Antiper | Sempre dalla parte dei popoli colpiti dall’imperialismo
In generale non siamo amanti di organizzazioni politiche caratterizzate da un forte richiamo religioso (come Hamas a Gaza o Hezbollah in Libano) e pensiamo che queste organizzazioni non ci metterebbero un attimo, avendone la forza, a combattere anche contro i comunisti ove questi portassero avanti con coerenza il loro programma laico, socialista e rivoluzionario: ciò nonostante pensiamo che con queste forze – quando si battono contro i piani dell’imperialismo (e del sionismo) in Medio Oriente – sarebbe irragionevole escludere qualsiasi terreno comune d’azione e di resistenza, come invece pensiamo che sia necessario fare nei confronti di coloro che – pur definendosi “comunisti” – appoggiano le missioni imperialiste di guerra, italiane o francesi, con o senza ONU.
Posti di fronte alla scelta tra chi, poggiando le terga su comodi scranni parlamentari, vota missioni di guerra e decine di “fiducie” ai governi Prodi-Ferrero-Mastella-Padoa-Schioppa e chi, queste missioni, le combatte nei territori occupati e martoriati, non abbiamo un attimo di esitazione: sappiamo da quale parte stare. Ovviamente, sanno da che parte stare anche coloro che disquisiscono sulla natura “religiosa” e “oscurantista” di certi movimenti, ma poi – qui – appoggiano missioni di guerra più o meno truccate. Questi menopeggisti di sinistra e limitatori del danno (come ebbe a definire con infinita ipocrisia la pacifinta Signora Lidia Menapace il voto per il ri-finanziamento della guerra in Afghanistan) non li consideriamo neppure “compagni di strada”, ma solo nemici puri e semplici della libertà e dell’indipendenza dei popoli, sostenitori per nulla inconsapevoli del dominio imperialista sui lavoratori di tutto il mondo, gente disposta a tutto per uno scranno.
Di certo non amiamo neppure un po’ il regime iraniano così come non amiamo nessun regime teocratico (anche se riteniamo che quello di Teheran lo sia assai meno di quanto si voglia in genere far credere); tuttavia, se il popolo iraniano fosse martoriato dalle bombe umanitarie della NATO scenderemmo in piazza e staremmo dalla sua parte, denunciando senza alcuna incertezza la natura imperialista di “interventi umanitari” fatti con bombardieri che scaricano fosforo bianco e uranio impoverito [1]. Lo faremmo pur sapendo che l’Iran è stato decisivo nella parziale stabilizzazione della situazione irachena (ovvero nella parziale sconfitta della resistenza irachena), alleandosi con gli USA in funzione anti-”sunnita”. Così come abbiamo preso posizione a fianco della resistenza del popolo iracheno nonostante Saddam Hussein.
Quando diciamo che sosteniamo la resistenza del popolo afghano contro l’aggressione militare imperialista non significa che condividiamo le posizioni politico-culturali dei talebani, che tra l’altro non consideriamo antimperialiste se non nel senso che sono le posizioni di un movimento che lotta contro un’occupazione militare imperialista
“Sappiamo e vogliamo distinguere tra una lotta consapevolmente antimperialista (come possono essere quella delle FARC-EP in Colombia o quella dei maoisti nepalesi, tanto per fare due esempi) ed una lotta che si colloca oggettivamente contro i piani dell’imperialismo (come possono essere i talebani in Afghanistan o Hamas in Palestina). Ma la pretesa di misurare ogni sviluppo storico-sociale con il metro del proprio (in genere europeo e occidentale) non è forse la prima forma di “colonialismo”?” [2]
Questa semplice constatazione dimostra che la questione del giudizio da dare sulle resistenze che nel mondo si sviluppano contro l’imperialismo è una questione complessa che non può essere risolta applicando criteri di analisi che si sono formati nei decenni attraverso tutta una serie di passaggi che in certi paesi (come l’Afghanistan, appunto) non si sono ancora realizzati.
Oggi, dunque, malgrado Gheddafi, stiamo dalla parte del popolo libico sottoposto ai bombardamenti “umanitari” della NATO e consideriamo coloro che inneggiano a tali bombardamenti (magari dopo essere stati per lunghissimo tempo al fianco di Gheddafi medesimo) corresponsabili della morte e della devastazione di migliaia di vittime. Altro che rivoluzionari.
Note
[1] O per meglio dire, uranio sporco e arricchito. Cfr. Maurizio TORREALTA – Emilio DEL GIUDICE, Il segreto delle tre pallottole.
[2] CSPAAAL, Resistenza senza confini, novembre 2009