sciovinisti ucraini occidentali, tra cui Stephen Bandera, di erigere uno stato ucraino su una base strettamente religiosa, monopartitica e totalitaria, poiché i nazionalisti ucraini orientali trovano una tale filosofia politica inaccettabile”. [30]
Nel 1947 scoppiò una faida tra Bandera e Stetsko da una parte e Hrinioch e Lebed dall’altra. Bandera e Stetsko insistevano su un’Ucraina indipendente sotto un unico partito guidato da un solo uomo, Bandera. Hrynioch e Lebed dichiararono che il popolo in patria, non Bandera, aveva creato l’UHVR e che non avrebbero mai accettato Bandera come dittatore.
In un congresso dell’agosto 1948 della sezione estera dell’OUN, Bandera espulse il gruppo Hrinioch-Lebed dal partito e ordinò ai suoi stessi seguaci nella loro organizzazione di dimettersi. Bandera controllava ancora l’80% del partito e rivendicava l’autorità esclusiva di dirigere il movimento nazionale ucraino in patria e nell’emigrazione. Continuò anche le tattiche di terrore contro i leader ucraini antibanderisti in Europa occidentale e manovrò per il controllo delle organizzazioni di emigrati ucraini. Funzionari dell’intelligence statunitense stimarono che fino all’80% di tutti i rifugiati ucraini della Galizia orientale erano fedeli a Bandera. Ma Lebed, Hrinioch e Lopatinky rimasero la rappresentanza ufficiale della UHVR all’estero. [31]
A questo punto la scissione non era più solo un problema per gli emigrati ucraini. A causa del blocco di Berlino, la Guerra fredda tra gli alleati occidentali e l’URSS minacciava di scoppiare in conflitto e le organizzazioni di intelligence alleate, che erano interessate ai contatti ucraini, dovevano scegliere da che parte stare.
(continua)
Hitler’s Shadow, Cap. V [archives.gov]
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Note (in inglese)
[1] On Allied relationships with the OUN/B see Stephen Dorril, MI6, pp. 222–48; Jeffrey Burds, The Early Cold War in Soviet West Ukraine, 1944–1948, Carl Beck Papers in Russian and East European Studies No. 1505 (Pittsburgh: Center for Russian and East European Studies, 2001). On cleavages in the Ukrainian emigration see Lubomyr Luciuk, Searching for Place: Ukrainian Displaced Persons, Canada, and the Migration of Memory (Toronto: University of Toronto Press, 2000); Vic Satzewich, The Ukrainian Diaspora (London: Routledge, 2002). On the OUN’s legacy on Ukrainian memory, see David R. Marples, Heroes and Villains: Creating National History in Contemporary Ukraine (New York: Central European University Press, 2007).
[2] [Redacted] Report on the assassination of Minister Pieracki, NARA, RG 263, E ZZ-18, B 80, Mykola Lebed Name File, v. 1.
[3] On Lebed’s post SSU Operational Memorandum No. MGH-391 on Operation Belladonna, December 27, 1946, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 9, Aerodynamic: Operations, v. 9, f. 1. Lebed only privately admitted years later having trained at Zakopane in 1940. See RG 263, E ZZ-18, B 80, Mykola Lebed Name File, v. 3.
[4] Frank Golczewski, “Shades of Grey: Reflections on Jewish-Ukrainian and German-Ukrainian Relations in Galicia,” in The Shoah in Ukraine: History, Testimony, Memorialization, ed., Ray Brandon and Wendy Lower (Bloomington: Indiana University Press, 2008), pp. 133, 136.
[5] See the Einsatzgruppe C order of November 1941 printed in Ukraine During World War II: History and Its Aftermath, ed. Yury Boshyk (Edmonton: Canadian Institute of Ukrainian Studies, 1986), p.
175.
[6] See the “The Ukrainian Element,” undated, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 58, QRPLUMB, v. 1, n.1.
[7] Quoted Tadeusz Piotrowski, Genocide and Rescue in Wolyn: Recollections of the Ukrainian Nationalist Ethnic Cleansing Campaign against Poles During World War II (Jefferson, NC: McFarland, 2000), p. 177.
[8] Quoted in Karel C. Berkhoff and Marco Carynnyk, “The Organization of Ukrainian Nationalists and Its Attitude Toward Germans and Jews: Jaroslav Stes’ko’s 1941 Zhyttiepys,” Harvard Ukrainian Studies, v. 23, n. 3-4, p. 152.
[9] Quoted Berkhoff and Carynnyk, “Organization,” p. 154.
[10] Quoted Berkhoff and Carynnyk, “Organization,” p. 154.92
[11] Figure in Dieter Pohl, Nationalsozialistische Judenverfolgung in Ostgalizien, 1941–1944: Organisation und Durchführung eines staatlichen Massenverbrechens (Munich, 1997), p. 67.
[12] Berkhoff and Carynnyk, “Organization,” p. 154.
[13] Yehuda Bauer, The Death of the Shtetl (New Haven: Yale University Press, 2010), p. 99.
[14] Moshe Maltz, Years of Horror-Glimpse of Hope: The Diary of a Family in Hiding (New York: Shengold, 1993) [hereafter Maltz Diary], December 1943, p. 109.
[15] Maltz Diary, November 1944, p. 147.
[16] Quoted in Timothy Snyder, The Reconstruction of Nations: Poland, Ukraine, Lithuania, Belarus 1569–1999 (New Haven: Yale University Press, 2003), p. 165.
[17] Maltz Diary, November 1943, p. 107.
[18] Timothy Snyder, “‘To Resolve the Ukrainian Problem Once and For All’: The Ethnic Cleansing of Ukrainians in Poland, 1943–1947”), Journal of Cold War Studies, v. 1, n. 2 (1999): 99.
[19] Maltz Diary, November 1944, p. 147.
[20] See the document excerpts printed in Piotrowsky, Genocide and Rescue in Wolyn, p. 211–13.
[21] On the relationship between the UHVR, the OUN/B and the UPA in 1946, see the SSU Operational Memorandum No. MGH-391 on Operation Belladonna, December 27, 1946, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 9, Aerodynamic: Operations, v. 9, f. 1.
[22] SR/W2 to SR/WC, SR/DC, EE/SSS, January 13, 1952, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 10, Aerodynamic: Operations, v. 10, f. 1. Also see Stetsko’s accounts in NARA, RG 263, E ZZ-18, B 126, Name File Yaroslav Stetsko, v. 1, 2.
[23] Satzewich, Ukrainian Diaspora, pp. 92, 96.
[24] Rough data is in NARA, RG 319, IRR TS Banderist Activity, Czechoslovakia, v. 2.
[25] For this and other interrogations see NARA, RG 263, E ZZ-19, B 11, Aerodynamic: Operations, v. 13.
[26] Quoted Myroslav Yurkovich, “Ukrainian Nationalists and DP Politics,” 1945–50, in The Refugee Experience: Ukrainian Displaced Persons after World War II, ed., Wsevolod W. Isajiz, et. al., (Edmonton, Canadian Institute of Ukrainian Studies Press, 1992), p. 135.
[27] Special Agent Fred A. Stelling, Memorandum for the Officer in Charge, August 1, 1947, TS Organization of Banderist Movement, RG 319, IRR Bandera, Stephan, D 184850.
[28] AC, MOB to Chief, FBM, MGM-A-1148, NARA, RG 263, E ZZ-18, B 57, Ivan Hrinioch Name File.
[29] “Platform of the Ukrainian Supreme Liberation Council,” July 15, 1944, NARA, RG 263, E ZZ-19, B
58, QRPLUMB, v. 1, n. 2.
[30] “Summary – Joint OSO/OPC Report on the Ukrainian Resistance Movement, December 12, 1950,
NARA, RG 263, E ZZ-19, B 9, Aerodynamic: Operations, v. 9, f. 1.
[31] Chief of Station Karlsruhe to Chief, FBM, Project ICON, MGM-A-793, October 20, 1948, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 9, Aerodynamic: Operations, v. 9, f. 1; SR/W2 to SR/WC, May 22, 1952, NARA, RG 263, E ZZ-19, Aerodynamic, v. 10, f. 2. Background of ZPUHVR-ZChOUN Relations, undated, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 10, Aerodynamic: Operations, v. 10, f. 2. See also the summary of the break in “The Ukrainian Element,” undated, NARA, RG 263, E ZZ-19, B 58, QRPLUMB, v. 1, n. 1.