György Lukács | Movimenti di massa antiscientifici del dopoguerra
Wissenschaftsfeindliche Massenströmungen in der Nachkriegszeit [1933], da Wie ist die faschistische Philosophie in Deutschland entstanden? [Come è nata l’ideologia fascista in Germania?], mai tradotto in italiano, a quanto ci risulta, e pubblicato per la prima volta in tedesco a cura di László Sziklai, pubblicazioni dell’Archivio Lukács, Akadémia Kiadó, Budapest (1982), e più recentemente in G.L., Zur Kritik der faschistischen Ideologie, [Critica dell’ideologia fascista] Aufbau, Berlin-Weimar 1989 [Da https://gyorgylukacs.wordpress.com/].
Nel dopoguerra la corrente antiscientifica che la filosofia della vita aveva portato in auge andò ben oltre i confini della cosiddetta opinione pubblica scientifica, intesa nel senso più ampio. Gli shock della guerra e del dopoguerra, la profonda disperazione e il sentimento di una condizione senza via d’uscita che attanagliavano masse molto ampie, specialmente della piccola borghesia, l’insicurezza e la mancanza di prospettive per le basi materiali, morali e spirituali, della loro esistenza abituale, la perdita di fiducia nei leader e consiglieri spirituali tradizionali (monarchia, vecchio stato, chiesa, ecc.), produssero un’ideologia della disperazione in queste masse. Essa si presentò in parte come un disperato aggrapparsi ai vecchi “valori” religiosi e morali, in parte – ciò che è qui importante – come una disperata ricerca di una nuova fede a qualsiasi prezzo.
La relativa stabilizzazione portò solo ad un arresto momentaneo ed episodico, superficiale, di questo processo. Con lo scoppio della crisi acuta, queste correnti di massa riemersero con forza rinnovata e accentuata dal fatto che anche quei nuovi idoli il cui culto era stato inculcato in certi settori della piccola borghesia nel dopoguerra avevano perso ogni credito. Così, in particolare, la fede nei cosiddetti leader economici, che in certi circoli della piccola borghesia era cresciuta fino alla fiducia cieca; così come la fede, in circoli della piccola borghesia e anche della classe operaia, nella repubblica, nella democrazia borghese, nel pacifismo e così via. Sarebbe un compito straordinariamente utile, ma che purtroppo andrebbe ben oltre lo scopo di questo lavoro, analizzare in dettaglio queste correnti, le composizioni sociali specifiche dei loro componenti, la loro crescita e i loro cambiamenti. Perché così facendo emergerebbe un quadro che per certi tratti specifici ricorda la tarda Roma o il periodo della Riforma. L’isteria di massa, la credulità inaudita e la propensione verso le superstizioni più selvagge, anche nei cosiddetti istruiti, il bisogno ardente di fede, di religione, i cui oggetti di fede vengono gettati via con la stessa rapidità con cui sono stati accettati fanaticamente, l’influenza di massa ottenuta con la ciarlataneria più goffa: queste e molte altre sono le caratteristiche principali che emergono dalla condizione sempre più priva di prospettive della piccola borghesia in crisi.
Possiamo citare come esempi gli straordinari successi ottenuti dalla Teosofia e dall’Antroposofia in Germania nei primi anni del dopoguerra, il “rinnovamento scientifico” dell’astrologia, gli effetti del misticismo tedesco, cinese e indiano, tra i colti, e così via. Il cosiddetto “socialismo religioso” dimostra che questo movimento non ha lasciato del tutto indenni certi strati della classe operaia, e allo stesso tempo dimostra che il socialfascismo ha, in tal senso, partecipato attivamente al processo di offuscamento delle masse che ha preceduto lo sviluppo dell’isteria di massa nei seguaci di Hitler, e che è anch’esso appartenuto a quella schiera di elargitori di idoli che hanno sempre offerto il feticcio del giorno ai nuovi bisogni di fede. E furono anche indice degli umori dei tempi le schiere di noti studiosi che parteciparono attivamente alla produzione di questa nuova religiosità (per esempio il filosofo Konstantin Oesterreich, curatore della parte sulla Teosofia nella celebre opera Grundrisses der Geschichte der Philosophie), e il fatto che moltissimi consideravano questi movimenti, anche se ne erano “critici”, degni del più serio apprezzamento “scientifico”.