CSPAAAL | Resistenza senza confini
Resistenza senza confini, Proposta di evoluzione del CSPAL (Comitato di Solidarietà con i Popoli dell’America Latina) in un Comitato di Solidarietà con i Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina (CSPAAAL), novembre 2009
IL CSPAL (Comitato di Solidarietà con i Popoli dell’America Latina) nacque all’inizio del 2002 dopo le giornate di rivolta che avevano scosso l’Argentina a seguito del tracollo economico-finanziario e del blocco dei conti correnti del dicembre 2001. In quelle giornate la repressione provocò decine di morti; ciò nonostante vi fu un moto di ribellione generale che si sviluppò non solo contro la crisi, ma anche contro il clima di terrore e di assuefazione imposto dalla sanguinaria dittatura del 1976-1982 [1].
Per due anni l’Argentina visse una grande effervescenza di movimenti sociali (piqueteros, fabbriche occupate e autogestite, assemblee di quartiere…) che la pose al centro dell’attenzione di tutto il mondo. Il CSPAL si occupò a lungo della situazione argentina, grazie anche alla collaborazione di alcuni compagni provenienti da quel paese; propose, in assemblee pubbliche molto partecipate, un po’ tutte le principali esperienze di lotta e di resistenza sociale e culturale argentine (dai lavoratori della Zanon al movimento piquetero MTD “Anibal Veron”, dal Movimento “Teresa Rodriguez” a quello Barrios de Pié, dai redattori di Resumen Latinoamericano all’Università Popolare delle Madres di Plaza de Mayo al gruppo di cineasti di Cine Insurgente, ma il “fiore all’occhiello” di queste iniziative – almeno dal punto di vista della partecipazione emotiva – fu l’aver portato in Italia Hebe de Bonafini – “presidenta” delle Madres – in occasione dell’8 marzo 2003, Giornata Internazionale della Donna, celebrata a Massa di fronte a centinaia e centinaia di persone e alla manifestazione contro la base USA di Camp Derby e contro l’aggressione all’Iraq (manifestazione in cui Hebe parlò di fronte a decine di migliaia di manifestanti).
Sin dall’inizio il CSPAL decise di non essere un semplice “gruppo di appoggio” o una specie di “agenzia di informazione” su una qualche specifica esperienza di lotta latino-americana, secondo lo schema che in Italia caratterizzava (e tutt’ora caratterizza) la grande parte dei comitati di solidarietà; decise invece di definirsi immediatamente come comitato di controinformazione e di solidarietà con la lotta dei popoli latino-americani contro l’imperialismo – in special modo nord-americano – evidenziando, in questo modo, due elementi politici fondamentali: l’approccio continentale alle questioni dell’America Latina e l’impostazione antimperialista della lettura politico-culturale.
Nel corso della sua attività il CSPAL ha portato avanti molte campagne e iniziative, ha promosso numerosi incontri pubblici sulle lotte in America Latina (dall’Argentina al Brasile, dal Venezuela alla Colombia, dal Cile alla Bolivia, dal Nicaragua all’Uruguay, dal Salvador al popolo mapuche [2], dal Perù a Cuba); ha sviluppato iniziative di solidarietà concreta, sia di carattere internazionalista, sia con gli immigrati presenti in Italia. Ha partecipato a molte iniziative portando con modestia il proprio contributo di esperienza e di conoscenza; ha promosso decine e decine di assemblee con la partecipazione di migliaia di persone e la collaborazione di tanti compagni e compagne – latinoamericani e italiani – che hanno voluto dare il proprio contributo nelle forme più diverse.
Nel corso degli anni le compagne ed i compagni che hanno animato l’attività del CSPAL hanno partecipato attivamente ai movimenti contro le guerre imperialiste (anzitutto contro quella scatenata dagli USA e dai suoi alleati contro il popolo iracheno e afghano) e contro il genocidio neo-coloniale del popolo palestinese, non rinunciando mai ad affermare, con chiarezza e senza ambiguità, una posizione di sostegno alle resistenze.
Abbiamo incontrato molti compagni e compagne e abbiamo gradualmente iniziato a valutare l’opportunità di collocare l’impegno di solidarietà con la lotta dei popoli latino-americani in un contesto più ampio e, se vogliamo, più consono alla dimensione sempre più “globale” delle dinamiche economiche e sociali.
Ecco come si è fatta strada gradualmente l’idea di recuperare ed attualizzare – dal solo punto di vista politico-culturale [3], ovviamente – l’ispirazione originaria che aveva animato la nascita dell’OSPAAAL [4] (Organizzazione di Solidarietà dei Popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina) nell’ambito della Prima Conferenza di Solidarietà dei Popoli dell’Africa, Asia e America Latina, tenutasi a Cuba dal 3 al 15 gennaio 1966.
Ed ecco come è nata l’idea di stimolare l’evoluzione del CSPAL in CSPAAAL. Non si tratta, evidentemente, della semplice aggiunta di due lettere, ma della consapevolezza che oggi, come nel 1966, è necessaria una dimensione comune nella lotta dei popoli che si battono contro l’imperialismo.
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Siamo perfettamente consapevoli che oggi non abbiamo a che fare con Che Guevara e con Ho Chi Min, ma con resistenze che si caratterizzano in ben altro modo. Dal nostro punto di vista si tratta, è bene chiarirlo, di un enorme passo indietro.
Se negli anni ’60 la resistenza in Vietnam, la rivoluzione a Cuba, le lotte anti-coloniali in Africa… prefiguravano uno scenario di profonda trasformazione sociale e culturale, generalmente caratterizzato da una ispirazione progressista o marxista, oggi siamo di fronte ad una situazione ben diversa. Certo, esistono sperimentazioni sociali e politiche (come quella bolivariana in Venezuela) o tentativi di emancipazione dal controllo nord-americano (che interessano diversi paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia) da seguire con interesse e senza atteggiamenti spocchiosi. E, in contro tendenza rispetto alla situazione politica internazionale, esistono delle vere e proprie “rivoluzioni di nuova democrazia” (come quella nepalese). Ma è chiaro che Chavez non è il Che, che i talebani non sono i vietcong, che Hamas non è l’OLP degli anni ’60 e che le attuali esperienze africane di lotta non assomigliano neppure da lontano a quelle condotte dai Lumumba, dagli Amilcar Cabral, dai Thomas Sankara, dai Ben Barka, dal FLN algerino, dall’ANC sudafricano… E arretrate non sono solo le esperienze di lotta, ma anche – si può dire, di conseguenza – l’elaborazione politico-culturale ed intellettuale ad esse connessa.
Questa consapevolezza non deve però spingerci – come spinge alcuni – a rigettare le esperienze che oggi, spesso senza alcun appoggio internazionale (sovietico, cinese, cubano, ecc…) tentano di opporsi al dilagare economico, politico e culturale dell’imperialismo a caccia di “valvole di sfogo” per uscire dalla propria crisi generale. Queste esperienze vanno – anzitutto – conosciute: nella loro dimensione “ideologica”, certo, ma anche e soprattutto nella loro dimensione storica. Solo per fare un esempio che fa inorridire il “senso comune” dell’uomo occidentale ed anche molti antimperialisti: quando analizziamo la “società talebana” con cosa dovremmo confrontarla? Con l’Europa che ha già attraversato l’illuminismo, la rivoluzione industriale, le esperienze avanzate di lotta del movimento operaio, degli studenti, delle donne… oppure con la società tribale che caratterizzava l’Afghanistan pre-talebano (aldilà della retorica sulla parentesi – peraltro geograficamente e temporalmente molto circoscritta – della “fase filo-sovietica”)? Se adottiamo un approccio materialistico e, dunque, riconosciamo il carattere diseguale dello sviluppo storico, dobbiamo convenire che la forma “talebana” della società afghana – pur con tutto il suo portato pre-moderno e, per certi aspetti, anti-moderno – non rappresenta necessariamente (almeno sul piano storico) un passo indietro per il popolo afghano. Questo è l’approccio con cui anche il marxismo ha trattato il rovesciamento dell’aristocrazia da parte della borghesia, ovvero come una rivoluzione [5], nonostante questa abbia in definitiva soppiantato una società classista con un’altra società classista, un tipo di sfruttamento con un altro tipo di sfruttamento (mantenendo, tra l’altro, molti aspetti dell’ancien regime nel nuovo modo di produzione).
Sappiamo e vogliamo distinguere tra una lotta consapevolmente antimperialista (come possono essere quella delle FARC-EP in Colombia o quella dei maoisti nepalesi, tanto per fare due esempi) ed una lotta che si colloca oggettivamente contro i piani dell’imperialismo (come possono essere i talebani in Afghanistan o Hamas in Palestina). Ma la pretesa di misurare ogni sviluppo storico-sociale con il metro del proprio (in genere europeo e occidentale) non è forse la prima forma di “colonialismo” [6]?
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Il CSPAAAL pur ispirandosi alla storia del movimento antimperialista tricontinentale non è, come detto, una organizzazione internazionale che riunisce le componenti più avanzate del movimento rivoluzionario e antimperialista del mondo. E’ o, per meglio dire, ambisce ad essere solo un piccolo movimento capace di sviluppare un’attività di controinformazione e di solidarietà con le lotte che i popoli del “tricontinente” conducono contro l’ingerenza politica, economica, culturale e militare dei paesi imperialisti (Stati Uniti ed Europa in primo luogo) ed un’attività di confronto e collaborazione con la resistenza sociale che gli immigrati provenienti da questi continenti conducono contro il loro sfruttamento sul lavoro, contro il razzismo e la xenofobia, contro la guerra tra poveri che cerca di imporci chi vuole scatenarci gli uni contro gli altri per meglio controllarci tutti.
Vedere come unica contraddizione la contraddizione tra paesi “dominanti” e paesi “dominati” sarebbe un errore che ci impedirebbe di vedere le contraddizioni sociali e di classe che, ovviamente, attraversano sia i paesi “dominanti”, sia quelli “dominati”. Solidarietà con i popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina non significa, allora, solo solidarietà con le lotte che questi popoli conducono nei propri continenti, ma anche solidarietà e unità di classe con coloro che sono costretti a lasciare il proprio paese per tentare l’avventura – spesso tragica – dell’emigrazione. Significa costruzione di una coscienza sociale che unisca italiani ed immigrati contro lo sfruttamento capitalistico del lavoro e della vita. Significa lottare contro le potenze imperialiste che schiacciano quei popoli e noi, seppure in forma diversa, con loro.
In Italia ovviamente non esistono solo immigrati provenienti da Asia, Africa e America Latina. Esistono – e sono moltissimi – gli immigrati provenienti da altri paesi europei o dalla Russia. Da un punto di vista sociale non possiamo distinguere tra un ucraino e un africano, tra un rumeno e un cinese. Quello che però non si può non riconoscere è il fatto che su Africa, Asia e America Latina si è esercitata una storia di ingerenza prima coloniale e poi imperialista del tutto diversa dalla storia che hanno attraversato i paesi dell’Est europeo. I paesi africani, asiatici, latinoamericani hanno pagato molto duramente (con colpi di stato e veri e propri genocidi) i propri tentativi di emancipazione dalla dominazione coloniale e da quella imperialista, europea e nord-americana. I paesi dell’est Europa hanno avuto un percorso diverso.
Inoltre la dimensione della sovranità nella quale siamo immersi è, pur con tutte le sue evidenti contraddizioni, fortemente “europea”. Non solo dal punto di vista economico-monetario (con la nascita dell’euro), ma anche dal punto di vista istituzionale e giuridico (con la priorità delle fonti del diritto europee su quelle nazionali).
E’ del tutto evidente, comunque, che uno degli impegni fondamentali del CSPAAAL sarà quello di favorire l’unità sociale tra i lavoratori provenienti dal “tricontinente” e i lavoratori europei, siano essi italiani, siano essi immigrati in Italia dall’Est Europa e per far questo svilupperà il confronto e la collaborazione con Primomaggio [7] che già da tempo si muove – rispettivamente alle questioni del lavoro – su questo terreno.
Tutti i compagni e le compagne, singoli o uniti in collettivi, che vogliono costruire una collaborazione con il CSPAAAL a partire dagli elementi esposti in questo “documentino” possono farlo – ed anzi sono invitati a farlo – mettendosi in contatto con noi. Questo “documentino” lo intendiamo solo come un nostro primo contributo non definitivo al dibattito per la costruzione di nuclei di un più ampio movimento di carattere internazionalista e antimperialista. Su queste basi intendiamo sviluppare tutte le collaborazioni possibili, ben consci che anche altri compagni e collettivi portano avanti un lavoro analogo al nostro. Il CSPAAAL non lo pensiamo, dunque, come un modo per distaccarci da questi compagni e collettivi ma, al contrario, come uno strumento per avvicinarci ad essi.
7 Novembre 2009
Note
[1] Da www.nuncamas.it: “Si calcola che siano più di trentamila i desaparecidos tra il 1976 e il 1983 durante la dittatura militare in Argentina. A questi si devono aggiungere oltre 1.000.000 di esiliati, 9.000 prigionieri politici e 15.000 fucilati per le strade”.
[2] Cfr. l’opuscolo che raccoglie il lavoro dei primi 5 anni di vita del CSPAL.
[3] (A parte le dimensioni non commensurabili) non una organizzazione di solidarietà tra movimenti di lotta, ma un comitato di solidarietà con i movimenti di lotta.
[4] Che si dette come organo la famosa rivista Tricontinental che avrebbe ospitato sulle proprie pagine nomi importanti del movimento antimperialista internazionale (da Ernesto Che Guevara a Franz Fanon, da Admiral Cabral a Fidel Castro, da Jean Paul Sartre a Ben Barka).
[5] Cfr. Karl Marx – Fredrich Engels, Il manifesto del partito comunista.
[6] Cfr. Aimé Césaire: “Il prima e il dopo sono stabiliti rispetto alla discontinuità portata dalla colonizzazione.
Tutto ciò che sta prima della conquista coloniale è preistoria, la storia comincia con l’arrivo dell’Europa. Il “continuum” storico viene interrotto, con tutte le deplorevoli conseguenze culturali: la scienza africana, la filosofia africana e la storia africana diventano folklore, vale a dire letteratura, filosofia e scienza degradate, e l’arte diventa arte primitiva. E tutto questo processo culmina nell’opposizione, tutta europea, fra tradizioneed evoluzione”, Intervento al Secondo Congresso degli Scrittori Africani, Roma, 1959.
[7] Foglio per il collegamento tra lavoratori, precari, disoccupati http://xoomer.virgilio.it/pmweb .