Antiper | Perché la Russia ha attaccato l’Ucraina proprio ora?
Anche se nessuno è in grado di sapere con certezza quale sia effettivamente la strategia russa nella “crisi ucraina” e posto che ogni cosa che viene detta sui media è per il 99% propaganda di guerra, ovvero falsità, è tuttavia possibile fare qualche supposizione in merito alle motivazioni che hanno spinto Mosca a decidere l’attacco e a deciderlo proprio ora (anche se è ovvio che lo scenario di guerra era stato elaborato da tempo come concreta possibilità).
Una prima supposizione è collegata all’evoluzione dello scenario politico ucraino.
A partire dai primi anni 2000 e fino al 2014 c’era stata in Ucraina una specie di “alternanza” tra presidenti anti-russi e presidenti filo-russi (usiamo queste categorie per schematizzare). Per ben due volte un presidente filo-russo – Viktor Yanukovych – era stato eletto e poi detronizzato da mobilitazioni di piazza: nel 2004 dalla cosiddetta “rivoluzione arancione” (che aveva contestato i risultati delle elezioni e aveva portato al potere Viktor Yushchenko – e Yulia Tymoshenko in qualità di Primo Ministro –); nel 2014 da un vero e proprio colpo di stato (il cosiddetto “Movimento Euromaidan”, che aveva portato al potere Petro Poroshenko).
In una prima fase la Russia aveva forse sperato in una crisi dei partiti anti-russi e nel ritorno al potere di un leader meno nazionalista (e forse questo spiega anche perché le regioni ribelli del Donbass non avevano seguito la sorte della Crimea). La crisi c’è stata ma ha portato al potere, con le elezioni del 2019 [1], un comico ultra-atlantista – Volodymyr Zelenskyj – che ha mantenuto tutte le scelte politiche dei governi precedenti e in più ha trasformato l’Ucraina in terra di esercitazioni NATO.
Nelle elezioni del 2019 i primi 3 candidati, tutti ultras anti-russi (ovvero filo-atlantici), hanno intercettato poco meno del 60% del consenso elettorale. Non che la situazione fosse peggiore di quella del 2014 quando i primi due candidati – Tymoshenko e Poroshenko [2], anch’essi anti-russi – avevano ottenuto quasi il 70% del consenso; il punto è che queste elezioni hanno confermato la radicalizzazione in senso anti-russo della maggior parte dell’elettorato ucraino (alla quale radicalizzazione hanno concorso di fatto anche l’annessione della Crimea e la guerra civile nel Donbass) e hanno confermato anche il fatto che questa situazione è irreversibile per via elettorale (almeno nel medio termine e salvo eventi eccezionali). A questo punto è diventato chiaro che questa Ucraina, sempre più manovrata dagli USA, si poteva tenere sotto controllo solo ricorrendo all’uso della forza.
Un secondo elemento che ha certamente indotto Mosca ad accelerare la crisi è collegato all’escalation di esercitazioni militari della NATO in Ucraina, nonché alla richiesta di adesione alla UE e alla NATO.
Le esercitazioni militari NATO in Ucraina sono state frequenti ed imponenti
“Alla fine di gennaio 2020, il Parlamento ucraino aveva adottato una legge che avrebbe permesso alle formazioni militari straniere di accedere al Paese per tutto il 2021, come hanno poi confermato le numerose esercitazioni NATO-Ucraina avviate nel corso dell’anno. Tra queste, è importante ricordare Rapid Trident, Sea Breeze, Three Swords” [3]
Le esercitazioni NATO alla frontiera hanno spaventato Mosca anche perché da tempo si è affermata la tendenza a lasciare armamenti sul campo dopo le esercitazioni (dopo l’esercitazine “Defend Europe 20” gli amerikani hanno impiantato una nuova base in Polonia). Probabilmente è proprio così che l’Ucraina è stata armata di recente per resistere ad un’eventuale offensiva russa.
“Praticamente ogni giorno, i lettori vengono “bombardati” di notizie che riguardano esercitazioni militari, consegne di armamenti, navi e aerei da guerra che si apprestano a raggiungere il fronte.” [4]
“È il dispiegamento di una forza da combattimento pienamente operativa (“combat-credible” secondo la definizione del Pentagono) delle dimensioni di una divisione dagli Stati Uniti all’Europa. Gli effettivi e i mezzi coinvolti sono già partiti o partiranno da quattro differenti Stati USA (ma con effettivi provenienti da oltre una ventina di basi) per arrivare in sei diversi Stati Europei (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Germania, Paesi Bassi e Belgio). Si tratta del maggiore dispiegamento di forze armate statunitensi in territorio europeo dell’ultimo quarto di secolo e ha come obiettivo principale dichiarato quello di “Dimostrare la capacità dei militari statunitensi di schierare rapidamente una grande forza per sostenere la NATO e rispondere a qualsiasi crisi.” [5]
Come ha suggerito qualcuno, è altamente improbabile che il riarmo ucraino possa avvenire durante l’attacco russo ed è del tutto ragionevole ritenere che le dichiarazioni dei parlamenti occidentali a favore del riarmo ucraino costituiscano più un “giuramento di fedeltà atlantica” che non una vera e propria operazione militare (che del resto sarebbe molto complicata perché non è chiaro come dovrebbero arrivare le armi: attraverso i mezzi della NATO sotto lo sguardo dei satelliti e dei droni russi?).
Le esercitazioni militari hanno convinto la Russia che non solo ormai non era più possibile il rovesciamento della situazione politica ucraina per via pseudo-democratica ma che anzi era in corso una escalation militare ostile da parte della NATO; per questa ragione ha deciso di attaccare prima che la situazione diventasse irreversibile anche dal punto di vista militare. Una volta che la partnership Ucraina con la NATO fosse evoluta in una alleanza organica sarebbe diventata impossibile anche l’opzione militare posto che un attacco avrebbe scatenato la reazione della NATO; la quale NATO peraltro, in questo momento tiene un atteggiamento violentissimo sul piano verbale e diplomatico ma è costretta a tenere un atteggiamento molto più realistico dal punto di vista militare.
Un terzo punto che può aver giocato a favore dell’intervento deriva da una valutazione su una certa debolezza occidentale, soprattutto statunitense. Gli USA, infatti, hanno dovuto far buon viso a cattivo gioco in Iraq (dove il paese è per due terzi legato al nemico storico iraniano e per un terzo devastato dalla guerra scatenata dall’ISIS contro la Siria con la copertura americana e l’appoggio di vari paesi arabi), in Afghanistan, dove c’è stato il ritiro dopo 20 anni di ingovernabilità e in Siria, dove proprio i russi hanno rovesciato le sorti della guerra e impedito la sconfitta di Assad.
La debolezza occidentale ha anche altri importanti fattori geo-economici derivanti soprattutto dall’ascesa della Cina e dalla periodica insubordinazione della Germania (si ricordi in tal senso anche il duro scontro tra USA e tedeschi al tempo della seconda guerra all’Iraq nel 2003). La stessa NATO è stata a più riprese definita in crisi anche con l’intenzione di creare un’opinione pubblica favorevole al riarmo dell’UE [6].
Persino la titubanza, se non la vera e propria insofferenza, delle opinioni pubbliche occidentali nei confronti della partecipazione alla guerra imperialista di lunga durata costituisce un elemento di debolezza; queste opinioni pubbliche non sono favorevoli alla guerra – più che altro per ragioni egoistiche e molto meno per sensibilità umanitaria e amore della pace – a tal punto che per mobilitarle è stato necessario scatenare il giornalismo prezzolato che agisce in modo compatto e con una violenza inaudita per demonizzare qualsiasi pensiero minimamente critico e dimostrare la propria fedeltà assoluta al padrone amerikano.
Note
[1] Elezioni presidenziali in Ucraina del 2019 (Wikipedia).
[2] Poroshenko aveva addirittura vinto al primo turno con il 55%.
[3] NATO: l’Ucraina chiede misure di deterrenza contro la Russia, in «Sicurezza Internazionale», 1 dicembre 2021.
[4] Russia contro NATO: è realmente possibile una guerra per l’Ucraina? in «l’Indipendente”».
[5] Esercitazione militare “Defender Europe 20”. Note e chiarimenti a cura di Francesco Vignarca, coordinatore Rete Disarmo.
[6] Riccardo Sorrentino, «Nato in stato di morte cerebrale»: le ambizioni di Macron per Francia e Ue, in «il sole 24 ore», 7 novembre 2019.