Laboratorio Marxista | Contro la guerra imperialista non bastano le bandiere della pace
Intervento tratto da Controvento. Foglio di controinformazione politica e territoriale, n.7, febbraio 2003
In tutto il mondo cresce la protesta contro la guerra. Milioni di persone si oppongono ad un attacco che trova le sue ragioni nel tentativo degli USA di realizzare un controllo diretto su fonti energetiche primarie (come il petrolio) e su un’area fondamentale dal punto di vista strategico.
La determinazione della coalizione pro guerra a portare avanti i suoi piani mette in crisi l’Unione Europea, l’ONU e la stessa NATO a riprova che le “alleanze del tempo di ‘pace’” sono spesso molto diverse dalle “alleanze del tempo di guerra” e che la crisi politica dell’imperialismo si combina alla sempre più evidente crisi economica.
Francia, Germania, Russia e Cina si schierano contro l’attacco non per ragioni “umanitarie” o “democratiche”, ma solo perché preoccupate delle conseguenze di una guerra di cui capiscono gli obbiettivi e cioè l’egemonia USA a loro discapito.
Nessuna guerra è mai stata fermata per effetto delle mobilitazioni contro la guerra anche se grandi movimenti possono essere utili per schierare il maggior numero di persone contro le cause della guerra e cioè gli interessi capitalistici.
Ma per raggiungere questo obbiettivo non basta esporre le bandiere della pace; bisogna chiarire scientificamente le ragioni (imperialiste, cioè economiche e politiche) della guerra e poi lottare per combatterle ogni giorno di ogni mese di ogni anno e non solo quando i riflettori dei mass-media sono accesi o quando si sta all’opposizione e si tenta di sgambettare un governo avverso.
10 anni di embargo hanno prodotto in Iraq un milione e mezzo di morti, principalmente bambini. E’ questa la “pace” per cui dobbiamo lottare ? La “pace” degli embarghi e dei bombardamenti non autorizzati è “pace”?
Tutte le guerre sono drammatiche per la povera gente, ma non tutte sono ingiuste.
Le guerre di liberazione nazionale o le guerre rivoluzionarie sono guerre che abbiamo il dovere di sostenere per difendere il diritto dei popoli a lottare per la propria liberazione dalla miseria, dallo sfruttamento, dall’oppressione, dalla guerra – appunto -.
Per questo diciamo che non è sufficiente lottare contro la guerra in astratto, ma che bisogna lottare contro le ragioni che conducono alla guerra. Non lottiamo contro una guerra imperialista, ma contro tutte le guerre imperialiste, siano esse condotte contro il popolo iracheno o contro il popolo jugoslavo o afgano o palestinese o colombiano.
Il massacro di centinaia di migliaia di fratelli proletari si prepara sotto gli occhi del mondo grazie alle mille televisioni che ci offriranno tutto lo spettacolo in diretta. Ma in questo macabro rituale di immagini di morte almeno una cosa sarà chiara: nessuno potrà dire “io non lo sapevo”. Chi non lotta è semplicemente un complice.
LM, Febbraio 2003